Dall’inizio della pandemia da Covid-19 sono aumentati gli arresti cardiaci e allo stesso tempo si è ridotta la sopravvivenza delle persone che ne sono colpite: è quanto emerge dai dati riportati in diversi studi pubblicati sulla letteratura scientifica internazionale che hanno indagato la variazione dell’incidenza di arresti cardiaci extra-ospedalieri in rapporto alla diffusione del coronavirus. Questi dati sono stati analizzati da Italian Resuscitation Council (IRC), società scientifica che riunisce medici e infermieri esperti in rianimazione cardiopolmonare. Tra le potenziali cause di questo drammatico fenomeno, ci possono essere il sovraccarico dei sistemi di emergenza territoriale e sanitari, dovuto in generale alla pandemia, come anche un minore coinvolgimento delle persone che potrebbero soccorrere le vittime degli arresti cardiaci con manovre che tutti possono effettuare (manovre salvavita e uso del defibrillatore automatico esterno – DAE).
IRC, in attesa che, anche grazie al vaccino, si allenti la morsa del coronavirus sui sistemi sanitari, ritiene essenziale rilanciare e favorire la formazione sulle manovre di rianimazione cardiopolmonare (RCP) rivolgendola a tutti, incrementare la presenza dei DAE sul territorio e tutelare dal punto di vista legale chi soccorre, così da poter motivare con maggiore efficacia chi assiste a un arresto cardiaco e coinvolgerlo ad eseguire le prime azioni di soccorso fondamentali per la sopravvivenza della vittima (chiamata al 118, massaggio cardiaco, uso del DAE se disponibile). Questi punti sono già previsti dal disegno di legge sulla diffusione dei DAE e della RCP, approvato alla Camera nel luglio 2019, ma fermo da tempo al Senato in attesa di un parere positivo della Ragioneria di Stato. IRC chiede alle istituzioni di individuare all’interno della legge di bilancio le risorse necessarie per sbloccarne l’approvazione.
Tra gli studi più interessanti apparsi sulle riviste scientifiche quello pubblicato su Jama Cardiology e condotto negli Usa su 19mila arresti cardiaci verificatisi negli ultimi due anni ha evidenziato un aumento dei casi nel 2020 del 4% e una sopravvivenza in discesa del 17%. Un altro lavoro pubblicato su Lancet Public Health2 e condotto nell’area di Parigi sui 521 arresti cardiaci tra il 16 aprile e il 26 aprile scorsi, ha mostrato un aumento di oltre il 30% dei casi rispetto agli stessi periodi degli anni 2012-19 (in media meno di 400 casi rilevati ogni anno nelle stesse settimane) e una riduzione della sopravvivenza dal 22,8% al 12,8%. Uno studio italiano pubblicato sul New England Journal of Medicine ha registrato 362 arresti cardiaci durante la prima fase della pandemia (21 febbraio-31marzo) nelle province di Lodi, Cremona, Mantova e Pavia con un aumento del 58% rispetto agli stessi giorni dell’anno prima. I decessi dei pazienti, verificatisi prima dell’arrivo in ospedale, sono aumentati dell’11,4%. Dallo scenario scientifico internazionale emerge un aumento dei casi di arresto cardiaco in seguito alla prima ondata di diffusione del virus, associato a un incremento del tasso di mortalità.
Lo studio americano pubblicato su Jama Cardiology ha confrontato 9863 ARRESTI cardiaci verificatisi negli Usa tra il 16 marzo e il 30 aprile scorsi con i 9440 occorsi nello stesso periodo del 2019. Sono stati osservati inferiori tassi di sopravvivenza dopo il ricovero (-17%). La ricerca francese (Lancet Public Health) oltre a un aumento dell’incidenza dei casi di arresto cardiaco (521 tra il 16 e il 26 aprile 2020, contro una media di circa 380 negli stessi periodi degli anni 2012-19), ha evidenziato percentuali più basse nell’utilizzo del defibrillatore e nella rianimazione cardiopolmonare da parte di chi ha assistito agli arresti cardiaci.
Anche lo studio italiano sul New England Journal of Medicine ha rilevato, sui 362 arresti cardiaci nelle province di Lodi, Cremona, Mantova e Pavia (21 febbraio-31marzo) una diminuzione del 15,6% della rianimazione cardiopolmonare effettuata dagli astanti. Soccorrere in sicurezza è possibile anche in un contesto segnato dal Covid-19: IRC, insieme ai colleghi dello European Resuscitation Council (Erc), ha stilato delle linee guida che prevedono consigli pratici, oltre che per gli operatori sanitari, anche per le persone comuni (verificare se la vittima respira osservando il suo torace e il suo addome, senza avvicinarsi alla bocca, chiamare il 118 o il 112; iniziare il massaggio con le compressioni toraciche proteggendosi con la mascherina da porre anche sul viso della vittima). Giuseppe Ristagno, presidente di Italian Resuscitation Council (Irc) commenta: “Con l’auspicio che l’introduzione del vaccino anti-Covid possa presto migliorare la situazione sanitaria globale e ridurre l’impatto del coronavirus sui sistemi ospedalieri, diventa in ogni caso urgente introdurre e sostenere elementi che possano migliorare subito il primo soccorso, come una più capillare diffusione dei DAE e della formazione sulla rianimazione cardiopolmonare che si rivolga a tutti, insieme alla tutela legale del soccorritore. Sapere cosa fare e sentirsi sicuri e tutelati sono fattori importantissimi per motivare i possibili soccorritori proprio in questo periodo in cui i sistemi territoriali di emergenza sono molto impegnati e c’è bisogno del contributo di tutti. Le linee guida adattate al contesto che stiamo vivendo permettono al soccorritore di intervenire rendendo minimo il rischio di contagio. Inoltre, i corsi di formazione si possono fare in sicurezza anche durante la pandemia se si rispettano le precauzioni e le protezioni definite ormai da tempo. Questi interventi sono già previsti dalla legge sui DAE e sulla RCP, oggi ferma al Senato, in attesa del parere della Ragioneria di Stato. È una legge che può salvare molte vite. Chiediamo alle istituzioni di reperire all’interno della legge di bilancio le risorse necessarie all’approvazione della legge“.