Il Ladakh Himalayano: nicchia culturale dei Dardi e paradiso degli scalatori

"Terra degli alti valichi": così è chiamato il Ladakh, l'avamposto più remoto dell'India dove vivono i Dardi, i discendenti delle campagne di conquista di Alessandro Magno
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Il Ladakh è una straordinaria regione indiana chiamata in molti modi diversi da “piccolo Tibet”, a “paradiso della pace”, a “terra degli alti valichi”.
È qui che si trovano i villaggi della popolazione dei Dardi, che conservano i caratteri europei grazie a 2000 anni di isolamento culturale, ed è dalla capitale del Ladakh, Leh, che si può partire per escursioni straordinarie alla scoperta dei monasteri tibetani, delle cime scalabili dell’Himalaya anche da alpinisti non esperti e alla volta di cacce fotografiche per catturare scatti di animali unici come lo yak e il leopardo delle nevi.

Leh la capitale dell’Himalaya indiano

ladakhNella regione del Ladakh, in India, si trova Leh la capitale dell’Himalaya indiano; sebbene la città sorga in una valle a nord del fiume Indo, all’interno dello Stato del Jammu e Kashmir, la sua altitudine si colloca a 3.500 metri di quota.

In passato la città era base di partenza per le carovane che attraversavano le catene himalayane fino ad arrivare in Cina, oggi, invece, è la base di partenza dei visitatori che vogliano visitare il Ladakh ed è un centro strategico militare per la difesa dei confini indiani con Pakistan e Cina.

Leh è quindi l’avamposto più remoto del Paese e solo a metà degli anni ’70 le autorità di Nuova Delhi decisero di aprirla al pubblico dei turisti, inaugurando una stagione di viaggiatori con lo zaino in spalla e di giramondo che ancora oggi scelgono questa meta esotica per un’esperienza economica e fuori dal comune.

Cosa vedere a Leh

Leh PalaceLeh è una piccola città di circa 30.000 persone in rapida crescita, la strada principale è una sola la Main Bazaar Road e si affaccia con la sua forma a L sul castello.
Fort Road, invece, in dolce declino è la strada delle attività turistiche, fiancheggiata da hotels, ristoranti, negozi di souvenir e agenzie di viaggio.

Il castello, il Leh Palace, domina la città da uno sperone roccioso; si tratta di un palazzo di 9 piani che è possibile vedere da ogni angolo del circuito urbano, e con le sue forme ricorda il Palazzo Potala del supremo tibetano di Lhasa, d’altronde tutta la cultura del Ladakh evoca la terra del Dalai Lama.

shanti-stupta-lehLeh si adagia sul bordo orientale di una stretta vallata, mentre sulla cresta della collina nella parte occidentale si trova Shanti Stupa, un’elegante cupola costruita nel 1981 dai giapponesi e che simboleggia la pace.

Accanto al tempio buddhista esiste una grande moschea poiché circa il 16% della popolazione del Ladakh è musulmana e per le vie della città all’alba ci si sveglia proprio con il canto del muezzin.

Una visita speciale tra i Dardi

donne dardeDa Leh con uno degli autobus gratuiti messi a disposizione dalla presenza militare sul territorio è possibile raggiungere uno dei villaggi della popolazione dei Dardi, tuttavia, occorre un permesso speciale e talvolta è necessario sottoporsi alle domande dei soldati indiani.

Nella valle di Dha-Hanu, racchiusa tra il Kashmir e il confine pakistano da oltre 2.000 anni vive una popolazione che ha origine indoeuropea: sono i Dardi, chiamati anche “Brok-pa” cioè pastori nomadi; si tratta di un popolo che non conta più di un migliaio di individui sparsi in piccoli villaggi a nord di Kargil e che non hanno nulla in comune con i vicini tibetani e indiani poiché non si sono mai mescolati con altre popolazioni.

