SARS-CoV-2 mutato, gli esperti rassicurano: “Allarmismo ingiustificato: non ci sono prove che sia più letale e i vaccini funzioneranno lo stesso”

"Non ci sono prove che questa mutazione renda il virus più letale o gli consenta di sfuggire ai vaccini. Si tratta di mutazioni che fanno crescere la sua contagiosità"
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Dall’inizio della pandemia SARS-CoV-2 ha avuto migliaia di mutazioni genetiche: una, che non è quindi né la prima né probabilmente l’ultima, sta mettendo in fibrillazione il mondo intero, con blocco immediato dei voli da e per in Regno Unito (dove si è diffusa la variante) e con interrogativi, per ora senza risposte certe, sull’efficacia della campagna vaccinale che sta partendo in tutti i Paesi.

Non ci sono prove che questa mutazione renda il virus più letale o gli consenta di sfuggire ai vaccini. Si tratta di mutazioni che fanno crescere la sua contagiosità,” rassicura Giorgio Palù, virologo dell’università di Padova e presidente dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco. Da parte del Regno Unito, sostiene l’esperto in un’intervista a La Stampa, c’è stato “un eccesso di prudenza, figlio di una visione allarmistica della pandemia. Dal prototipo di Wuhan sono già avvenute migliaia di mutazioni, che ci consentono di tracciare l’evoluzione del virus e classificare i diversi genotipi, che hanno un unico progenitore. Finora nessuna di queste mutazioni è stata correlata con un aumento della virulenza, cioè con una capacità del virus di fare più male, di uccidere di più“. Riguardo alle vaccinazioni che partiranno anche in Italia nei prossimi giorni, “bisogna arrivare a una immunizzazione tra il 65% e il 70% della popolazione, è l’unico modo per proteggere dall’infezione anche chi non si vaccina“, mentre sul rientro a scuola il 7 gennaio 2021 Palù ha pochi dubbi: “Sono contrario. Un mio recente studio dimostra che il rialzo esponenziale dei contagi in autunno si è generato dopo il 14 settembre, quando è cominciato l’anno scolastico. A mio avviso, per le scuole superiori e per le università è meglio evitare la ripresa il 7 gennaio“.

Sulla stessa linea Paola Stefanelli, che dirige il reparto malattie prevenibili da vaccinazione dell’Istituto superiore di sanità: “Non c’è alcuna evidenza scientifica al momento di un’inefficacia del vaccino” per la variante scoperta nel Regno Unito, “e non siamo nemmeno in grado di dire che un vaccino possa funzionare meglio di un altro,” ha precisato in un’intervista a La Repubblica. Per l’esperta “non esiste assolutamente” una prova di maggiore gravità della malattia causata dalla variante: “Anche i due casi identificati al Celio hanno una sintomatologia molto lieve. E del resto i casi inglesi di infezione non sono diversi da quelli provocati dal coronavirus senza mutazione“. Cosa fare ora? “A maggior ragione andranno mantenute le norme comportamentali di sicurezza. Se si diffonde un ceppo così tanto più trasmissibile, a maggior ragione bisogna stare distanti, indossare la mascherina e lavarsi le mani“.

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