Prevenzione sismica, isolamento e dissipazione d’energia: non ci sono scuse per non applicare le moderne tecnologie

In Italia continua a mancare la "cultura" della prevenzione: continuiamo a passare da un’emergenza all’altra, senza mai imparare dalle tragedie che ci colpiscono
  • Figura 1: Il castello di Gemona del Friuli, completamente crollato dopo il secondo terremoto del Friuli, avvenuto 15 settembre 1976. Era già crollato parzialmente dopo la prima scossa del 6 maggio di quell’anno
  • l'
    Figura 2: Il centro de L’Aquila, in gran parte distrutto dal terremoto dell’Abruzzo del 6 aprile 2009
  • Figura 3: La Prefettura de L’Aquila, crollata durante il terremoto dell’Abruzzo del 6 aprile 2009
  • Figura 4: La “Casa dello Studente” a L’Aquila, crollata durante il terremoto dell’Abruzzo del 6 aprile 2009
  • Figura 5: Un capannone a Sant’Agostino (Ferrara), crollato durante il terremoto dell’Emilia del 20 maggio 2012
  • Figura 6: L’ospedale di Amatrice, completamente crollato dopo il terremoto di Norcia del 30 ottobre 2016. L’edificio era già stato fortemente danneggiato dalla prima scossa del 24 agosto 2016 dei cosiddetti “Terremoti del Centro Italia”, ma non era crollato
  • Figura 7: Forte danneggiamento di un serbatoio di stoccaggio nella raffineria di Yarimca (Turchia) durante il terremoto di Izmit del 17 agosto 1999 (magnitudo momento MW = 7,4, 17.000 vittime)
  • Figura 8: Fortissimo incendio (causato da “sloshing”, cioè da movimento del fluido contenuto nei serbatoi, e contemporaneo sviluppo di scintille, per sfregamento degli acciai, indotti dai terremoti) nell’impianto petrolchimico di Tomakomai City (Giappone) durante i terremoti di Off Tokachi del 26 e del 28 settembre 2003 (magnitudo M=8,0 e M=7,1). Si noti che l’impianto era situato a ben 220 km dall’epicentro!
  • Figura 9: Antico tempio a Paestum, costruito su uno strato di sabbia, che probabilmente costituisce una delle più antiche applicazioni del concetto di isolamento sismico. Anche antichi templi greci, monasteri, templi e ponti cinesi e costruzioni in Anatolia, in Persia e degli Incas appaiono protetti da rudimentali sistemi d’isolamento sismico (sabbia, strati di pietrisco, tronchi d’albero a mo’ di rulli). È da ricordare, in particolare, quanto fu scritto da Gaio Plinio Secondo nella sua Naturalis Historia, a proposito del Tempio di Diana ad Efeso: “Grecae magnificentiae vera admiratio extat templum Ephesiae Dianae CXX annis factum a tota Asia. In solo id palustri fecere, ne terrae motus sentiret aut hiatus timeret, rursus ne in lubrico atque instabili fondamenta tantae molis locarentur, calcatis ea substravere carbonibus, dein velleribus lanae”
  • Figura 10: Vista di uno dei 10 isolatori sismici ad alto smorzamento (HDRB) che sorreggono l’edificio principale (“Sale Operative”) del Centro della Protezione Civile di Foligno (progettato del Prof. A. Parducci e da me collaudato in corso d’opera nel 2011). È da notare l’architettura, che ha consentito l’ottenimento, per l’edificio, del premio di eccellenza dell’A.I.C.A.P. nel 2011
  • Figura 11: Uno dei 22 isolatori in gomma-piombo (LRB) che sorreggono, assieme a 2 isolatori a scorrimento acciaio-teflon a superficie piana (SD), il nuovo edificio di 8 piani di Via Spadafora a Messina (da me collaudato in corso d’opera nel 2014)
  • Figura 12: Alcuni dei 56 HDRB inseriti nella nuova sottofondazione della palazzina residenziale di Via Fratelli Latini a Fabriano (Ancona), nel corso del suo adeguamento sismico (progetto del compianto Ing. G. Mancinelli, mio collaudo in corso d’opera nel 2006)
  • Figura 13: Il Centro Regionale delle Marche della Telecom Italia ad Ancona (5 edifici di 25 metri d’altezza, di cui 4 di 8 piani), prima grande applicazione italiana dell’isolamento sismico ad edifici, effettuata con 297 HDRB nel 1991. Il progetto si deve all’Ing. G.C. Giuliani. Il collaudo fu da me effettuato nel 1992
  • Figura 14: L’ospedale Gervasutta di Udine, isolato sismicamente nel 2005 con 52 isolatori HDRB. Si tratta della prima applicazione italiana dell’isolamento sismico ad ospedali
  • Figura 15: La palazzina in Via Fratelli Latini a Fabriano, danneggiata dal sisma del 26 settembre 1997, prima applicazione europea dell’adeguamento sismico in sottofondazione, effettuata con 56 HDRB (progetto del compianto Ing. G. Mancinelli, mio collaudo in corso d’opera nel 2006). L’edificio, contrariamente ad altri vicini, ricostruiti dopo in terremoto del 1997, non subì alcun danno dopo il terremoto di Norcia del 30 ottobre 2016
