Prevenzione sismica, isolamento e dissipazione d’energia: non ci sono scuse per non applicare le moderne tecnologie

In Italia continua a mancare la "cultura" della prevenzione: continuiamo a passare da un’emergenza all’altra, senza mai imparare dalle tragedie che ci colpiscono
MeteoWeb

di Alessandro Martelli – Come ho già scritto più volte, anche su questo giornale, sono convinto che, purtroppo, in Italia continui a mancare la “cultura” della prevenzione, in tutti i campi ed a tutti i livelli, dall’opinione pubblica, ai nostri “politici” (di tutti i “colori”), fino ai nostri governanti, regionali e nazionali. Continuiamo a passare da un’emergenza all’altra, senza mai imparare dalle tragedie che ci colpiscono. Non è una novità, accade da sempre. L’abbiamo visto quest’anno con il covid-19, l’abbiamo visto con le alluvioni (da poco con il nubifragio che ha colpito Bitti, nel Nuorese), l’abbiamo visto spesso con i terremoti.

Figura 1: Il castello di Gemona del Friuli, completamente crollato dopo il secondo terremoto del Friuli, avvenuto 15 settembre 1976. Era già crollato parzialmente dopo la prima scossa del 6 maggio di quell’anno

Come pure ho già scritto più volte, è la mancanza di “cultura” della prevenzione sismica a preoccuparmi maggiormente. Eppure, delle tante vittime e degli ingenti danni che un violento terremoto può causare in Italia dovremmo saperne qualcosa. Anche se l’Italia non è così sismica come il Giappone, noi abbiamo un costruito assai più vulnerabile il terremoto. Dovremmo, ogni tanto, tornare con la mente a quanto successe in occasione dei terremoti che abbiamo vissuto in varie parti d’Italia, almeno di quelli più recenti, quando molti di noi erano già nati: ad esempio, dai due del Friuli del 1976, con il crollo del castello di Gemona (Fig. 1), oltre a quello di tanti altri edifici, a quello dell’Abruzzo del 2009 (Figg. 2-4), a quello dell’Emilia del 2012, noto per il crollo di numerosi capannoni industriali (Fig. 5), a quelli del Centro Italia del 2016 (Fig. 6).

Figura 8: Fortissimo incendio (causato da “sloshing”, cioè da movimento del fluido contenuto nei serbatoi, e contemporaneo sviluppo di scintille, per sfregamento degli acciai, indotti dai terremoti) nell’impianto petrolchimico di Tomakomai City (Giappone) durante i terremoti di Off Tokachi del 26 e del 28 settembre 2003 (magnitudo M=8,0 e M=7,1). Si noti che l’impianto era situato a ben 220 km dall’epicentro!

Fortunatamente (ma non per nostro merito …), fino ad ora, i terremoti italiani hanno avuto epicentro lontano dai nostri grandi insediamenti chimici, come sono, ad esempio, quelli di Priolo-Gargallo e di Milazzo in Sicilia. Il primo insediamento è situato nell’area che fu devastata, ad esempio, dal terremoto della Val di Noto del 1693, mentre il secondo non è troppo lontano da Messina, che fu colpita, nel 1908, dal terremoto di Messina e di Reggio Calabria e dal successivo maremoto, e (forse soprattutto) non è protetto dal maremoto che sarebbe probabilmente causato da un importante crollo dell’enorme vulcano sottomarino Marsili (che si trova proprio davanti a Milazzo), crollo temuto da alcuni geologi. Della capacità di resistere a terremoti e maremoti violenti, come scrivo da anni, dubito fortemente. Da anni scrivo, senza essere ascoltato, che occorre garantire anche la sicurezza sismica dei nostri impianti chimici. Chi di dovere dovrebbe ricordarsi di quanto è successo in altri paesi, quando terremoti violenti hanno colpito grandi stabilimenti chimici non adeguatamente sicuri dal punto di vista sismico (si vedano, solo ad esempio, le Figg. 7 e 8).

Eppure le tecnologie necessarie per proteggerci da terremoti anche molto violenti, anche le più efficaci (come, ad esempio, l’isolamento sismico e la dissipazione di energia), le abbiamo, anche in Italia. Il concetto dell’isolamento sismico (la tecnologia più efficace, se applicabile) è noto fino dall’antichità, anche in Italia (Fig. 9).

Figura 11: Uno dei 22 isolatori in gomma-piombo (LRB) che sorreggono, assieme a 2 isolatori a scorrimento acciaio-teflon a superficie piana (SD), il nuovo edificio di 8 piani di Via Spadafora a Messina (da me collaudato in corso d’opera nel 2014)

Ora, ovviamente, disponiamo di dispositivi di isolamento sismico (isolatori) moderni, di vario tipo, ampiamente qualificati e già utilizzati (fino dagli anni 1970) in numerosissime strutture di vario tipo (edifici, ponti, viadotti, impianti industriali) in numerosi paesi, inclusa l’Italia. Gli isolatori sono applicati, negli edifici, usualmente alla base (Figg. 10-12), sebbene non manchino pure applicazioni ai piani superiori.

