Il 20 gennaio è sempre il giorno dell’insediamento del nuovo presidente americano alla Casa Bianca ed è, infatti, chiamato Inauguration Day.
Nel 2021 sarà Joe Biden a prestare giuramento a Capitol Hill insieme alla vice-presidente eletta Kamala Harris, in una cerimonia che differisce da tutte le precedenti a causa delle misure anti-Covid e per l’assenza dell’ex presidente Trump, che si è rifiutato di presenziare al passaggio di consegne.
Ma perché il giorno dell’insediamento è sempre il 20 gennaio?
La risposta è da cercarsi nel complesso sistema elettorale americano e nello speciale emendamento alla Costituzione che, da più di 80 anni, fa di questa data il giorno prestabilito dell’insediamento del Presidente americano.
Le misure per l’insediamento di Joe Biden
Il 20 gennaio segna l’inizio del mandato di Joe Biden come 46esimo presidente degli Stati Uniti e di Kamala Harris come vice presidente.
Il giorno del passaggio delle consegne ha, in questo caso, caratteristiche diverse rispetto al passato per due motivi principali: da una parte a causa delle misure anti-Covid19 e dall’altra perché il presidente uscente Trump non sarà presente a Capitol Hill a fianco dei suoi predecessori Carter, Clinton, Bush e Obama per applaudire il nuovo presidente.
Questa scelta politica non ha precedenti nella moderna storia degli Stati Uniti e deriva dalla volontà del tycoon di non rinunciare alla linea “Stop the Steal” con la quale da mesi impugna la presunta frode elettorale avvenuta ai suoi danni nelle scorse presidenziali USA.
Il pericoloso clima istigato dalla linea aggressiva di Trump, che ha portato all’assalto del Congresso di poche settimane fa e alla morte di 5 persone, ha determinato un quantitativo di misure di sicurezza per rafforzare l’Inauguration Day anch’esso senza precedenti: il Pentagono ha, infatti, autorizzato il dispiegamento fino a 25.000 uomini della Guardia Nazionale posti a difesa della cerimonia di giuramento e dell’insediamento del presidente eletto Biden.
Per quanto concerne, invece, le misure anti-Covid, l’afflusso del pubblico sarà limitato e gli spettatori saranno distanziati e indosseranno la mascherina.
A sostituire il pubblico vi saranno 200.000 bandiere americane, un “field flags” illuminato da 56 fasci differenti di luce per rendere omaggio agli oltre 400.000 americani morti a causa della pandemia e per ribadire l’unione degli Stati e dei territori americani davanti a una crisi senza precedenti.
Come avviene la cerimonia di insediamento
La cerimonia pubblica di insediamento si tiene a Washington davanti al Campidoglio, la sede del Congresso degli Stati Uniti d’America.
Presteranno giuramento come presidente Joe Biden, che diventerà il più anziano presidente Usa con i suoi 78 anni, e come vice-presidente Kamala Harris, la prima donna in questo ruolo.
Come tutti i suoi predecessori nel corso della cerimonia Biden, giurando sulla Bibbia di Lincoln a Capitol Hill, pronuncerà il giuramento seguendo queste parole: “Giuro solennemente che eseguirò fedelmente l’Ufficio di Presidente degli Stati Uniti, e lo farò al meglio delle mie capacità, conserverò, proteggerò e difenderò la Costituzione degli Stati Uniti. Che Dio mi aiuti.”
Solo a questo punto inizierà il mandato di Biden che potrà essere rinnovato solamente per una seconda volta come stabilito dalla Costituzione americana.
Le tappe dell’insediamento presidenziale
La laboriosità del passaggio di consegne è in parte frutto della complessità stessa del sistema elettorale americano che prevede per tutti i passaggi un giorno preciso.
Il procedimento istituzionale disciplina queste date per il passaggio dei poteri:
- Le elezioni presidenziali si svolgono sempre il martedì successivo al primo lunedì di novembre.
- Entro l’8 dicembre devono essersi risolte tutte le dispute e le contestazioni sul voto di ciascuno degli Stati e quindi entro questa data devono avvenire i riconteggi e i ricorsi ai tribunali.