  • Figura 16: La nuova scuola Francesco Jovine di San Giuliano di Puglia, isolata sismicamente con 61 HDRB) e 12 SD, costruita dopo il crollo di quella precedente durante il terremoto dell’Abruzzo del 2002 e da me collaudata in corso d’opera, assieme all’Ing. C. Pasquale, nel 2008. Si trattò della prima applicazione dell’isolamento sismico a scuole italiane ad essere completata
  • Figura 17: Due dei 4 edifici residenziali isolati sismicamente con HDRB, completati a Cerignola (Foggia) nel 2009, con il mio collaudo in corso d’opera
  • Figura 18: La nuova scuola elementare di Marzabotto (Bologna), isolata sismicamente con 28 HDRB e 14 SD, da me collaudata in corso d’opera nel 2010
  • Figura 19: L’edificio principale (“Sale Operative”) del Centro della Protezione Civile di Foligno, isolato sismicamente con 10 HDRB, da me collaudato in corso d’opera nel 2011 (progetto del Prof. A. Parducci). L’efficacia del sistema d’isolamento sismico è stata dimostrata dall’ottimo comportamento dell’edificio durante i terremoti del Centro Italia del 24 agosto e del 30 ottobre 2016 (anche in base ai dati forniti dal sistema di monitoraggio sismico in esso installato dall’ENEA)
  • Figura 20: Il nuovo asilo e la nuova scuola elementare di Mulazzo (Massa Carrara), isolata sismicamente con 29 LRB e 15 SD (progetto del Prof. A. Parducci), da me collaudati in corso d’opera nel 2012
  • Figura 21: Il Liceo Scientifico Romita di Campobasso (durante la ricostruzione), giudicato insicuro dal punto di vista sismico (dopo indagini effettuate dall’ENEA ed altri) e, pertanto, demolito e ricostruito, isolandolo sismicamente con 12 HDRB e 15 SD, da me collaudato in corso d’opera nel 2013
  • Figura 22: Il nuovo edificio residenziale di 8 piani fuori terra e cantinato, situato in Via Spadafora a Messina, isolato sismicamente con 22 LRB e 2 SD e da me collaudato in corso d’opera nel 2014 (progetto dell’Ing. M. Marino, con la collaborazione dell’Ing. A. Dusi). Almeno al tempo fu il più alto edificio ad essere isolato sismicamente in Italia
  • Figura 23: Adeguamento sismico con l’isolamento del complesso edilizio residenziale di Via dei Tigli, in località Pianola (L’Aquila), danneggiato dal terremoto dell’Abruzzo del 2009 (appena dopo l’ultimazione della sua costruzione), migliorato sismicamente con 42 isolatori HDRB e 6 isolatori SD e da me collaudato in corso d’opera nel 2014 (progetto del compianto Ing. G. Mancinelli e dell’Ing. D. Corsetti)
  • Figura 24: La “Torre dell’Orologio” del Castello di Gemona del Friuli (Udine), distrutta (assieme all’intero castello) dai due terremoti del Friuli del 6 maggio e del 15 settembre 1976, ricostruita utilizzando 22 dissipatori sismici “ad elasticità impedita” (BRAD) e da me collaudata nel 2015
  • Figura 25: I 4 reattori nucleari PWR di Cruas (Francia), isolati sismicamente negli anni 1983-85 con 3.600 isolatori in neoprene (NB). Si trattò di una delle prime applicazioni dell’isolamento sismico agli impianti nucleari
  • Figura 26: Uno dei due serbatoi di gas naturale liquefatto (LNG) della Egegaz ad Aliaga (Turchia), isolato sismicamente con 112 LRB e 241 isolatori elastomerici a basso smorzamento (LDRB)
  • Figura 27: Uno dei 2 serbatoi LNG durante la costruzione nella Provincia di Guandong (Cina Meridionale), ciascuno isolato con 360 HDRB
  • Figura 28: Uno dei tre serbatoi della società Polimeri Europa (Gruppo ENI), che sono stati adeguati sismicamente con isolatori a pendolo scorrevole (FPS) a Priolo Gargallo (Siracusa), prima ed unica applicazione italiana a me nota dell’isolamento sismico ad impianti chimici
  • Figura 29: Danni subiti dai 2 edifici fondati convenzionalmente dell’ospedale di Lushan (Cina) durante il terremoto del 20 aprile 2013 (magnitudo M = 7,0): ambedue tali edifici risultarono inutilizzabili dopo il terremoto
  • Figura 30: Assenza di danni all’edificio isolato sismicamente dell’ospedale di Lushan (Cina): contrariamente alla maggior parte degli altri ospedali, tale edificio rimase pienamente operativo dopo il sisma del 2013 e risultò essenziale per la cura di molti dei numerosissimi feriti
/
MeteoWeb

