Ci auguravamo che il 2021 potesse essere migliore del 2020 e se il buongiorno si vede dal mattino, ma prima buona notizia dell’anno è arrivata: dopo 40 anni il buco dell’ozono in Antartide si è richiuso. Ad annunciarlo sono stati gli scienziati della World Meteorological Organization. L’Omm ricorda che “è stato il buco più duraturo e uno dei più grandi e profondi dall’inizio del monitoraggio”, ed era cresciuto rapidamente da metà agosto scorso, raggiungendo il suo picco proprio del 2020, arrivando a misurare circa 24,8 milioni di chilometri quadrati. Tanto da ‘coprire’ quasi tutto il continente antartico. A causare il buco dell’ozono era stato un vortice polare forte, stabile e freddo, oltre a temperature molto rigide nella stratosfera. Ovvero proprio i medesimi fattori che si sono ripresentati nel 2020, causando appunto un’ulteriore estensione del buco.
Alla fine di dicembre, dunque ancora nel nefasto 2020, il buco si è chiuso “dopo una stagione eccezionale a causa delle condizioni meteorologiche naturali e della continua presenza di sostanze che riducono lo strato di ozono nell’atmosfera“.
“Le ultime due stagioni del buco dell’ozono antartico dimostrano la sua variabilità di anno in anno e migliorano la nostra comprensione dei fattori responsabili della sua formazione, estensione e gravità“, ha spiegato in una nota Oksana Tarasova, capo della divisione di ricerca sull’ambiente atmosferico dell’Omm. Il pericolo, dunque, non è ancora scampato e i livelli di ‘normalità’ non sono ancora stati raggiunti. Gli esperti auspicano dunque in un’azione internazionale continua “per applicare il protocollo di Montreal“, siglato nel 1987, che vieta le emissioni di sostanze chimiche che riducono lo strato di ozono.