- Il 14 dicembre i grandi elettori devono votare per il presidente, ossia per il candidato scelto dal voto popolare del loro Stato.
- Il 6 gennaio la Camera dei rappresentanti e il Senato si riuniscono in seduta comune a Washington DC per conteggiare i voti elettorali e quando viene superata la soglia dei 270 voti dei grandi elettori, il presidente del Senato annuncia il risultato e il nome del candidato che ha ottenuto i voti necessari per essere il nuovo presidente.
- Il 20 gennaio è l’Inauguration Day, il giorno il cui il presidente uscente accoglie il presidente eletto alla Casa Bianca e in cui si svolge la cerimonia di insediamento presieduta dal giudice a capo della Corte Suprema e alla presenza di tutti i presidenti precedenti ancora in vita.
Perché il giorno dell’insediamento è sempre il 20 gennaio
Il giorno dell’insediamento del nuovo capo di Stato avviene il 20 gennaio come stabilito da un emendamento speciale della Costituzione. Da più di 80 anni, infatti, questa data è il “giorno dei presidenti americani”.
La tradizione iniziò nel 1937, a seguito delle consultazioni del 1936 in cui fu rieletto Franklin Delano Roosevelt (unico presidente USA ad essere stato eletto per più di due mandati consecutivi), le uniche eccezioni a questa data di insediamento furono quelle di Johnson, vice-presidente entrato in carica al momento dell’omicidio di J.F. Kennedy e di Ford, che subentrò dopo il dimissionario Nixon.
Il tutto nacque da un emendamento alla Costituzione USA, il numero 20 che fu ratificato il 23 gennaio del 1933 e riporta nella prima sezione questo testo: “Il mandato del Presidente e il mandato del Vicepresidente avranno termine a mezzogiorno del 20 gennaio, mentre quelli dei senatori e dei rappresentanti cesseranno alle dodici del 3 gennaio degli anni in cui scadrebbero i rispettivi mandati se il presente Articolo non venisse ratificato; nello stesso momento avrà inizio il mandato dei rispettivi successori.”
Prima di allora, la cerimonia, già dal secondo giuramento di George Washington, si svolgeva il 4 marzo dell’anno successivo a quello delle elezioni, per consentire di contare i voti (operazione che richiedeva molto più tempo in passato, dato che le schede elettorali dovevano essere portate a dorso di cavallo per tutto il Paese) e anche a causa del tempo necessario per il trasferimento del presidente eletto alla Casa Bianca.
Una delle altre ragioni che spinsero i padri fondatori a stabilire un periodo di attesa tra le elezioni e l’insediamento del nuovo presidente era il fatto che spesso il presidente uscente aveva idee molto diverse rispetto al nuovo e che era necessario per quest’ultimo avere un margine di tempo per poter valutare con attenzione le nomine dello staff e facilitare la transizione al nuovo governo.
Tuttavia, il rovescio della medaglia era da ricercarsi nello scarso margine di manovra politica e legislativa che il presidente uscente si trovava ad avere il quel lasso di tempo, in cui diveniva il cosiddetto “lame duck” (anatra zoppa), proprio a causa della mancanza di maggioranza all’interno del Congresso e quindi dell’impossibilità di essere pienamente in grado di esercitare il suo potere.
Si decise quindi nel 1933 di ridurre il periodo da 4 mesi a meno di 3 mesi con l’emendamento 20 alla Costituzione che venne per l’appunto detto il “lame duck amendment”.
Il cambiamento non avvenne casualmente agli inizi degli anni ’30, anzi, proprio il particolare periodo storico diede una spinta alla ratificazione dell’emendamento, poiché l’onda lunga del crack del ’29 (il crollo della borsa valori del 29 ottobre 1929) aveva portato alle conseguenze infauste della Grande Depressione, ed era necessario che il capo di Stato fosse messo il prima possibile nelle condizioni di realizzare quelle riforme economiche di cui il Paese aveva disperatamente bisogno e che si tradussero nel “New Deal”: il piano di riforme economiche e sociali promosso proprio da Roosevelt dal 1933.