Previsioni Meteo, l’esperto a MeteoWeb: “Quest’anno i Giorni della Merla non saranno i più freddi dell’anno”

Giorni della Merla 2021: come saranno? Potrebbero essere i più freddi dell'anno? Proverbi, tradizioni popolari e previsioni meteo
MeteoWeb

I 3 “Giorni della Merla“, il 29, 30 e 31 gennaio, secondo la tradizione popolare, dovrebbero essere i più freddi dell’anno.
Periodo atteso con speranza dai freddofili, temuto da altri, ogni anno ci si chiede se la tradizione verrà rispettata: difficile stabilirlo con esattezza a priori, perché ciò dipende da ogni singola località. Il picco di freddo non è uguale nelle varie regioni d’Italia e ciò dipende dalle peculiarità climatiche, in parte dal soleggiamento, dall’inerzia termica del mare e dalla traiettoria delle irruzioni fredde, solite verificarsi durante il trimestre invernale.

Per quanto riguarda però il 2021, quelli della Merlasaranno 3 giorni con temperature nella norma o leggermente superiori alla media“, “non dovrebbero essere i più freddi” del 2021: è quanto ha spiegato ai microfoni di MeteoWeb Bernardo Gozzini, direttore scientifico del Consorzio LaMMa, costituito dalla Regione Toscana con il CNR, con sede a Firenze.
Un’irruzione di aria fredda giungerà sul Paese da lunedì prossimo, a partire dal Nord Italia e poi coinvolgendo anche il resto della penisola soprattutto martedì 26 e mercoledì 27, poi da giovedì 28 la temperatura dovrebbe risalire, tornando su valori nella media stagionale,” ha affermato l’esperto: quindi, indicativamente e tendenzialmente, quelli della Merla “saranno 3 giorni con temperature nella norma o leggermente superiori alla media“, “non dovrebbero essere i più freddi” del 2021.

A livello climatologico, ha proseguito Gozzini, “i giorni più freddi dell’anno sono i primi di 10-15 giorni di Gennaio: infatti, già dalla 3ª decade le temperature iniziano a risalire“. Va considerato che varia “la durata del giorno dal 21 dicembre, dal Solstizio d’Inverno: le ore di luce ricominciano ad aumentare, quindi, logicamente, le ore di insolazione aumentano“. “Grosso modo dal 21 dicembre a fine gennaio il Sole ha già recuperato quasi 45 minuti, poco meno di un’ora: con l’aumento delle ore di giorno le temperature tendono a risalire“.

Secondo il direttore scientifico del Consorzio LaMMa, i modi di dire, i proverbi come quello della Merlarappresentano la modalità con la quale nel passato venivano tramandate in modo orale le osservazioni degli agricoltori, soprattutto in riferimento al tempo, molto importante per la loro attività: tramandavano i detti per insegnare a chi veniva quali segnali cogliere e come,” ed hanno quindi un valore più empirico che un preciso o particolare fondamento scientifico: tali tradizioni potrebbero essere correlate a una sorta di individuazione “della fine dell’inverno, proprio perché, in seguito, le ore di Sole aumentano, un po’ come dire ‘questi potrebbero essere gli ultimi giorni più freddi ma poi si va migliorando’, un primo segnale verso la primavera, come in una sorta di esorcizzazione dell’inverno basata sul calendario“: “Potrebbe essere questa la spiegazione più logica” di detti e proverbi su questo periodo dell’anno, ha affermato Gozzini.

In ogni caso, l’esperto ha precisato che tutto varia e “tutto dipende dalla zona: in media a Gennaio a Palermo la temperatura minima è +8/+10°C, mentre la massima intorno a 15-17°C; a Torino si va sotto zero, con -1/-2°C e con massime intorno ai +6/+7°C; a Roma la minima è sugli +8°C in questo periodo, con +10/+11°C di massima“. Senza contare che poi tutto dipende “anche dall’altitudine“.

I “Giorni della Merla”, tra leggende e storie intramontabili

Secondo la leggenda, i “Giorni” di fine gennaio prendono il nome da una merla bianca che si rifugiò dentro un camino per sfuggire al gelo. Dopo tre giorni uscì dal comignolo, completamente nera. Da allora tutti i merli sono neri. La tradizione attribuisce alla “Merla” anche la capacità di prevedere l’andamento delle stagioni successive: se i 3 giorni saranno freddi, la primavera sarà calda e soleggiata. In caso contrario, la primavera tarderà a manifestarsi.