di Alessandro Martelli – Come ho già scritto più volte, anche su questo giornale, sono convinto che, purtroppo, in Italia continui a mancare la “cultura” della prevenzione, in tutti i campi ed a tutti i livelli, dall’opinione pubblica, ai nostri “politici” (di tutti i “colori”), fino ai nostri governanti, regionali e nazionali. Continuiamo a passare da un’emergenza all’altra, senza mai imparare dalle tragedie che ci colpiscono. Non è una novità, accade da sempre. L’abbiamo visto quest’anno con il covid-19, l’abbiamo visto con le alluvioni (da poco con il nubifragio che ha colpito Bitti, nel Nuorese), l’abbiamo visto spesso con i terremoti.

Figura 1: Il castello di Gemona del Friuli, completamente crollato dopo il secondo terremoto del Friuli, avvenuto 15 settembre 1976. Era già crollato parzialmente dopo la prima scossa del 6 maggio di quell’anno

Come pure ho già scritto più volte, è la mancanza di “cultura” della prevenzione sismica a preoccuparmi maggiormente. Eppure, delle tante vittime e degli ingenti danni che un violento terremoto può causare in Italia dovremmo saperne qualcosa. Anche se l’Italia non è così sismica come il Giappone, noi abbiamo un costruito assai più vulnerabile il terremoto. Dovremmo, ogni tanto, tornare con la mente a quanto successe in occasione dei terremoti che abbiamo vissuto in varie parti d’Italia, almeno di quelli più recenti, quando molti di noi erano già nati: ad esempio, dai due del Friuli del 1976, con il crollo del castello di Gemona (Fig. 1), oltre a quello di tanti altri edifici, a quello dell’Abruzzo del 2009 (Figg. 2-4), a quello dell’Emilia del 2012, noto per il crollo di numerosi capannoni industriali (Fig. 5), a quelli del Centro Italia del 2016 (Fig. 6).

