Uomo e natura: i due architetti dei Camini delle Fate in Cappadocia

Alte piramidi di terra e roccia che si innalzano in profondi canyon: sono i "Camini delle fate" che ogni anno fanno da scenografia al festival delle Mongolfiere in Turchia
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Tra le immagini più evocative della Cappadocia vi sono i paesaggi lunari dei “Camini delle fate”, frutto dell’opera della natura, che ha scavato profondi canyon nei quali svettano queste alte piramidi di terra, e dell’uomo, che ha scolpito il volto di pietra con i propri insediamenti rupestri.
Oggi, questi luoghi, oltre ad essere un’ambita meta di destinazione per moltissimi viaggiatori ogni anno, sono anche la scenografica location della festa delle Mongolfiere che si tiene ogni anno nel periodo estivo ed è conosciuta come il Cappadocia Hot Air Balloon Festival.

La storia geologica e antropica della Cappadocia

La Cappadocia è una regione dell’odierna Turchia che sorge tra l’Asia Minore e la  e ha una storia millenaria da raccontare. Questa sua peculiare collocazione ha fortemente influenzato la storia di questi luoghi che sono stati crocevia di rotte commerciali ma anche meta di conquiste e di invasioni di popoli quali gli Ittiti, gli Assiri, i Persiani, i Greci, i Romani e i Cristiani continentali.

Ciascuno dei popoli che è passato per queste terre ha modellato il paesaggio locale, ma più dell’uomo è stata la natura a scolpire il volto di questi paesaggi.
Circa 8 milioni di anni fa, nell’area dell’odierna Goreme, si susseguirono un sostanzioso numero di eruzioni dei vulcani Ercives Dagi e Hasan Dagi che depositarono, per diversi chilometri nella vallata sottostante, strati di ceneri e lapilli, determinando l’innalzarsi di spessi strati di roccia magmatica.

Il paesaggio lunare creato fu completato dall’opera della natura con le piogge, i venti e gli sbalzi termici tra giorno e notte. Tutti questi fattori hanno levigato le rocce fino a creare profondi canyon naturali, estesi crepacci e altissimi pinnacoli litici che si innalzano come oggi possiamo ammirarli negli spazi della vallata.

Questi luoghi, apparentemente inospitali, sono stati oggetto dell’intuizione umana che ha sperimentato presto un modo per farne la propria dimora.

goreme cappadociaIl tufo, infatti, è una pietra morbida e friabile che può essere facilmente lavorata dagli strumenti e per tale motivo fu scelta dalle popolazioni del luogo per ricavarne rifugi e abitazioni.
Alcune di queste appaiono tutt’ora molto complesse e sviluppate su più livelli sovrapposti, rappresentando così uno straordinario esempio di civiltà rupestre.

Gli studiosi, inoltre, hanno censito più di 300 ambienti adibiti a luogo di culto dei monaci bizantini che qui apposero i loro affreschi policromi, alcuni dei quali si conservano ancora oggi pressoché intatti.

I Camini delle fate

I “Camini delle fate” sono, dunque, alte formazioni rocciose con un’altezza che varia da 1-2 metri a 40 metri (l’equivalente di un palazzo di 10 piani) e che hanno la caratteristica di essere sormontati da un sottile strato di dura roccia sulla sommità; al di sotto di questa si sviluppa una piramide di terra malleabile che conferisce il tipico aspetto conico.

Il processo che determinò i “Camini delle fate”, tuttavia, è da ricercare nelle radici cristiane del continente. Le feroci persecuzioni di cui furono oggetto i cristiani della regione agli albori del cristianesimo, spinsero i fedeli a cercare rifugio all’interno delle rocce. Dapprima furono ricavati semplici ripari dagli indiscreti e crudeli occhi romani, ma con il tempo le opere architettoniche diventarono più complesse e le piramidi di terra furono trasformate in abitazioni, chiese ed edifici pubblici.

La leggenda dietro il nome “Camini delle fate”

La leggenda turca vuole che queste piramidi prendano il nome di “Camini delle fate” perché la credenza popolare tramanda che queste svettanti formazioni rocciose fossero in realtà i comignoli delle abitazioni qui costruite da fate e altre fiabesche creature.

Secondo un’altra versione queste rocce sono fatate in quanto i massi posti sulla sommità furono ivi posati da divinità celesti, le uniche in grado di realizzare un disegno così magico.

I Camini delle fate di Zelve, invece, secondo la tradizione narrativa sarebbero nati grazie a un profeta che passava in quei luoghi rincorso da soldati.
Non riuscendo a sfuggire ai suoi persecutori, l’uomo si lasciò trasportare da un pianto profondo e chiese a Dio che lo trasformasse in un uccello per poter volare via.
La fede coinvolgente del profeta commosse Dio che decise di salvarlo trasformando i soldati in inermi statue di pietra.

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