Un’altra leggenda, avente anch’essa per protagonista una merla, spiega l’origine della locuzione “giorni della merla” come se si trattasse di una favola. I suoi personaggi sono una merla completamente bianca e la personificazione di gennaio, freddo e gelido. Gennaio era un mese un po’ dispettoso, che si divertiva a ricoprire il terreno di neve e gelo, non appena la merla si decideva a mettere il becco fuori dalla tana per procacciarsi del cibo. Stufa di questi scherzi, un anno la merla decise di raccogliere molto cibo, in modo da resistere per un mese intero chiusa nella sua tana. Gennaio, allora, che fino a quel momento durava solo 28 giorni, si indispettì e, per punire la merla, aggiunse 3 giorni al suo mese e fece scendere sulla terra il freddo, accompagnato da neve e vento. Presa alla sprovvista, la merla si trovò un rifugio di fortuna in un camino e, terminati i tre giorni, uscì tutta nera, segnando così il futuro piumaggio degli esemplari della sua specie.

Giorni della Merla: credenze popolari e proverbi

I ben noti Giorni della Merla (29, 30, 31 gennaio) per la tradizione popolare sarebbero i tre giorni più freddi dell’anno, ma l’origine della locuzione non è però ben chiara.

Sebastiano Pauli (Modi di dire toscani ricercati nella loro origine; p. 341- Venezia, appresso Simone Occhi MDCCXL, 1740) espone due ipotesi:

“I giorni della Merla” in significazione di giorni freddissimi. L’origine del quel dettato dicon esser questo: dovendosi far passare oltre Po un Cannone di prima portata, nomato la Merla, s’aspettò l’occasione di questi giorni: ne’ quali, essendo il Fiume tutto gelato, poté quella macchina esser tratta sopra di quello, che sostenendola diè il comodo di farla giugnere all’altra riva. Altri altrimenti contano: esservi stato, cioè un tempo fa, una Nobile Signora di Caravaggio, nominata de Merli, la quale dovendo traghettare il Po per andare a Marito, non lo poté fare se non in questi giorni, ne’ quali passò sovra il fiume gelato.

Secondo la versione più conosciuta ed elaborata della leggenda,

una merla, con uno splendido candido piumaggio, era regolarmente strapazzata da gennaio, mese freddo e ombroso, che si divertiva ad aspettare che lei uscisse dal nido in cerca di cibo, per gettare sulla terra freddo e gelo. Stanca delle continue persecuzioni, la merla un anno decise di fare provviste sufficienti per un mese, e si rinchiuse nella sua tana, al riparo, per tutto il mese di Gennaio, che allora aveva solo ventotto giorni. L’ultimo giorno del mese, la merla, pensando di aver ingannato il cattivo Gennaio, uscì dal nascondiglio e si mise a cantare per sbeffeggiarlo. Gennaio se ne risentì così tanto che chiese in prestito tre giorni a febbraio e si scatenò con bufere di neve, vento, gelo e pioggia. La merla si rifugiò alla chetichella in un camino e lì restò al riparo per tre giorni. Quando la merla uscì, era sì salva, ma il suo bel piumaggio si era annerito a causa del fumo, e così essa rimase per sempre con le piume nere”.

Anche in questo caso dietro la leggenda c’è sempre un fondo di verità: sin dai tempi di Numa Pompilio e della sua riforma del 713 a.C., nel calendario romano il mese di gennaio aveva realmente solo 28 o 29 giorni. Fu poi nel 46 a.C. che gennaio “prese in prestito” i tre giorni a febbraio, grazie all’introduzione del calendario giuliano che rendeva il computo dei giorni definitivamente solare.

Un proverbio bolognese dice: “Quando canta il merlo, siamo fuori dall’inverno”; un vecchio proverbio romagnolo, invece, consiglia al merlo di non cantare nemmeno a marzo perché gli si potrebbe gelare il becco, lasciando, invece, che canti la tordella che non ha pausa di nessuno. In dialetto bresciano si dice: “Due soldi li ho a prestito e uno lo troverò. Se bianca sei, nera ti farà, e se nera sei, bianca diventerai”. Nel bergamasco si dice: “Canta il merlo, l’inverno è finito, ti saluto padrone, trovo un altro tetto!”.
Nel linguaggio popolare “dare del merlo a qualcuno” significa considerarlo uno sprovveduto, un sempliciotto, un ingenuo da cantar vittoria prima del tempo per poi pagarne le conseguenze.

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