“Nella sua Teoria della relativita’ generale, Albert Einstein predisse l’esistenza dei wormhole, che collegano due punti nello spazio o nel tempo, ma finora la loro esistenza non e’ stata ancora dimostrata“, afferma Mikhail Piotrovich dell’Osservatorio Astronomico Centrale in Russia. Ora Piotrovich e colleghi hanno condotto uno studio, pubblicato sulla rivista Monthly Notices della Royal Society, che dimostra che alcuni buchi neri supermassicci potrebbero rappresentare la via d’accesso a un wormhole, una struttura chiamata anche ponte di Einstein-Rosen, caratteristiche topologiche dello spazio-tempo, in grado di permettere il passaggio verso parti distanti dell’Universo.
Il team ha esaminato il tipo di energia e le radiazioni prodotte da eventi cosmici particolari chiamati AGN, o nuclei galattici attivi. Il gruppo di ricerca ha analizzato l’AGN piu’ vicino, che si trova nella galassia Centaurus A, che dista circa 13 milioni di anni luce dalla Terra, nella costellazione del Centaurus. “I buchi neri al centro di alcune galassie molto luminose, conosciuti come nuclei galattici attivi o AGN – continua l’esperto – potrebbero essere attraversabili, anche se sono circondati da radiazioni ad alta intensita’, per cui gli esseri umani potrebbero non sopravvivere al viaggio“. L’astronomo ribadisce che wormhole e buchi neri sono molto simili per densita’ e forza gravitazionale, ma, mentre non esiste via di fuga dai buchi neri, i ponti di Einstein-Rosen avrebbero un’entrata e un’uscita che collegano due punti distinti dell’Universo.
“Ipotizziamo che la materia in grado di entrare nel wormhole nelle due direzioni potrebbe entrare in collisione – osserva lo scienziato – e questa collisione provocherebbe l’espansione di sfere di plasma da entrambe le bocche del wormhole alla velocita’ della luce e a trilioni di gradi Celsius, il che potrebbe produrre raggi gamma di 68 milioni di elettronvolt. Queste esplosioni potrebbero essere rilevate da alcuni osservatori, come il telescopio spaziale Fermi della NASA”. “Sappiamo davvero molto poco della struttura interna dei wormhole – sottolinea il ricercatore – e soprattutto non sappiamo ancora con certezza se esistano davvero. Se gli uomini dovessero viaggiare verso questi nuclei galattici, sarebbe possibile aprire una nuova strada nel volo spaziale, e potenzialmente nell’ambito dei viaggi nel tempo”. “Si tratta comunque di oggetti attraversati da radiazioni fortissime – conclude Piotrovich – e il piu’ vicino si trova a 13 milioni di anni luce, per cui e’ davvero improbabile che riusciremo ad assistere all’esplorazione di questi fenomeni nei tempi brevi, ma siamo davvero convinti che siano elementi cosmici davvero interessanti”.