Il terremoto registrato nel veronese questo pomeriggio potrebbe essere collegato con quello di Milano del 17 dicembre, di magnitudo 3.8, e con quello di Scoglitti (Ragusa) del 22 dicembre, di magnitudo 4.4. Per capirlo è sufficiente analizzare la sismicità dell’area in cui si sono verificati i terremoti in questione. Partiamo da quello di Verona di oggi. Inizialmente si era pensato potesse essere collegato all’altro forte sisma della giornata, ovvero quello avvenuto in Croazia, ma l’Ingv ha chiarito che potrebbe non esservi alcun nesso.
Sono state in tutto tre le scosse registrate dai sismografi dell’Ingv in Veneto: la prima alle 14.02 con magnitudo 3.4 della Scala Richter, la seconda alle 14.44 con magnitudo 2.8 Richter, e una terza, la più forte di magnitudo 4.4 avvertita chiaramente nell’intera area Veneto-Lombarda, sempre col medesimo epicentro a Salizzole a 22 chilometri a sud di Verona. La profondità dell’ipocentro si colloca per le tre scosse a una profondità di 12 chilometri. Al momento non si hanno notizie di danni a persone o cose. La scossa più forte è stata registrata alle ore 15.37 dai sismografi dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.
L’area della Bassa Veronese non è classificata dalla mappa del rischio sismico italiano tra le più critiche, tuttavia storicamente, i geologi e gli storici identificano proprio in quell’area l’epicentro dell’apocalittico terremoto del 1117, testimoniato da innumerevoli cronache del tempo. Il sisma medievale fu in grado di distruggere il 90% degli edifici della città di Verona e il 50% dell’edificato nell’urbe patavina. Pare abbia pure generato un maremoto a seguito del quale Metamauco, insediamento veneziano più antico oggi Malamocco, fu sommersa e abbandonata progressivamente a vantaggio delle insulae che attualmente costituiscono la città storica di Venezia. Tornando allo sciame sismico odierno, Trenitalia fa sapere di avere, in via precauzionale e per verifiche, sospeso il traffico ferroviario nell’area interessata
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Sono stati condotti esperimenti di simulazione retrospettiva della previsione considerando l’intervallo di tempo in cui il catalogo è sufficientemente completo per l’applicazione dell’algoritmo CN (ovvero gennaio 1954 – dicembre 1997, per le regioni centro-meridionali, e gennaio 1964 – dicembre. 1997, per la regione del Nord). I risultati delle previsioni future vengono regolarmente forniti dal gennaio 1998″.
Il monitoraggio CN funziona dunque grazie ad un algoritmo che ‘lavora’ e processa dati in base alla sismicità locale. Si tratta di una sorta di black box (la classica scatola nera), nel quali confluiscono dati di terremoti e dal quale escono previsioni, che fino a questo momento si sono rivelate attendibili. La criticità per l’Adria Region è stata segnalata sia a luglio che a settembre 2020 da CN (http://www.mitp.ru/en/cn/CN-
Scosse di assestamento e altri falsi miti
In questi giorni, da quando i terremoti stanno interessando più punti d’Italia e di nazioni limitrofe, molti media hanno ripreso a parlare di ‘scosse di assestamento’. In merito il prof. Panza ha precisato più volte, sulle pagine del nostro giornale, che si tratta di un’espressione formalmente scorretta. L’esperto aveva formulato per la Treccani la definizione della voce “Terremoti. Previsione dei terremoti”, nella quale si legge: “In realtà, i terremoti dipendono dalle variazioni del campo degli sforzi, ma tale dipendenza è complessa, come è dimostrato dal fatto che le repliche (spesso erroneamente indicate come scosse di assestamento) avvengono sovente lungo piani dove gli sforzi dovrebbero essere ridotti dopo l’evento principale”. Per approfondire: