L’attesa del vaccino anti Covid si fa sempre più trepidante. La speranza, per molti, è che con l’arrivo del tanto agognato farmaco si possa allentare la tensione, il rischio e dunque anche le misure utili a contenere i contagi. Ma sarà effettivamente così? Con l’avvio della vaccinazioni, che in Italia saranno su base volontaria e in una fase iniziale saranno dedicate alle fasce più a rischio, saremo davvero al sicuro? La risposta non è poi così semplice e soprattutto lineare.
Partiamo da qualcuno a cui nessuno pensa quando si parla di vaccini: chi ha già avuto il Covid è opportuno che si sottoponga a vaccinazione? “Io credo che non ci siano elementi per escludere da un programma vaccinale le persone che hanno già contratto la malattia e sono guarite“, ha dichiarato il presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli. “Non sappiamo ancora quanto dura la vaccinazione conferita dall’infezione – ha aggiunto Locatelli – quindi per quanto non siano la popolazione prioritaria, non vedo ragione per escluderli da un programma di vaccinazione”.
La ‘credibilità’ del vaccino, dalla fake delle cellule di feti abortiti al mercurio
Le fake news, tanto care al popolo del web e non solo, non potevano certo risparmiare i vaccini utili a frenare la pandemia di Covid-19. Se ne potrebbe fare un lungo elenco. I vescovi inglesi, ad esempio, hanno dovuto rassicurare i fedeli sul fatto che non si commette un peccato a vaccinarsi, nonostante il vaccino sia ottenuto utilizzando le cellule di un feto abortito. Già. Molti dei vaccini di nuova generazione, come anche farmaci innovativi come gli anticorpi monoclonali e numerose terapie anticancro, utilizzano linee di cellule modificate in modo da essere ‘immortali’ e perciò sempre disponibili in ogni laboratorio di ricerca.
Le più celebri tra queste cellule appartengono a Henrietta Lacks, una donna americana morta per un tumore nel 1951, si chiamano HeLa e sono un riferimento mondiale nella ricerca sui tumori. La linea cellulare utilizzata nella ricerca su molti dei vaccini utili a combattere il Covid-19 si chiama HeK 293 (Human embrionic Kindney 293) ed è stata ottenuta negli anni ’70 a partire dalle cellule di un feto abortito. Queste linee cellulari, indispensabili alla ricerca sono utilizzate nella ricerca sui vaccini di nuova generazione, basati sul materiale genetico del virus, come quelli di Oxford e AstraZeneca, della Johnson & Johnson e dell’italiana ReiThera. Sono vaccini che si basano su un adenovirus reso inoffensivo dopo la privazione del gene che gli permette di replicarsi. “Quel gene è stato trasferito nella linea cellulare Hek 293 e si è integrato nelle cellule, rendendole immortali”, precisa Luigi Aurisicchio, amministratore delegato e direttore scientifico dell’azienda biotech Takis, che sta lavorando a un vaccino anti Covid-19. “Nella ricerca sul vaccino – precisa – il nuovo coronavirus viene amplificato su queste cellule e poi viene purificato: alla fine nel vaccino non c’è alcun residuo delle cellule”.
A ragion del vero, vi sono delle varianti, come ad esempio la possibilità di utilizzare un’altra linea cellulare chiamata Perc-6, derivata da cellule della retina ottenute da un feto abortito. “Si usano le cellule embrionali – osserva Aurisicchio – perché si amplificano più facilmente di un organismo adulto. La possibilità di utilizzarle ha rivoluzionato la medicina, fornendo farmaci biologici, anticorpi virus utilizzati come navetta per consegnare nelle cellule geni sani e correggere in questo modo difetti genetici”.
Vi sono poi altre tecnologie che si basano sulle proteine che sono sulla superficie del virus, come la Spike, l’arpione molecolare che il virus SarsCoV2 utilizza per agganciare le cellule. La proteina in questione viene fatta produrre a cellule di ovaio di criceto Cho (Chinese hamster ovary), di largo utilizzo nella ricerca sugli anticorpi monoclonali e farmaci anticancro. Le proteine così’ ottenute vengono purificate con adiuvanti, come alluminio e saponina per facilitare l’induzione della risposta immunitaria.
“Facciamo sacrifici ora: a gennaio arriva il vaccino”
Da gennaio arriva il vaccino. E non abbiamo altra scelta che fidarci, a prescindere se decideremo di sottoporci a vaccinazione oppure no. Perché questa luce in fondo il tunnel la aspettiamo come i fedeli attendono il Messia. E dato che anche a Natale manca poco, tra scienza, religione e politica non ci rimane altro che metterci l’anima in pace e attendere, tra sacrifici richiesti e altri necessari.