La Notte Polare è uno dei fenomeni che scandiscono il ritmo delle popolazioni dell’Artico durante la stagione invernale e una delle esperienze più incredibili che si possono sperimentare spingendosi alle latitudini più a nord del nostro emisfero.
Tuttavia, solo in corrispondenza del Polo Nord geografico si sperimenta il buio totale, per le altre regioni popolate dagli uomini al di sopra del Circolo Polare Artico l’inverno polare sarà un crepuscolo dalla flebile luce che si alterna all’oscurità.
Cos’è la Notte Polare Artica
A causa di questa inclinazione il Sole può rimanere sotto l’orizzonte generando un quantitativo variabile di ore di buio totale che si alternano ad altre in cui è presente solo una luce crepuscolare.
Questo allontanamento dal Sole avviene a semestri alterni ed è scandito dagli equinozi, nell’emisfero nord si verifica tra l’equinozio di settembre e quello di marzo con il suo culmine d’estensione intorno al solstizio di dicembre.
Il Crepuscolo Polare
La Notte Polare, infatti, è un periodo di buio che dura da un tempo minimo di almeno 24 ore a un massimo di tre mesi, in termini semplici più si va a Nord e prima inizia la Notte Polare Artica e allo stesso tempo più tardi essa finisce. Solo ai poli la Notte Polare si manifesta in modo completo con la massima durata di 179-186 giorni.
Per coloro che vivono o visitano queste zone è come assistere a un’alba perenne a cui segue un lunghissimo tramonto.
La luce, poi, riserva il gioco della suggestiva ora blu: un breve periodo, all’inizio e alla fine del crepuscolo in cui il colore della Notte Polare, quando il cielo è limpido e la terra ricoperta dal candore della neve, si tinge di un blu assoluto e profondo.
Le altre tipologie di Notte Polare
Oltre al Crepuscolo Polare esistono altri tipi di Notte Polare:
La Notte Polare Civile è quella che si verifica nelle zone che si trovano a latitudini maggiori di 72°33’, cioè ad almeno 6° dal Circolo Polare Artico e che vede il Sole rimanere tra i 6° e i 12° sotto la linea dell’orizzonte. Non comporta mai 24 ore di buio totale grazie a una leggera alba che si diffonde con la sua luce intorno a mezzogiorno e che consente di distinguere contemporaneamente sia la linea dell’orizzonte sia le principali stelle.- La Notte Polare Nautica è il fenomeno che appartiene alle zone che si trovano a latitudini maggiori di 78°33’, cioè a oltre 12° dal Circolo Polare e che vede il Sole rimanere tra i 12° e i 18° sotto l’orizzonte nelle ore diurne e comporta una condizione di buio quasi assoluto.
Il crepuscolo astronomico intorno a mezzogiorno vede il cielo illuminarsi di un brevissimo e leggero chiarore che risulta quasi impercettibile nelle giornate in cui il cielo non è completamente terso. Laddove si verifichi questa condizione alle 12 è possibile scorgere una zona in lontananza che ha più luce rispetto agli altri luoghi dell’orizzonte in cui lo sguardo si può soffermare. - La Notte Polare Astronomica è quella che si verifica a latitudini maggiori di 84°33’, spostandosi quindi a oltre 18° al di là del Circolo Polare Artico dove il Sole si trova 18° sotto l’orizzonte e il buio totale avvolge tutto durante l’arco delle 24 ore.
Dopo aver attraversato i periodi di Crepuscolo Polare, di Notte Polare Civile e di Notte Polare Nautica arriva a queste latitudini la Notte Polare Astronomica che non si può osservare in nessuna terra emersa ma solo dall’Artide dove dura circa 3 mesi, dal 13 Novembre al 29 Gennaio.
I Paesi della Notte Polare
Tra di essi vi sono la Lapponia, la Norvegia, la Svezia, la Finlandia, il nord della Russia e della Siberia, una parte del nord dell’Islanda e della Groenlandia e il nord dell’Alaska e del Canada.
Ognuna di queste regioni vede diversi fenomeni legati alla Notte Polare, che come spiegato non si verifica mai nella sua totalità. In Lapponia e neppure a Capo Nord non ci saranno mai 24 ore di buio totale.
Sempre alle Svalbard, da Ny-Alesund e Pyramiden si assiste alla Notte Polare Nautica tra il 12 e il 30 Dicembre mentre nel Nunavut in Canada, sull’isola di Ellesmere, e nelle Franz Joseph Land russe si osserva tra fine Novembre/inizi Dicembre a circa la metà di Gennaio.
Queste notti ispirarono il racconto giovanile di Fedor Dostoevskij “Le notti bianche”, da leggere per perdersi nell’inquieta magia dell’estate illuminata della notte russa e vagheggiare nell’incanto degli amori che si accendono e si spengono illuminando con un lieve bagliore la notte dell’animo umano.
I nomi e le leggende delle Notti Polari
Per i Sami la dèa del Sole è Beiwe alla quale ogni anno, nei tempi antichi, veniva sacrificata una renna bianca per assicurarsi la sua benevolenza e che riportasse il disco solare a splendere dopo il lungo e buio inverno. Man mano che il sole tornava ad innalzarsi nel cielo i Sami nutrivano Beiwe appendendo del burro sulle porte così che lei avesse la forza di salire sempre più in alto; quando finalmente questo avveniva nel giorno del solstizio d’estate il popolo lappone indossava in onore della dèa anelli di foglie e fiori per celebrarla.
In Kalaallisut, la lingua groenlandese, la Notte Polare è detta Taaq e ai bambini veniva raccomandato di non allontanarsi troppo durante le sere d’estate perché al termine del Taaq gli spiriti erranti che erano sopravvissuti all’inverno potevano rapirli.
Problematiche legate alle Notti Polari
Quella più evidente è la carenza di vitamina d, alla quale vanno incontro le popolazioni che vivono nei luoghi interessati dalla Notte Polare; questa vitamina, infatti, viene assimilata solo in piccolissime quantità dagli alimenti e viene invece sintetizzata dal corpo umano proprio attraverso l’esposizione alla luce solare.
Per far fronte a questo deficit l’assunzione di vitamina d sta diventando sempre più frequente tra le popolazioni che vivono oltre il Circolo Polare Artico e viene prescritta sia ai bambini che agli adulti.