Oggi l’Italia è diventata il primo Paese europeo a superare soglia 70.000 vittime in relazione alla pandemia di SARS-CoV-2. Questa mortalità, che ci colloca tra i peggiori Paesi al mondo, ha inevitabilmente degli effetti sulla mortalità generale del Paese nel 2020. In un articolo pubblicato su “Scienza in rete”, giornale online sulla ricerca scientifica, da un team di ricercatori del Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio sulla base di un’analisi che ha incrociato dati Istat e quelli del Sistema rapido di sorveglianza della mortalita’ giornaliera del Ministero della salute (SiSMG), è emerso che “i decessi del 2020 sono senza precedenti dal dopoguerra se messi a confronto con altri anni caratterizzati da fenomeni demografici ed eventi estremi” e la pandemia “ha determinato un incremento della mortalita’ anche nelle fasce piu’ giovani”, maggiormente evidente nella seconda ondata.
Complessivamente, secondo l’Istat, entro la fine dell’anno supereranno i 700.000 decessi totali, valore di gran lunga superiore ai due anni ‘peggiori’ dell’ultimo quinquennio, il 2015 (656.196 decessi) e il 2017(659.473), anni in cui si erano verificati eventi di freddo intenso con un’epidemia influenzale a elevata incidenza. Sia gli eventi estremi che l’influenza stagionale del 2015 e 2017 hanno colpito, inoltre, una popolazione molto anziana, over 65 e over 85. L’incremento nel 2020 invece ha interessato anche la fascia 15-64 anni, soprattutto uomini. La mortalita’ giornaliera per tutte le cause, che include decessi Covid, non Covid ma anche quelli indirettamente collegati alla pandemia, risulta simile nella prima e seconda ondata: +35% e +31% rispettivamente, nonostante la prima fase dell’epidemia sia stata concentrata solo tra le citta’ del Nord mentre la seconda abbia interessato tutto il territorio e sia stata piu’ prolungata.
Per quanto riguarda le classi di eta’, c’e’ un trend simile nelle due ondate, con un impatto maggiore negli anziani (tra gli over 85 eccesso di mortalita’ del +47% nella prima e +36% seconda ondata). Mentre nella seconda ondata l’eccesso di mortalita’ e’ stato maggiore proprio nelle classi di eta’ piu’ giovani (nella classe 15-64 anni +20% nella seconda ondata rispetto a +14% nella prima), forse a causa della diversa estensione geografica.