Figura 8: Fortissimo incendio (causato da “sloshing”, cioè da movimento del fluido contenuto nei serbatoi, e contemporaneo sviluppo di scintille, per sfregamento degli acciai, indotti dai terremoti) nell’impianto petrolchimico di Tomakomai City (Giappone) durante i terremoti di Off Tokachi del 26 e del 28 settembre 2003 (magnitudo M=8,0 e M=7,1). Si noti che l’impianto era situato a ben 220 km dall’epicentro!

Fortunatamente (ma non per nostro merito …), fino ad ora, i terremoti italiani hanno avuto epicentro lontano dai nostri grandi insediamenti chimici, come sono, ad esempio, quelli di Priolo-Gargallo e di Milazzo in Sicilia. Il primo insediamento è situato nell’area che fu devastata, ad esempio, dal terremoto della Val di Noto del 1693, mentre il secondo non è troppo lontano da Messina, che fu colpita, nel 1908, dal terremoto di Messina e di Reggio Calabria e dal successivo maremoto, e (forse soprattutto) non è protetto dal maremoto che sarebbe probabilmente causato da un importante crollo dell’enorme vulcano sottomarino Marsili (che si trova proprio davanti a Milazzo), crollo temuto da alcuni geologi. Della capacità di resistere a terremoti e maremoti violenti, come scrivo da anni, dubito fortemente. Da anni scrivo, senza essere ascoltato, che occorre garantire anche la sicurezza sismica dei nostri impianti chimici. Chi di dovere dovrebbe ricordarsi di quanto è successo in altri paesi, quando terremoti violenti hanno colpito grandi stabilimenti chimici non adeguatamente sicuri dal punto di vista sismico (si vedano, solo ad esempio, le Figg. 7 e 8).

Eppure le tecnologie necessarie per proteggerci da terremoti anche molto violenti, anche le più efficaci (come, ad esempio, l’isolamento sismico e la dissipazione di energia), le abbiamo, anche in Italia. Il concetto dell’isolamento sismico (la tecnologia più efficace, se applicabile) è noto fino dall’antichità, anche in Italia (Fig. 9).

Figura 11: Uno dei 22 isolatori in gomma-piombo (LRB) che sorreggono, assieme a 2 isolatori a scorrimento acciaio-teflon a superficie piana (SD), il nuovo edificio di 8 piani di Via Spadafora a Messina (da me collaudato in corso d’opera nel 2014)

Ora, ovviamente, disponiamo di dispositivi di isolamento sismico (isolatori) moderni, di vario tipo, ampiamente qualificati e già utilizzati (fino dagli anni 1970) in numerosissime strutture di vario tipo (edifici, ponti, viadotti, impianti industriali) in numerosi paesi, inclusa l’Italia. Gli isolatori sono applicati, negli edifici, usualmente alla base (Figg. 10-12), sebbene non manchino pure applicazioni ai piani superiori.

Per i ponti ed i viadotti, le prime applicazioni italiane dei sistemi antisismici risalgono a prima del terremoto del Friuli del 1976 e, per gli edifici, al 1981. La prima grande applicazione dell’isolamento sismico ad edifici fu ad Ancona, alla fine degli anni ’80 (Fig. 13).

Ormai sono centinaia gli edifici civili italiani protetti dall’isolamento sismico. Tali edifici sono di tutti i tipi, sia di nuova costruzione che esistenti: si tratta non solo di scuole, ospedali ed altri edifici strategici, ma anche di edifici residenziali (si vedano, ad esempio, anche le Figg. 14-23). Ritengo, comunque, di particolare importanza l’applicazione dell’isolamento sismico alle scuole, perché sono gli edifici che contengono il nostro futuro: dopo la nuova scuola di San Giuliano di Puglia (Fig. 16), altre scuole italiane sono state isolate sismicamente (si vedano, ad esempio, le Figg. 18, 20 e 21). Noto che ho avuto l’onore di collaudare, oltre al Centro Regionale della Telocom Italia di Ancona, anche alcuni altri di tali edifici italiani (scuole incluse), di notevole rilevanza (Figg. 15-23).

