Addio al generale russo Nikolai Antoshkin: è morto a 78anni uno dei comandanti che contribuirono nel 1986 a contenere le conseguenze del disastro nucleare di Chernobyl.
Nella giornata di sabato, il capo del partito Sergei Navrov aveva reso noto che Antoshkin era stato ricoverato a causa di complicanze causate dal Covid-19 che aveva contratto alla fine dello scorso anno.
Antoshkin nacque il 19 dicembre del 1942, in un piccolo paese della regione del Bashkortostan, tra il fiume Volga e gli Urali meridionali. A 19 anni decise di entrare nell’esercito, scegliendo la scuola di volo e la carriera in Aeronautica.
Antoshkin fu uno dei “liquidatori”, comandante delle operazioni con gli elicotteri inviati sul luogo del disastro per contrastare gli effetti generati dall’esplosione della centrale nucleare: erano piloti che, inizialmente in segreto poi pubblicamente, sorvolarono la zona per giorni, facendo cadere tonnellate di sabbia, argilla, piombo e boro per spegnere l’incendio e combattere, per quanto possibile, la diffusione delle radiazioni, nel tentativo di evitare che arrivassero a contaminare i campi o si propagassero verso l’Europa. L’operazione pericolosissima li espose al fumo e alle radiazioni, al prezzo della loro salute, ma salvò innumerevoli vite umane.
I liquidatori furono almeno 28: tra questi diversi membri delle squadre antiincendio che operavano a terra, morti per avvelenamento da radiazioni nei giorni o nelle settimane successive al loro intervento.
Antoshkin, che all’epoca prestava servizio in un’unità dell’aeronautica militare sovietica dislocata a Kiev, non solo è sopravvissuto, ma dopo una carriera di oltre trent’anni ha scelto la politica: nel 2014 è stato eletto in Parlamento tra le file del partito di maggioranza, Russia Unita.
Tra le onorificenze ufficiali di cui è stato insignito vi è quella di “Eroe dell’Unione sovietica”, per i voli effettuati sopra Chernobyl.