Leucemia nelle ossa millenarie: scoperta la causa della morte di un individuo vissuto oltre 1500 anni fa

La possibile diagnosi di leucemia, piuttosto difficile nei resti scheletrici, è stata effettuata macroscopicamente
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Nell’ambito dell’attività di ricerca archeologica svolta dall’Università del Salento presso il cimitero tardo antico di Vaste, frazione di Poggiardo (LE), sotto la direzione scientifica del Prof. Giovanni Mastronuzzi, è stata fatta un’interessante scoperta paleopatologica. Il sito archeologico, che comprende una chiesa e un vasto cimitero databile tra il IV e il VI sec. d.C., ha restituito numerosi materiali archeologici di pregio e i resti umani di circa 400 scheletri.
Ebbene, una importante collaborazione tra l’Azienda Ospedaliera Papardo e l’Università del Salento ha permesso di risalire alla possibile causa della morte di un individuo di più di 1500 anni fa.

La Dott.ssa Giorgia Tulumello dell’Università del Salento, osteoarcheologa messinese, è stata incaricata di effettuare l’analisi antropologica dei resti scheletrici rinvenuti nell’area cimiteriale. I dati raccolti mostrerebbero una popolazione composta da numerosi adulti e bambini, longeva ed in buono stato di salute, come testimoniato dalla scarsa presenza di indicatori di stress scheletrici e dentari.
Le analisi antropologiche dello scheletro sono state condotte in collaborazione con la Dott.ssa Giulia Riccomi, osteoarcheologa della divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa. Lo studio ha permesso di individuare le tracce paleopatologiche visibili su un individuo recuperato e, ad uno studio approfondito, è stato possibile identificare i segni di una neoplasia maligna, riferibile probabilmente ad una forma di leucemia.
Lo scheletro, che appartiene ad un maschio adulto di circa 40-50 anni, presentava numerose piccolissime aree di lesioni puramente osteolitiche sulla superficie ossea (c. 1-3 mm) diffuse principalmente presso vertebre, coste, cinto scapolare ed zona metafisaria delle ossa lunghe.

La possibile diagnosi di leucemia, piuttosto difficile nei resti scheletrici, è stata effettuata macroscopicamente. L’analisi istologica del tessuto osseo effettuata della dott.ssa Marisa Falduto, Anatomopatologa della UOSD di Anatomia Patologica dell’Ospedale Papardo di Messina (dipartimento di Oncoematologia), nonché competente conoscitrice dell’emolinfopatologia, coadiuvata nella parte tecnica dalla dott.ssa Ivana G. Verboso è stata di grande importanza per aiutare nella diagnosi. Tale studio, infatti, è stato decisivo per chiarire l’origine patologica delle microscopiche erosioni, ed escludere quindi che fossero causate da agenti post-deposizionali. Inoltre, l’analisi al microscopio elettronico (SEM), effettuato dalla Prof Alessandra Genga e dalla Dott.ssa Tiziana Siciliano dell’Università del Salento, ha costituito un contributo prezioso per la diagnosi effettuata in team.

Il possibile caso di leucemia di Vaste si è rivelato essere una delle più antiche evidenze in Italia. Infatti, mentre sono noti casi osteoarcheologici di leucemia infantile, ad oggi i casi di questa patologia nei resti ossei di soggetti adulti risultano essere piuttosto rari. Lo studio, appena pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale “The Lancet Oncology” di dicembre fornisce importanti nuovi dati sulla storia delle neoplasie nei tempi antichi, dimostrando altresì come il lavoro congiunto e coordinato di tre enti universitari possa dare ottimi risultati scientifici.

Sono molto felice di avere partecipato ad uno studio così interessante ed affascinante – ha dichiarato la dott.ssa Falduto – condotto in assoluta sinergia con l’università del Salento e di Pisa, basato sulla collaborazione tra esponenti di ambiti scientifici certamente diversi ma solo apparentemente lontani. Mi auguro che l’interesse che ci ha accomunati possa far sì che possiamo ritrovarci per altre stimolanti ricerche.

È fondamentale l’approccio della ricerca in senso multidimensionale per spingere oltre la nostra ricerca della verità – commenta il Direttore Generale dell’A.O. Papardo – e in tal senso la nostra unità di Anatomia Patologica vanta professionisti in grado di dare contributi importanti come questo che ci rendono molto fieri del nostro organico.”

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