L’epidemia di coronavirus in Italia ha provocato finora oltre 1,7 milioni di casi totali e quasi 62.000 morti (dati al 9 dicembre). La mortalità dell’Italia non ha eguali nel mondo e sono tanti i motivi che potrebbero spiegarla, dall’anzianità della popolazione all’inquinamento delle aree più colpite, come la Pianura Padana. In questo articolo, riportiamo le caratteristiche di 55.824 pazienti deceduti e positivi a SARS-CoV-2 in Italia,, descritte in un rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità con dati aggiornati al 2 dicembre 2020.
Dalla tabella seguente, emerge chiaramente come la regione più colpita in termini assoluti sia stata la Lombardia con oltre 22.000 morti, circa il 40% di tutte le vittime del Paese! Seguono poi Emilia Romagna e Piemonte, che però hanno già un quarto delle vittime della Lombardia (rispettivamente oltre 5.800 e oltre 5.500). Tra i dati più positivi c’è sicuramente quello della Calabria che, nonostante i suoi 2 milioni di abitanti, registra appena lo 0,5% delle vittime totali del Paese.
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Dati demografici
“L’età media dei pazienti deceduti e positivi a SARS-CoV-2 è 80 anni (mediana 82, range 0-109, Range InterQuartile – IQR 74-88). Le donne sono 23.596 (42,3%). La figura 1 mostra che l’età mediana dei pazienti deceduti positivi a SARS-CoV-2 è più alta di oltre 30 anni rispetto a quella dei pazienti che hanno contratto l’infezione (età mediane: pazienti deceduti 82 anni – pazienti con infezione 48 anni). La figura 2 mostra il numero dei decessi per fascia di età. Le donne decedute dopo aver contratto infezione da SARS-CoV-2 hanno un’età più alta rispetto agli uomini (età mediane: donne 85 – uomini 80)”, si legge nel rapporto.
“La figura 3 mostra l’andamento dell’età media dei pazienti deceduti positivi a SARS-CoV-2 per settimana di calendario, a partire dalla 3° settimana di febbraio 2020 (la data del primo decesso risale al 21 febbraio 2020). L’età media dei decessi settimanali è andata sostanzialmente aumentando fino agli 85 anni (1° settimana di luglio) per poi calare leggermente”.
Patologie preesistenti
“La tabella 2 presenta le più comuni patologie croniche preesistenti (diagnosticate prima di contrarre l’infezione) nei pazienti deceduti. Questo dato è stato ottenuto da 5726 deceduti per i quali è stato possibile analizzare le cartelle cliniche. Il numero medio di patologie osservate in questa popolazione è di 3,6 (mediana 3, Deviazione Standard 2,1). Complessivamente, 180 pazienti (3,1% del campione) presentavano 0 patologie, 712 (12,4%) presentavano 1 patologia, 1060 (18,5%) presentavano 2 patologie e 3774 (65,9%) presentavano 3 o più patologie”.
“La tabella 3 presenta le più comuni patologie croniche pre-esistenti nei pazienti deceduti separatamente per uomini (n=3441) e donne (n=2285). Nelle donne il numero medio di patologie osservate è di 3,8 (mediana 4, Deviazione Standard 2,0). Negli uomini il numero medio di patologie osservate è di 3,5 (mediana 3, Deviazione Standard 2,1)”.
Decessi di età inferiore ai 50 anni
“Al 2 dicembre 2020 sono 657, dei 55.824 (1,2%), i pazienti deceduti SARS-CoV-2 positivi di età inferiore ai 50 anni. In particolare, 163 di questi avevano meno di 40 anni (102 uomini e 61 donne con età compresa tra 0 e 39 anni). Di 29 pazienti di età inferiore ai 40 anni non sono disponibili informazioni cliniche; degli altri pazienti, 119 presentavano gravi patologie preesistenti (patologie cardiovascolari, renali, psichiatriche, diabete, obesità) e 15 non avevano diagnosticate patologie di rilievo”.
Confronto caratteristiche decessi nei 3 periodi marzo-maggio, giugno-settembre e ottobre-dicembre 2020
“La tabella 4 riassume le principali caratteristiche dei decessi con COVID-19 avvenuti nei 3 periodi dall’inizio della pandemia nel 2020: il periodo iniziale (marzo-maggio), il secondo periodo (giugno-settembre), e il terzo (ottobre-dicembre), anche se quest’ultimo è ancora in corso. Complessivamente i dati erano rappresentativi del 10,5% dei deceduti dall’inizio della pandemia; in particolare, del 13,3% dei deceduti tra marzo e maggio, del 26,9% dei deceduti tra giugno e settembre e del 4,0% dei deceduti tra ottobre e dicembre. Sia l’età media dei decessi che la proporzione di donne aumentano solo nel secondo periodo; aumentano i decessi di persone con 3 o più patologie preesistenti e diminuiscono quelli con meno patologie o nessuna: ciò sembra indicare che nel secondo e nel terzo periodo i decessi riguardano persone più anziane e con una condizione di salute preesistente peggiore rispetto ai decessi relativi al primo trimestre. Estremamente diverso nei tre periodi è anche l’uso di farmaci, con una netta riduzione nell’utilizzo degli antivirali e un aumento nell’uso degli steroidi nel secondo e terzo periodo”.
“Nella tabella 5 sono riportate le durate come tempi mediani (in giorni) nei 3 periodi di tempo considerati: tra il primo e il secondo periodo praticamente raddoppia il tempo che trascorre dall’insorgenza dei sintomi al decesso, mentre torna ai livelli iniziali nel terzo periodo; diminuisce il tempo che trascorre dall’insorgenza dei sintomi all’esecuzione del tampone per la rilevazione dell’infezione da SARS-CoV-2 sia nel secondo che nel terzo periodo, così come il tempo tra l’insorgenza dei sintomi e il ricovero in ospedale; raddoppia la durata mediana in giorni dal ricovero in ospedale al decesso tra il primo e il secondo periodo per poi tornare, nel terzo periodo, ai livelli del primo. Questi risultati sembrano suggerire una maggiore reattività del Sistema Sanitario testimoniata dalla maggiore rapidità nell’esecuzione di esami diagnostici e nell’ospedalizzazione”, conclude il rapporto.