Per i ponti ed i viadotti, le prime applicazioni italiane dei sistemi antisismici risalgono a prima del terremoto del Friuli del 1976 e, per gli edifici, al 1981. La prima grande applicazione dell’isolamento sismico ad edifici fu ad Ancona, alla fine degli anni ’80 (Fig. 13).

Ormai sono centinaia gli edifici civili italiani protetti dall’isolamento sismico. Tali edifici sono di tutti i tipi, sia di nuova costruzione che esistenti: si tratta non solo di scuole, ospedali ed altri edifici strategici, ma anche di edifici residenziali (si vedano, ad esempio, anche le Figg. 14-23). Ritengo, comunque, di particolare importanza l’applicazione dell’isolamento sismico alle scuole, perché sono gli edifici che contengono il nostro futuro: dopo la nuova scuola di San Giuliano di Puglia (Fig. 16), altre scuole italiane sono state isolate sismicamente (si vedano, ad esempio, le Figg. 18, 20 e 21). Noto che ho avuto l’onore di collaudare, oltre al Centro Regionale della Telocom Italia di Ancona, anche alcuni altri di tali edifici italiani (scuole incluse), di notevole rilevanza (Figg. 15-23).

Figura 24: La “Torre dell’Orologio” del Castello di Gemona del Friuli (Udine), distrutta (assieme all’intero castello) dai due terremoti del Friuli del 6 maggio e del 15 settembre 1976, ricostruita utilizzando 22 dissipatori sismici “ad elasticità impedita” (BRAD) e da me collaudata nel 2015

Ho pure avuto l’onore di collaudare un’importante struttura di interesse per il patrimonio storico-artistico protetta da dissipatori d’energia: la cosiddetta “Torre dell’Orologio” del Castello di Gemona (Fig. 24). Essa fu ricostruita qualche anno fa utilizzando i materiali originari per la parete esterna ed inserendo, all’interno, un telaio in acciaio, che sorregge i solai e la cella campanaria e vede inseriti, al suo interno, dissipatori sismici “ad elasticità impedita”. Ciò fa sì che le deformazioni laterali del telaio siano molto limitate, durante un terremoto, così da evitare pericolosi “martellamenti” fra il telaio stesso e la parete esterna.

In altri paesi, poi, l’isolamento sismico è già utilizzato per proteggere non solo gli edifici civili ed i ponti e viadotti, ma anche alcuni impianti industriali “a rischio di incidente rilevante”, come alcuni impianti nucleari, fino dagli anni ’80 (si veda, ad esempio, la Fig. 25) ed alcuni impianti chimici (si vedano, ad esempio, le Figg. 26 e 27). Purtroppo, però, in Italia le applicazioni dell’isolamento sismico agli impianti chimici (impianti che tuttora abbiamo, eccome, diversamente da quelli nucleari), risultano ancora pochissime: a me ne sono note ancora solo tre (Fig. 28).

Figura 30: Assenza di danni all’edificio isolato sismicamente dell’ospedale di Lushan (Cina): contrariamente alla maggior parte degli altri ospedali, tale edificio rimase pienamente operativo dopo il sisma del 2013 e risultò essenziale per la cura di molti dei numerosissimi feriti

È importante notare che l’efficacia dell’isolamento sismico e degli altri moderni sistemi antisismici è stata ampiamente verificata non solo grazie ad analisi numeriche ed a prove sperimentali, ma anche grazie all’ottimo comportamento di edifici protetti dai sistemi suddetti durante violenti terremoti, in vari paesi (USA, Giappone, Cina, ecc.). Nella Fig. 29 è mostrato lo stato di una delle due ali fondate convenzionalmente dell’ospedale Lushan dopo il terremoto del 20 aprile 2013, mentre nella Fig. 30 è mostrato quello della terza ala, isolata sismicamente.

In conclusione, nel ribadire la necessità e l’urgenza di attuare corrette politiche di prevenzione simica, spero di aver chiarito che le più efficaci moderne tecnologie per proteggere il nostro edificato, sia di nuova costruzione che esistente, esistono e le abbiamo pure in Italia, nonché che, anche in Italia, abbiamo la sufficiente esperienza per applicarle (sia pure con le debite accortezze). I costi aggiuntivi relativi all’utilizzazione di tali tecnologie agli edifici, sia di nuova costruzione che esistenti, sono limitati, se non addirittura assenti, perché, con esse, la sovrastruttura può essere più “leggera”.

In ogni caso, ovviamente, se si decide di intervenire su edifici esistenti, qualcosa occorre essere disposti a spendere: ma anche la vita ha valore, credo!
E, con moderni sistemi antisismici, proteggiamo soprattutto le scuole, che contengono il nostro futuro!

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