Ieri, 3 gennaio 2021, è stato il 904° anniversario del terremoto di Verona (1117): “Fu del IX grado della Scala Mercalli nelle aree epicentrali, di magnitudo stimata 6,9 e con epicentro della prima scossa tra Zevio e Belfiore (nella campagna veronese). È il più forte evento sismico avvenuto nell’area padana di cui si abbia notizia. Fu talmente violento da causare, oltre a 30.000 vittime, vastissimi danni non solo a Verona e nei territori limitrofi, ma anche in diversi altri centri dell’Italia settentrionale, sia veneti, che emiliani, che pure lombardi,” ha ricordato l‘ing. Alessandro Martelli, luminare di fama internazionale ed esperto di sistemi antisismici, già direttore ENEA, tra i più instancabili sostenitori dell’importanza della prevenzione.
A seguito dell’evento maggiormente distruttivo (che fu registrato in un’ampia area, dalla Slovenia alla Francia e dal centro Italia alla bassa Germania), “si verificarono forti repliche per tutto il 1117: il 12 gennaio, il 4 giugno, il 1º luglio, il 1º ottobre ed il 30 dicembre. Secondo alcuni studiosi, gli epicentri principali in Pianura Padana potrebbero essere stati due: uno nel territorio veronese e l’altro in quello cremonese: si dovrebbero a quest’ultimo il crollo della costruenda cattedrale di Cremona e altri gravi danni nelle città emiliane“.
“Anche di questo evento scrissi su Facebook, Linkedin e Twitter il 18 dicembre scorso, cioè il giorno successivo a quello del terremoto nel milanese di magnitudo 3.9. L’ho ricordato anche ieri, sia nei siti suddetti che in un aggiornamento alla mia petizione, lanciata alla fine di novembre scorso su change.org, sull’attivazione di corrette politiche di prevenzione dai rischi naturali. Il 18 dicembre scorso le mie dichiarazioni furono riprese anche da MeteoWeb.”
L’ing. Martelli ha colto l’occasione per rinnovare “la richiesta di firmare la petizione (a chi non l’avesse ancora fatto) e di farla firmare: è utile aumentare ulteriormente il numero dei firmatari, per riuscire a portare la petizione all’attenzione del Parlamento, affinché le richieste di civiltà in essa contenute non restino lettera morta“.