“L’Acqua che Berremo” custodita dalle montagne non è infinita: “Non sprechiamola”

Cresce l’importanza delle acque carsiche che scorrono attraverso le montagne e che oggi forniscono agli italiani il 40% del fabbisogno idrico
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In Italia, il 40% dell’acqua potabile proviene dalle innumerevoli sorgenti carsiche sparse sul territorio nazionale, che tutte insieme forniscono in media quasi 400 mila litri di acqua ogni secondo. Un’imponente rete di “fiumi nascosti” scorre nel ventre delle Alpi e soprattutto dell’Appennino centro meridionale. La rete idrica sotterranea ha una portata complessiva di poco inferiore a quella del Po, tuttavia, a differenza dei fiumi di superficie, le sue acque sono di ottima qualità ed in grado di soddisfare il fabbisogno idrico di una popolazione pari a tre volte quella italiana. Eppure l’inquinamento e i cambiamenti climatici riducono ogni anno la disponibilità idrica, basti pensare che nel nostro Paese, già oggi, il 15% della popolazione per quattro mesi l’anno – da giugno a settembre – non ha a disposizione una quantità d’acqua pari al fabbisogno idrico medio ed è costretta a ricorrere ad approvvigionamenti diversi con notevoli disagi (cisterne, acqua in bottiglia etc). Il restante 60% dell’acqua idropotabile proviene invece da falde idriche di pianura, interessate in parte da sovrasfruttamento e diffusi fenomeni di inquinamento. In questo contesto, le acque carsiche assumono un’importanza cruciale per la nostra sopravvivenza nel prossimo futuro, ma la loro salvaguardia e conservazione dipende soprattutto dall’uso consapevole che i cittadini fanno del territorio – in particolare di quello montano – e delle sue preziose risorse.

A spiegarlo a bambini e ragazzi, cittadini italiani del futuro, è “L’acqua che berremo – L’importanza degli acquiferi carsici”, la campagna di sensibilizzazione della Società Speleologica Italiana patrocinata e co-finanziata dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, che in questa edizione ha coinvolto 1.200 studenti, 62 docenti, 12 istituti, 34 classi e 8 gruppi speleologici. Tra il 2019 e il 2020, infatti, grazie al supporto di alcuni gruppi speleologici affiliati alla SSI, classi di 3° elementare, 2° media e 1° superiore delle scuole con sede nelle aree dei Parchi Nazionali, hanno potuto partecipare a escursioni nella natura e laboratori didattici attraverso i quali hanno potuto toccare con mano l’importanza fondamentale dell’acqua per le attività umane e la biodiversità, e imparare le semplici abitudini che aiutano a preservare e tutelare la qualità delle acque sotterranee, nonché il patrimonio epigeo e ipogeo che  le circonda.

ACBParte integrante del progetto è, inoltre, il documentario “Sorella Acqua” con la regia di Alessandro Ingaria, che descrive in modo dettagliato e suggestivo il cammino dell’acqua che dal cielo arriva fino alle nostre case, passando lungo i “fiumi della notte” che attraversano le montagne.

Parallelamente i ricercatori di varie università, insieme agli speleologi coinvolti, hanno aggiornato i dati delle sorgenti carsiche italiane, realizzando una mappa interattiva delle 200 maggiori sorgenti consultabile da oggi sul sito acquacheberremo.it, dove si può scaricare anche la brochure didattica aggiornata e il documentario. “Oggi fortunatamente c’è una più diffusa consapevolezza dell’importanza di tutelare l’acqua dall’inquinamento, tuttavia ancora tanto c’è da fare per far comprendere alle nuove generazioni quanto sia fondamentale non sprecarla, perché non è una risorsa infinita. – Spiega Bartolomeo Vigna, speleologo e Professore di Geologia Applicata del Politecnico di Torino che, insieme ad altri ricercatori, ha collaborato attivamente ai contenuti della campagna – Per questo da anni ci impegniamo nella campagna di sensibilizzazione della Società Speleologica Italiana. Far toccare con mano ai ragazzi il ciclo dell’acqua, che dal cielo attraversa il suolo e scorre nelle montagne per arrivare nelle loro case, è sicuramente un modo efficace per far comprendere che ognuno può fare la sua parte per evitare gli sprechi, basta cambiare piccole abitudini quotidiane, come per esempio chiudere il rubinetto mentre si lavano i denti”.

Ma la campagna mira anche a sensibilizzare le istituzioni sulla necessità di riservare le acque carsiche all’uso idropotabile e tutelarle dall’inquinamento: “In un periodo in cui tanto si parla di rifiuti speciali, di inquinamento dell’aria e delle acque, è invece quasi totalmente ignorato un problema apparentemente nascosto, la cui gravità non è ancora ben compresa, ovvero l’inquinamento del sottosuolo nelle zone carsiche, che ha origini antiche e può assumere dimensioni molto gravi. – Commenta Leonardo Piccini, speleologo e Professore di Climatologia e Geografia Fisica all’Università di Firenze, anch’ egli coinvolto nel progetto SSI È dunque urgente sancire la peculiarità degli ambiti carsici che custodiscono preziosi acquiferi, attraverso un quadro normativo più adeguato, una politica di governo del territorio più consapevole, e un impegno maggiore di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e di crescita della cultura ambientale collettiva.”

Lo studio delle risorse idriche e del mondo ipogeo, pone gli speleologi come punto di incontro tra la comunità scientifica e la cittadinanza.  La speleologia è un mezzo straordinario per scoprire, studiare e catalogare i fenomeni naturali che avvengono all’interno delle montagne carsiche. Essendo praticamente gli unici ad accedere alle zone acquifere custodite nel cuore delle montagne, gli speleologi da molti decenni collaborano con Enti di ricerca impegnati nello studio dei fenomeni che avvengono nel sottosuolo, inclusa la sopravvivenza di una grande quantità di specie animali, molto spesso rare e a rischio di estinzione. Lo studio di questi organismi permette di valutare la qualità delle acque sotterranee, nonché di salvaguardare uno degli ecosistemi più preziosi e meno conosciuti della Terra.

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