Figura 24: La “Torre dell’Orologio” del Castello di Gemona del Friuli (Udine), distrutta (assieme all’intero castello) dai due terremoti del Friuli del 6 maggio e del 15 settembre 1976, ricostruita utilizzando 22 dissipatori sismici “ad elasticità impedita” (BRAD) e da me collaudata nel 2015

Ho pure avuto l’onore di collaudare un’importante struttura di interesse per il patrimonio storico-artistico protetta da dissipatori d’energia: la cosiddetta “Torre dell’Orologio” del Castello di Gemona (Fig. 24). Essa fu ricostruita qualche anno fa utilizzando i materiali originari per la parete esterna ed inserendo, all’interno, un telaio in acciaio, che sorregge i solai e la cella campanaria e vede inseriti, al suo interno, dissipatori sismici “ad elasticità impedita”. Ciò fa sì che le deformazioni laterali del telaio siano molto limitate, durante un terremoto, così da evitare pericolosi “martellamenti” fra il telaio stesso e la parete esterna.

In altri paesi, poi, l’isolamento sismico è già utilizzato per proteggere non solo gli edifici civili ed i ponti e viadotti, ma anche alcuni impianti industriali “a rischio di incidente rilevante”, come alcuni impianti nucleari, fino dagli anni ’80 (si veda, ad esempio, la Fig. 25) ed alcuni impianti chimici (si vedano, ad esempio, le Figg. 26 e 27). Purtroppo, però, in Italia le applicazioni dell’isolamento sismico agli impianti chimici (impianti che tuttora abbiamo, eccome, diversamente da quelli nucleari), risultano ancora pochissime: a me ne sono note ancora solo tre (Fig. 28).

Figura 30: Assenza di danni all’edificio isolato sismicamente dell’ospedale di Lushan (Cina): contrariamente alla maggior parte degli altri ospedali, tale edificio rimase pienamente operativo dopo il sisma del 2013 e risultò essenziale per la cura di molti dei numerosissimi feriti

È importante notare che l’efficacia dell’isolamento sismico e degli altri moderni sistemi antisismici è stata ampiamente verificata non solo grazie ad analisi numeriche ed a prove sperimentali, ma anche grazie all’ottimo comportamento di edifici protetti dai sistemi suddetti durante violenti terremoti, in vari paesi (USA, Giappone, Cina, ecc.). Nella Fig. 29 è mostrato lo stato di una delle due ali fondate convenzionalmente dell’ospedale Lushan dopo il terremoto del 20 aprile 2013, mentre nella Fig. 30 è mostrato quello della terza ala, isolata sismicamente.

In conclusione, nel ribadire la necessità e l’urgenza di attuare corrette politiche di prevenzione simica, spero di aver chiarito che le più efficaci moderne tecnologie per proteggere il nostro edificato, sia di nuova costruzione che esistente, esistono e le abbiamo pure in Italia, nonché che, anche in Italia, abbiamo la sufficiente esperienza per applicarle (sia pure con le debite accortezze). I costi aggiuntivi relativi all’utilizzazione di tali tecnologie agli edifici, sia di nuova costruzione che esistenti, sono limitati, se non addirittura assenti, perché, con esse, la sovrastruttura può essere più “leggera”.

In ogni caso, ovviamente, se si decide di intervenire su edifici esistenti, qualcosa occorre essere disposti a spendere: ma anche la vita ha valore, credo!
E, con moderni sistemi antisismici, proteggiamo soprattutto le scuole, che contengono il nostro futuro!

Condividi