Le piogge torrenziali che nei giorni scorsi sono cadute sull’Emilia Romagna hanno gonfiato i fiumi, anche con il rilevante contributo della neve sciolta, portando a piene eccezionali e alla rottura dell’argine del Panaro, con la conseguente alluvione nel Modenese. Nella giornata di lunedì 7 dicembre, il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, ha subito firmato la richiesta della dichiarazione di stato di emergenza nazionale. Lo stesso giorno, la Giunta regionale ha stanziato 2 milioni di euro per il rapido riavvio delle attività economiche, fondi destinati ai primi ristori economici per i pubblici esercizi, bar, ristoranti e negozi, attività che erano già state messe duramente alla prova dalle misure anti-Covid. Si tratta di rimborsi che potranno essere concessi secondo modalità che verranno rapidamente definite con i sindaci e le associazioni di categoria in sede locale, a cui potranno poi affiancarsi i rimborsi derivanti dalla dichiarazione dello stato di emergenza nazionale.
“Piogge che non si erano mai viste da 100 anni a questa parte, rinforzate dallo scioglimento repentino della neve caduta in Appennino per circa 40 centimetri dovuta a un improvviso innalzamento della temperatura. E’ la situazione che domenica 6 dicembre ha contribuito a produrre, con la rotta arginale, l’esondazione del Panaro e la piena del Secchia nel Modenese”, spiega, in una nota, la Regione Emilia-Romagna.
I continui eventi di maltempo legati al cambiamento climatico per la Regione sono “una priorità cui dare risposte strutturali: dall’alluvione del 2014 sono stati realizzati e programmati interventi per circa 170 milioni di euro tra Secchia, Panaro e Naviglio. Risorse fondamentali per la realizzazione delle Casse di espansione e per l’innalzamento di alcuni tratti critici delle arginature del Secchia, opere che hanno permesso di evitare lo scenario peggiore nelle ore immediatamente successive agli eventi alluvionali nel Modenese di domenica scorsa”. “Ma non è bastato, e lo dico con amarezza, la stessa che ho visto negli occhi di chi da anni lavora su questi corsi d’acqua” spiega l’assessore regionale all’Ambiente e Protezione civile, Irene Priolo, nella sua relazione in Aula.
“Per questo – aggiunge – abbiamo chiesto al ministero dell’Ambiente, competente per legge, di prevedere 115 milioni di euro nel Next generation Ue per il solo nodo idraulico modenese, per interventi pronti a partire, sugli 870 complessivi che abbiamo previsto per la messa in sicurezza del territorio in tutta l’Emilia-Romagna”. “Cantieri già individuati e, ripeto – spiega -, pronti a partire, per una programmazione vera e strategica in grado di rispondere oggi e nel futuro a eventi che, lo sappiamo già, potranno essere sempre più frequenti e drammatici. Non bastano, infatti, i 15 milioni di euro che quest’anno ci sono arrivati dal Fondo nazionale. Non cerchiamo certo alibi, non possiamo farlo innanzitutto per rispetto alle popolazioni colpite, vogliamo assumerci le responsabilità che ci competono e soprattutto trovare soluzioni, contando sulla collaborazione del Governo, confermata anche nei giorni scorsi”. Due, quindi, gli assi dell’azione regionale: il primo riguarda le infrastrutture, con fondi adeguati e procedure più rapide per accelerare la loro realizzazione; il secondo la manutenzione, con l’obiettivo che la Giunta si è data di “raddoppiare i fondi regionali, portandoli da 50 a 100 milioni di euro”.
“Ora, dopo la chiusura della falla in meno di 24 ore ad opera di Aipo e con la ripulitura delle case che si sta ultimando a Nonantola – prosegue Priolo –, la prima domanda che ci poniamo riguarda le cause della rotta. Per questo, come già annunciato, stiamo perfezionando un provvedimento della Giunta per far nascere un’apposita Commissione tecnica speciale che in pochi giorni accerti i fatti, le cause e le responsabilità in sede tecnica. Risposte che devono arrivare rapidamente”. “Infine, voglio esprimere la mia vicinanza a tutti i cittadini di Nonantola e dei territori più colpiti dall’esondazione – chiude l’assessore – e ringraziare le donne e gli uomini che hanno lavorato al nostro fianco in questi giorni a partire dagli oltre 400 volontari della nostra regione e i 200 della Protezione civile di Piemonte, Lombardia e Veneto, oltre ai sindaci, ai tecnici dell’Agenzia regionale per la sicurezza del territorio e Protezione civile, ai Vigili del fuoco, alle forze dell’ordine e tutte le istituzioni. Proprio per questo, per stare al fianco della popolazione, stiamo già attivando tutte le procedure anche per la ricognizione dei danni sul patrimonio pubblico, sulle abitazioni dei cittadini e le attività produttive”.
