Prima neve sul Gargano con Faeto innevata e arrivo del repentino freddo anche in pianura in Puglia. Da questa mattina una sottile coltre bianca ha ricoperto le cime del subappennino dauno. La neve ha imbiancato i tetti anche a Monteleone, il paese piu’ alto della Puglia. Brusco calo delle temperature nel resto della provincia.
Con “l’arrivo del freddo – sottolinea Coldiretti Puglia – sono colpite le coltivazioni invernali in campo come cavoli, verze, cicorie, radicchio e broccoli, ma lo sbalzo termico improvviso ha inevitabilmente un impatto anche sull’aumento dei costi di riscaldamento delle produzioni in serra”. “Il clima pazzo – prosegue Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia – sta contribuendo a consumare il suolo per il 67,5% in contesti prevalentemente agricoli o naturali, depauperando pezzi di territorio e deturpando il paesaggio, oltre ad impoverire il tessuto imprenditoriale agricolo pugliese“. Secondo l’associazione di agricoltori, “il rischio idrogeologico, con differente pericolosita’ idraulica e geomorfologica, riguarda il 100% dei comuni della BAT, il 95% dei territori di Brindisi e Foggia, il 90% dei comuni della provincia di Bari e l’81% dei comuni leccesi”. Sono “8.098 i cittadini pugliesi – conclude – esposti a frane e 119.034 quelli esposti ad alluvioni, secondo le elaborazioni di Coldiretti Puglia sulla scorta dei dati Ispra“.
Coldiretti Puglia segnala il brusco cambiamento climatico in un 2020 che si e’ classificato fino ad ora come il quinto piu’ caldo dal 1800, con una temperatura di quasi un grado superiore alla media storica (+0,96 gradi) sulla base dei dati Isac Cnr. “Siamo di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici, dove l’eccezionalita’ degli eventi atmosferici e’ ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che – conclude la Coldiretti – si manifesta con una piu’ elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con costi per oltre 3 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne“.