“La febbre gialla è una seria candidata per una futura pandemia“: è l’allarme lanciato lo scorso 14 dicembre da Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova e membro dell’Unità di crisi Covid-19 della Liguria.
L’infettivologo ha dedicato un lungo post su Facebook al “futuro dopo il Covid“, illustrando, tra le altre cose, le correlazioni tra cambiamento climatico e infezioni. Secondo Bassetti, c’è “il rischio, per esempio, che in Italia, a causa del fenomeno della tropicalizzazione, possano diffondersi malattie tipiche di fasce climatiche differenti. È già successo con il virus del Nilo Occidentale, che può provocare malattie gravi del cervello. Oppure il virus chikungunya, trasmesso dalla zanzara tigre tipico di alcune aree tropicali diventato addirittura endemico in un’area del Polesine. Per non parlare della febbre gialla in America Latina. A causa del cambiamento climatico, il suo vettore di trasmissione principale – un determinato tipo di zanzara – si sta diffondendo enormemente in tutto il mondo, spesso portando il virus con sé. La febbre gialla è una seria candidata per una futura pandemia“.
Il dott. Venturelli ricorda che “quest’anno c’è stato un piccolo focolaio di Dengue in Veneto, che è stato subito intercettato e bloccato a 11 casi“, ma “si tratta sempre di fenomeni temporanei: il virus non riesce a sopravvivere al di fuori delle zanzare vettore, gli uomini vengono isolati e scompare“.
“Nei Paesi invece dove Dengue è endemico, il 2020 è stato un anno complicato, in particolare tra fine 2019 e inizio 2020, come in Centro America, dove ha avuto un’evoluzione elevata, tanto che attendevamo casi in Europa e anche in Italia: per tale motivo è stato emesso a febbraio il protocollo per il controllo delle arbovirosi, per ‘tenere le antenne dritte’,” sottolinea l’entomologo.
In Italia, “in passato si sono verificati focolai di Chikungunya, il principale nel 2007 in Romagna, e nel 2017 nel Lazio e in piccolo paese della Calabria, ma anche in questo caso durante il periodo invernale le zanzare muoiono e il virus scompare“.
In sostanza, si tratta di un meccanismo che “funziona sempre con l’importazione, non è endemico o ci sarebbero casi anche durante l’anno“.
“La zanzara che trasmette il Chikungunya è la Aedes albopictus (zanzara tigre) che non è competente nella trasmissione della febbre gialla: è ‘cugina’ della Aedes aegypti che invece trasmette la febbre gialla, ed è endemica in Centro America, Africa, Oriente, ecc.”
Il virus West Nile, invece, “è endemico in Italia, in quanto trasmesso dalla zanzara comune Culex pipiens“.
Per quanto riguarda nello specifico la febbre gialla, il dott. Venturelli fa chiarezza, a scanso di allarmismi, e precisa: “Non c’è rischio di epidemia di febbre gialla, semplicemente perché contro la malattia c’è un vaccino efficace: una volta doveva essere fatto con un richiamo dopo 10 anni, ma poi si è scoperto che dà immunità perenne, quindi funziona per tutta la vita: non ci può essere alcuna epidemia di febbre gialla“.
I cambiamenti climatici potranno avere effetti e determinare variazioni della situazione, ad esempio “c’è qualche segnale che riguarda la zanzara Aedes aegypti, ma in Italia non è mai stata segnalata la presenza fissa, al massimo qualche segnalazione sporadica“.
“La zanzara tigre Aedes albopictus, ‘cugina’ della Aedes aegypti, ha un comportamento biologico diverso: la zanzara tigre deposita le uova a settembre e queste riescono a superare il freddo invernale, con le condizioni giuste può nascere la nuova popolazione. La Aedes aegypti ha caratteristiche diverse: le uova non resistono al freddo, l’adulto muore e le uova muoiono, ma con il cambiamento climatico tutto ciò potrebbe cambiare, così come potrebbe cambiare la strategia delle zanzare,” conclude Venturelli.