Il sindaco di Modena: “Lavori sugli argini utili, piene di Secchia-Panaro mai viste”
Sul Secchia la piena e’ stata classificata ‘Rt20‘, quindi con tempi di ritorno ventennali, e a Ponte Alto e’ stato registrato il valore idrometrico di 11,07 metri, il piu’ alto mai raggiunto e pari a 44 centimetri in piu’ rispetto al livello del dicembre 2017, quando si raggiunsero i 10,63 metri. “L’anno scorso non saremmo arrivati a 10 metri, senza i lavori fatti“. Lo segnala il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli, facendo il punto oggi sull’esondazione di domenica e aprendo alla commissione in Regione per approfondire sui motivi della rottura lungo il Panaro. Anche i valori in cassa d’espansione sono risultati senza precedenti (9,04 metri, 40 centimetri in piu’ di quelli registrati nel febbraio 2016): sull’asta del Secchia, tuttavia, “non sono state rilevate particolari criticita’ grazie ai lavori svolti negli ultimi mesi, fondamentali per garantire la sicurezza e la tenuta del fiume”.
“È evidente a tutti, in primis a chi vive e lavora vicino al fiume, che i lavori svolti sono stati fondamentali per garantire la sicurezza e la tenuta del fiume“, insiste il sindaco sul Secchia. La piena del Panaro, in ogni caso, e’ stata proporzionalmente superiore a quella del Secchia ed e’ stata classificata come ‘Rt 50‘, con temi di ritorno di mezzo secolo. All’idrometro di Fossalta il torrente Tiepido ha raggiunto 8,15 metri e le casse d’espansione del Panaro hanno registrato il livello massimo mai raggiunto di 11,07 metri (1,60 in piu’ di quello del febbraio 2019) con i tecnici di Aipo, in presenza dell’assessora regionale all’Ambiente Irene Priolo, che “si sono assunti la responsabilita’ di manovrare le casse fino a questo punto per gestire la piena”.
Il punto sull’attività del Consorzio della Bonifica Burana
Inoltre, “al fine di distribuire il carico idrico, una parte della portata è stata intercettata a sud di Nonantola attraverso il colatore di Gaggio Panzano e l’attivazione dell’impianto Zanetti (anch’esso utilizzato normalmente per l’irrigazione).
Le manovre idrauliche si sono rivelate strategiche al fine di veicolare l’acqua all’interno di tutto il reticolo di bonifica che confluisce nel Canale Collettore Acque Alte con recapito in Panaro a Finale Emilia attraverso la chiavica Foscaglia. Lungo il percorso, nell’impossibilità di scaricare per gravità alla chiavica Foscaglia per le alte quote di Panaro, è stato attivato alla Borga di Crevalcore il collegamento con il Canale Emissario Acque Basse che ha permesso di trasferire una parte del carico idraulico verso l’impianto idrovoro Bondeno-Palata di Bondeno (FE) anch’esso con recapito in Panaro.
Particolare attenzione è stata posta nel favorire il libero deflusso rimuovendo ostacoli di percorso, come per esempio accumuli di ramaglie o altri materiali, in corrispondenza di restringimenti di sezioni idrauliche”.
Il Direttore sottolinea che “questa attività rientra nel piano di supporto tecnico e operativo richiestoci da Protezione Civile regionale e da AIPO a cui abbiamo risposto in modo istantaneo ed efficace. Tutt’ora stiamo collaborando con i Vigili del Fuoco e la Protezione Civile sempre con il principale obiettivo di prosciugare il più velocemente possibile i territori invasi dalle acque e far transitare le stesse verso valle nella massima sicurezza”.
L’ing. Bertozzi conclude: “Contestualmente il Consorzio ha dovuto gestire anche la piena idraulica generata dalle piogge di questi giorni – dell’ordine dei 100 mm – anche nel sistema idraulico consorziale in sinistra Panaro. Sono stati attivati gli altri impianti idrovori, tra cui il principale quello di Pilastresi, poi Santa Bianca, Cipollette e Dogaro assicurando così la tranquillità a centri importanti dell’Area Nord Modenese e dell’Oltre Po mantovano. Ciò è stato possibile coinvolgendo tutto il personale del Consorzio che sta operando H 24 con turni molto serrati e con un dispiego di mezzi, carburante ed energia elettrica imponenti”.