Il loro aspetto con i lineamenti occidentali, la pelle chiara e un dialetto simile a quello parlato nell’area di Gilgit, in Asia Centrale, è dovuto all’espansione imperiale di Alessandro Mango nel IV secolo e il loro nome deriva proprio dal famoso storico greco Erodoto, che descrisse la terra dei Dardikai.

ladakh panoramaProtetti dall’inaccessibilità della vallata, hanno conservato un’identità culturale rimasta inalterata dai tempi del loro arrivo.
Il linguaggio, secondo quanto indicato dagli studiosi ha derivazioni russe, sanscrite e parsi (l’antico persiano), le lingue parlate dalle popolazioni ariane che scesero verso l’altopiano indiano in ondate successive di conquiste.

Oltre al linguaggio i Dardi conservano le loro tradizioni ricche di canzoni, favole e proverbi e ogni tre anni una festa di tre giorni ripete la narrazione delle epopee vissute dagli antenati.
Questa festa della fertilità, inoltre, consiste in una settimana di festeggiamenti, danze, banchetti e amore libero tra i membri della comunità, allo scopo di incrementare le nascite mantenendo integro il lignaggio, dato che questo popolo segue l’endogamia e non ammette matrimoni al di fuori della propria ristretta comunità (condizione che protratta da secoli rischia di portare le donne a una ripetuta sterilità).

donna darda

La società darda pratica dunque la poliandria e la forma politica prevede un consiglio di anziani; mentre la religione è una reinterpretazione del buddhismo che intreccia riti che richiamano l’animismo un tempo praticato: i Dardi, infatti, sono rispettosi nei confronti degli animali domestici e cercano di evitare il contatto con le mucche evitando di berne i latte o di usare lo sterco come combustibile.

Una visita tra i loro villaggi permette di incontrare le donne che indossano fiori variopinti sul capo, principalmente rose ed alkekengi oltre agli ornamenti sul collo, mentre vendono la frutta e la verdura che costituisce il loro principale sostentamento.

Trekking himalayano

zanskar fiumePer qualsiasi trekker che si rispetti, il Ladakh costituisce un’opportunità irrinunciabile. Oltre che “paradiso della pace” e “piccolo Tibet” il Ladakh è, infatti, anche detto “la terra degli alti valichi”.

Il Ladakh non è un posto facile e neppure comodo, ma dai pascoli di erba arida punteggiati dai laghi si possono vedere i cieli sgombri dell’Himalaya e i giganti di ghiaccio del Karakorum, e proprio la protezione fornita dalla carena montuosa evita che il territorio risenta del passaggio dei monsoni rendendolo tra maggio e settembre diventa un paradiso per gli escursionisti.

I trekking più interessanti si svolgono nelle oasi verdi della Valle di Markha, tra i nomadi del Changthang Plateau e lungo le rive dei famosi laghi di Tzo Moriri, Tsokar e Pangong; ma imperdibili sono anche quelle tra i monasteri buddhisti che sovrastano le alte rocce nello Sham o nello Zanskar.
Risalire il fiume ghiacciato dello Zanskar è un’esperienza solo per i più avventurosi che non temono le gelide temperature invernali, mentre d’estate vi è l’opportunità di praticare il river rafting tra alcuni dei gorghi navigabili più spettacolari del mondo.

Anche alpinisti non particolarmente esperti possono raggiungere cime che superano i 6000 metri con scalate come quella dello Stok Kangri, il Mentok Kangri o il Chamsher Kangri e sperare di vedere dalla cima del mondo una delle specie più rare da avvistare: il leopardo delle nevi, che è sempre più spesso obiettivo di battute di caccia fotografica per appassionati provenienti da tutto il mondo.

Ma anche coloro che non avessero la fortuna di osservare il leopardo delle nevi in Ladakh avranno la possibilità di osservare uccelli rari ed esotici e mammiferi tra i più rari del pianeta come i meravigliosi esemplari di Yak che popolano queste terre.

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