Oggi, 21 dicembre 2020, è il giorno dell’anno con il minore numero di ore diurne e con la notte più lunga: alle ore 10:02 UTC (11:02 ora italiana) inizia ufficialmente la stagione fredda con il Solstizio d’Inverno, cioè il momento nel corso del moto annuale di rivoluzione della Terra in cui convenzionalmente inizia l’inverno astronomico. “Fin dall’antichità, i popoli si sono ben presto accorti che segnando l’altezza del Sole, con un bastone, alla stessa ora nei vari giorni dell’anno, questa altezza non rimaneva costante: tale altezza era massima in estate e minima in inverno. Dall’inverno all’estate, l’altezza del Sole cresce fino a un massimo, sembra fermarsi, e poi ricomincia a scendere. D’inverno si arriva al punto minimo: il Sole sembra fermarsi per poi cominciare a salire,” spiega ai microfoni di MeteoWeb Sandro Bardelli, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Astrofisica.
Il termine solstizio, deriva infatti dal latino “sol” (sole) e “sistere” (fermarsi). “La cosa interessante è che il solstizio si verifica nel periodo in cui veniva celebrata la festa romana del Dies Natalis Solis Invicti che segna la rinascita del Sole. La luce ricominciava a vincere di nuovo sulle tenebre,” afferma Bardelli. “Il 21 il Sole sembra rimanere in basso, fermo, e successivamente rinasce, torna su, e guarda caso questa festa romana veniva festeggiata il 25, data che poi i cristiani hanno associato al Natale“.
“Un’altra cosa interessante – ricorda l’esperto – è che, nonostante la credenza popolare, in realtà Santa Lucia non è il giorno più corto che ci sia: ciò era vero prima della riforma del calendario, dello spostamento di 10 giorni, quando si è passati dal 4 al 15 ottobre per compensare i ritardi dell’orbita“. Comunque, conclude Bardelli, “Santa Lucia rimane un giorno atipico, perché la notte cade prima dal punto di vista dell’ora: il giorno non dura meno ma la notte, come orario, arriva prima“.
Cos’è il solstizio?
Il solstizio è causato dalla diversa inclinazione dell’asse di rotazione della Terra rispetto al piano dell’eclittica (piano dell’orbita su cui il nostro pianeta ruota intorno al sole). Questa differenza causa, nel corso dell’anno, un moto apparente del Sole nel cielo terrestre, che nel nostro emisfero fa sì che raggiunga il suo punto di elevazione massima rispetto all’orizzonte in corrispondenza del solstizio d’estate e quella minima nel solstizio d’inverno. Nonostante i solstizi ricorrano ogni anno con cadenza annuale, si tratta, in realtà, di un artificio introdotto dai nostri calendari: la data esatta tende a ritardare di circa 6 ore ogni anno ed è per questo che sono stati creati gli anni bisestili che servono proprio a recuperare il ritardo accumulato (24 ore ogni 4 anni), evitando che si crei una sfasatura tra il nostro calendario e le variazioni climatiche stagionali.
I due solstizi – come nel caso degli equinozi – non cadono sempre lo stesso giorno, ma in genere tra il 20 e il 23 del primo mese della stagione (dicembre per l’inverno). I solstizi d’inverno capitano quasi sempre il 21 o 22 dicembre ma ci sono anni particolari in cui può accadere anche il 20 o il 23 dicembre (l’ultima volta che un solstizio di inverno è stato il 23 dicembre era il 1903 e la prossima non dovrebbe capitare prima del 2300).
Il solstizio d’inverno – per chi vive nell’emisfero boreale – è il momento in cui il Polo Nord è il più distante possibile dal Sole quindi (in relazione al suo asse); il solstizio d’estate è quello in cui è più vicino (per chi si trova nell’emisfero australe il fenomeno è identico ma a giorni invertiti).
Cos’è il solstizio d’inverno?
Il termine solstizio, deriva dal latino “sol” (sole) e “sistere” (fermarsi): significa “sole stazionario”, e in astronomia, il momento in cui il Sole raggiunge, nel suo moto apparente lungo l’eclittica, il punto di declinazione massima o minima, rispettivamente nel mese di giugno e dicembre. Il solstizio ritarda ogni anno circa 6 ore rispetto all’anno precedente, più precisamente di 5 ore 48 minuti e 46 secondi, e si riallinea forzosamente ogni 4 anni, in corrispondenza dell’anno bisestile, introdotto per evitare la progressiva divergenza delle stagioni con il calendario.
Nel giorno del solstizio d’inverno, i raggi del Sole arrivano a noi fortemente inclinati e “indeboliti”, l’insolazione è minima, e le ore di luce sono poche. Il motivo va ricercato nell’inclinazione dell’asse terrestre rispetto al piano di rivoluzione terrestre. Intorno al 21 dicembre, l’inclinazione rispetto a questo piano è massima, e l’emisfero boreale riceve meno irraggiamento. Quanto più ci si sposta verso nord, partendo dall’equatore, quanto più sarà corta la durata del giorno.
Il solstizio d’inverno è anche il giorno in cui si ha la maggior differenza fra la durata del dì e della notte. Nell’emisfero australe, accade esattamente l’opposto: a quelle latitudini è il solstizio d’estate.
Il moto del Sole (bisognerebbe parlare in realtà di “moto apparente”, perché come sappiamo è la Terra a muoversi), tornerà a cambiare pochi giorni dopo il solstizio, con relativo allungamento delle giornate.
E’ per questo che da millenni i giorni intorno al solstizio sono segnati da importanti feste e celebrazioni, di cui il Natale è solo uno dei tanti esempi.
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