Egle Possetti, portavoce Comitato parenti vittime Ponte Morandi, è intervenuta ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.
Riguardo alla perizia, secondo cui i controlli e la manutenzione avrebbero impedito il crollo del Ponte Morandi, Possetti ha affermato: “In cuore nostro pensavamo da 2 anni che tutte le ipotesi fantomatiche che erano state buttate sul piatto non avessero molto senso, dunque questa perizia ha fatto finalmente chiarezza. Anche dalle immagini si evidenziava il logorio dei tiranti, delle parti metalliche. Poi ovviamente dovrà partire il processo, ci sarà la discussione dell’incidente probatorio, però questa perizia è un importante passo in avanti che credo metta un po’ i puntini sulle i. Questo ponte è stato abbandonato per anni e anni, come emerge dalla perizia. Sono state completamente disattese anche le indicazioni dell’ingegner Morandi. Quello che pensavamo da 2 anni è stato finalmente messo nero su bianco, è stato molto chiaro che tutto poteva essere evitato con le normali e previste manutenzioni. Bastava una persona che si fosse messa di traverso rompendo un muro di omertà, io mi chiedo come facciano a dormire la notte certe persone. Sicuramente in questi 30 anni anche lo Stato non ha fatto bene il suo lavoro. Noi abbiamo perso troppo per demoralizzarci, quindi non molliamo e speriamo che questo sacrificio delle vittime possa portare ad un qualcosa di buono per tutti”.
Dalla perizia depositata dopo il secondo incidente probatorio risulta chiaro che il “Ponte Morandi è crollato per la corrosione dei cavi di uno strallo lato sud della pila 9, che hanno determinato il veloce cedimento dell’intera struttura“.
Nel documento di quasi 500 pagine si ricorda anche che lo stesso progettista Riccardo Morandi aveva richiamato più volte l’attenzione sul rischio di corrosione, in particolare in una relazione datata 1981 in cui il progettista del ponte proponeva evidenziava “la necessità urgente di un intervento di restauro, per non compromettere la consistenza statica dell’opera” proponendo anche “un piano generale di restauro che riguardava, in particolare, il reintegro delle armature nelle nervature degli impalcati tampone, il ripristino delle superfici di calcestruzzo degradate“. Per quanto riguarda la pila incriminata, ben 18 anni dopo dai lavori del 1993, nel 2009 in una nuova ispezione Sea ( “Stralli lato mare indagini diagnostiche”) si legge un commento scritto a mano sulla “Pila 9 dichiarata più brutta del 10“.