Le linee di Nazca, i geoglifi peruviani, sono uno degli spettacoli più misteriosi e affascinanti che è possibile osservare in America del Sud: i dettagli di un’eccezionale scoperta che le riguarda verranno presentati in occasione dell’International Congress of Cultural Tourism a Cordoba a Febbraio.
Il team “Salvar Nazca”, guidato dall’ingegnere Carlos Hermida, ha infatti scoperto che i famosi i geoglifi peruviani rappresentano un sistema complesso di canali di irrigazione.
“Salvar Nazca” è un progetto sinergico che coinvolge diverse discipline e ricercatori che sono sul campo da oltre 8 anni.
Lo studio è stato condotto all’interno dell’area dove sono localizzate le Pampas de Jumana, nel deserto di Nazca: è stato necessario raccogliere 3750 immagini satellitari per potere creare un mosaico di 75 righe e 50 colonne. E’ stata studiata un’area di 2500 km quadrati, ed ogni linea è stata esaminata e raffrontata con la cartografia ufficiale del Dipartimento di Ica.
La ricerca, condotta per mezzo di metodi di ingegneria civile, ha evidenziato che le linee di Nazca sono in realtà un complesso sistema di canali di irrigazione di vaste aree di deserto, una tecnica pre-Inca già conosciuta come “raccolta dell’acqua”. Si tratta di una scoperta che segna il prima e il dopo nella concezione che il mondo ha del sito archeologico peruviano, degli enormi geoglifi che oggi rappresentano una delle maggiori attrazioni del Paese andino.
L’ingegnere spagnolo Carlos Enrique Hermida García presenterà quindi, il mese prossimo, una delle più grandi scoperte archeologiche di livello internazionale degli ultimi anni: “Non solo abbiamo svelato il mistero con numerose e definitive prove, ma abbiamo anche scoperto un sistema che può salvare milioni di vite nel mondo,” ha affermato.
“Salvar Nazca”, il team internazionale multidisciplinare responsabile della scoperta, è guidato da Carlos E. Hermida, mentre il principale co-autore è il ricercatore peruviano Luis Cabrejo, ed hanno contribuito anche l’esperta di storia dell’arte Ana Mafé García e l’ingegnere Xosé Manuel Carreira Rodriguez.
Lo studio verrà presentato dalla dott.ssa Ana Mafé e da Carlos E. Hermida in occasione del VII International Scientific Professional Congress of Cultural Tourism, che si terrà online il 17, 18 e 19 Febbraio a Cordoba (Spagna), con il paper intitolato: “Archaeological Tourism in Peru: the Nazca Lines as an immense irrigation system for harvesting water-intensive crops.”
La divulgazione dei dettagli della ricerca consentirà di vedere le linee di Nazca sotto una diversa prospettiva, cioè come un complesso sistema di gestione dell’acqua per l’irrigazione di vaste aree di deserto, che aveva lo scopo di controllarle e sfruttarle in differenti stagioni dell’anno, con tutte le variazioni nelle condizioni di umidità tipiche di ogni periodo nella regione.
Cosa sono le linee di Nazca?
Le linee di Nazca sono dei geoglifi composti da oltre 13mila linee che raffigurano oltre 100 tra spirali, trapezi, triangoli e altre figure geometriche e quasi 800 rappresentazioni di animali che si estendono su un’area di circa 500 km quadri.
Alcune delle figure più imponenti si estendono per oltre 200 metri e si può distinguere chiaramente un colibrì, una lucertola, un condor, una scimmia e un ragno. Non sono assenti neppure gli animali marini, poiché si riconoscono diverse figure di pesci, delfini, orche e balene.
Le linee sono state tracciate con una tecnica semplice, rimuovendo le pietre dal terreno in modo che emergesse il fondo più chiaro del suolo: gli antichi peruviani, dopo aver realizzato il disegno in scala ridotta, lo ampliavano sul terreno attraverso un reticolato di corde e un calcolo preciso delle nuove lunghezze.
La loro creazione viene collocata tra il 200 a.C. e il 600 d.C.