Accadde oggi: l’11 gennaio 1996 veniva atrocemente ucciso il piccolo Giuseppe Di Matteo, oggi avrebbe 40 anni

Sono passati 25 anni dall'atroce omicidio di Giuseppe Di Matteo, sciolto nell'acido da un branco di mafiosi: numorosi oggi gli eventi per ricordarlo
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Quello che per tutti noi è ormai il ‘piccolo’ Giuseppe Di Matteo oggi avrebbe quasi 40 anni. Ne avrebbe compiuti 15 pochi giorni dopo la sua morte, una morte atroce, che nessuno augurerebbe nemmeno al suo peggior nemico. Eppure i nemici di suo padre lo considerarono giusto: lo sciolsero nell’acido dopo averlo ucciso con una corda avvolta intorno al collo, per vendetta, con una brutalità bestiale e meschina, operata da uomini di mafia, che si autodefiniscono uomini d’onore pur senza nemmeno sapere cosa sia l’onore. Aveva la passione per i cavalli, Giuseppe. E venne rapito un pomeriggio di novembre del 1993 proprio in un maneggio a Piana degli Albanesi, dove si presentò un gruppo di mafiosi inviato da Giovanni Brusca. Trasvestiti da agenti della Dia, come ha raccontato Gaspare Spatuzza, i rapinatori fecero credere al povero ragazzino, allora dodicenne, di essere venuti a prenderlo per condurlo dal padre Santino, collaboratore di giustizia.

Quando Giuseppe sentì il nome del padre fece i salti di gioia: voleva rivederlo. “Siamo apparsi degli angeli invece eravamo dei lupi“, ammetterà Spatuzza dopo anni. Un branco di lupi che lo tenne nascosto per poco più di  un anno, spostandolo, a bordo di vecchi furgoncini, tra diversi covi, per lo più masserie isolate delle province di Palermo, Trapani e Agrigento. Fino all’ultima prigione, quella terribile di San Giuseppe Jato, dove la vita di Giuseppe si spense per sempre, a causa di un branco di uomini senza dignità. L’obiettivo, nella mente deviata dei mafiosi, era convincere Santino Di Matteo a ritrattare le accuse verso i suoi ex sodali, e smettere di rivelare i retroscena della strage di Capaci, nella quale perse la vite il giudice Falcone, la sua moglie e la scorta. Dopo la condanna all’ergastolo per l’omicidio di Ignazio Salvo, Giovanni Brusca decise che il ragazzino doveva morire. “Alliberateve de lu cagnuleddu“, “sbarazzatevi del cagnolino” ordinò al fratello Enzo, a Vincenzo Chiodo e a Giuseppe Monticciolo.

E’ stato proprio il suo assassino, Vincenzo Chiodo, ha raccontare gli ultimi istanti di vita del piccolo Giuseppe, ucciso dopo 25 mesi di prigionia: “Il bambino si è messo faccia al muro. Io ci sono andato da dietro e ci ho messo la corda al collo. Tirandolo con uno sbalzo forte, me lo sono tirato indietro e l’ho appoggiato a terra…Enzo Brusca si è messo sopra, e Monticciolo si è messo sulle gambe del bambino per evitare che si muovesse. Il bambino non ha capito niente, era molto molle sembrava fatto di burro. L’abbiamo messo nell’acido e ce ne siamo andati“. A dormire, come se nulla fosse. Condannati all’ergastolo quali mandanti oltre Spatuzza e Brusca altri uomini di primo piano di Cosa nostra come Giuseppe Graviano, Leoluca Bagarella, Matteo Messina Denaro. Condannati pure gli esecutori, Enzo Brusca, Chiodo e Monticciolo.

Grazie all’impegno del fratello di Giuseppe, Nicola, l’11 gennaio sarà dedicato a ricordare la figura e il sacrificio del piccolo tra i comuni di Altofonte, paese in cui era nato, e San Giuseppe Jato, dove è morto. “Oggi Giuseppe avrebbe quarant’anni – dice il sindaco di Altofonte Angelina De Luca all’incirca la mia età. Per noi, allora ragazzini del paese, la sua scomparsa e poi la morte è sempre stata un trauma incancellabile. Ma è solo andando sul luogo del suo martirio, nel casolare di Giambascio, che ci si rende conto della brutalità e della desolazione di questa immane tragedia”.

Ecco il programma delle iniziative di oggi: alle 10 nel Salone parrocchiale della Chiesa madre di Altofonte si terrà la cerimonia commemorativa al quale parteciperanno tra gli altri l’assessore regionale all’Istruzione e Formazione professionale Roberto La Galla, il presidente della Commissione parlamentare antimafia dell’Ars Claudio Fava. In collegamento ci saranno Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare antimafia e Cinzia Leone, vicepresidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio e la violenza di genere. Poi la commemorazione proseguirà a San Giuseppe Jato nella masseria di Gambascio in cui fu ucciso Giuseppe, divenuta oggi Giardino della Memoria. Infine alle 12,30 in piazza Falcone e Borsellino avverrà la scopertura di una mattonella commemorativa con gli insegnanti e gli alunni coinvolti nel campo estivo di Libera dedicato al ricordo di Giuseppe Di Matteo.

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