Tumore al cervello, nuove speranze di cura da scienziati italiani negli USA: mitocondri iperattivi in un quinto dei glioblastomi

La scoperta apre la strada a terapie personalizzate in grado di bersagliare il cancro non più in base all'organo o al tessuto in cui nasce, bensì in base al suo metabolismo
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Il glioblastoma, il cancro al cervello più aggressivo e letale, ha una sopravvivenza mediana di appena 15 mesi dalla diagnosi. Ma ora da un team di scienziati della Columbia University di New York, guidato dagli italiani Antonio Iavarone e Anna Lasorella, arrivano nuove speranze di cura. Secondo gli autori dello studio – pubblicato su ‘Nature Cancer’ – il lavoro apre la strada a terapie personalizzate in grado di bersagliare il cancro non più in base all’organo o al tessuto in cui nasce, bensì in base al suo metabolismo.

Gli scienziati hanno scoperto nel 20% circa dei glioblastomi un’iperattività dei mitocondri, le centrali energetiche della cellula. Questa anomalia alimenta i tumori in cui si presenta, che quindi possono essere contrastati usando farmaci inibitori dei mitocondri, già disponibili o in sperimentazione clinica. La nuova scoperta è stata possibile grazie ai recenti progressi delle tecniche di analisi molecolare effettuate su singole cellule tumorali. Complessivamente, i ricercatori hanno caratterizzato le proprietà biologiche di 17.367 singole cellule da 36 diversi tumori cerebrali. In questo modo, esaminando la malattia e classificandola a seconda delle sue caratteristiche biologiche fondamentali, hanno descritto l’esistenza di 4 tipi differenti di glioblastoma: di questi – spiegano gli scienziati – 2 ricapitolano le funzioni attive nel cervello normale, rispettivamente le cellule staminali o i neuroni, mentre gli altri 2 gruppi includono i tumori mitocondriali e una tipologia con attività metaboliche multiple (tumore ‘plurimetabolico’) che è altamente resistente alle attuali terapie.

I pazienti con tumori mitocondriali hanno una sopravvivenza più lunga rispetto a quelli colpiti dagli altri 3 tipi. E ora potrebbero contare su un nuovo approccio terapeutico: dallo studio emerge infatti per i farmaci che inibiscono i mitocondri “un potente effetto antitumorale” contro le cellule di glioblastoma con mitocondri iperattivi. E il follow-up del lavoro, non ancora pubblicato, ha anche mostrato che gli stessi medicinali sono attivi contro i glioblastomi mitocondriali nel topo.

Farmaci inibitori dei mitocondri sono già in sperimentazione in pazienti il cui glioblastoma presenta la fusione genica Fgfr3-Tacc3, precedentemente individuata dal gruppo di Iavarone e Lasorella, che promuove l’attività mitocondriale e genera tumori dipendenti da questa iperattività. Ma “ora possiamo espandere questi studi clinici a un gruppo più ampio di malati – afferma Iavarone, docente di Neurologia alla Columbia – perché possiamo identificare i pazienti con tumori che, indipendentemente dalle alterazioni genetiche, sono caratterizzati da attività mitocondriale elevata”. “Siamo incoraggiati per la scoperta del gruppo mitocondriale di tumori al cervello, perché abbiamo già farmaci per questo gruppo in fase di sperimentazione clinica – commenta Lasorella, docente di Pediatria dell’ateneo newyorkese – ma la nuova classificazione ora ci dà idee su come aggredire anche gli altri 3 sottotipi e su questo ci stiamo concentrando. Abbiamo superato il concetto che la terapia personalizzata del cancro coincida soltanto con farmaci contro specifiche mutazioni”, precisa la scienziata.

“Raramente è possibile ottenere risposte cliniche in questo modo, ma oggi possiamo trattare i tumori bloccando quelle caratteristiche biologiche fondamentali che sostengono l’espansione tumorale e possono essere causate da molteplici combinazioni genetiche”. “Riteniamo che uno dei motivi per cui i progressi terapeutici nel cancro al cervello sono stati così lenti – riflette Iavarone – sia proprio l’assenza di classificazioni funzionali di questi tumori”. Adesso invece, classificando i tumori cerebrali in base alle loro caratteristiche biologiche chiave e non solo alle alterazioni genetiche o ai biomarcatori cellulari, la speranza della coppia di ricercatori è di recuperare il gap sull’esempio dei successi già segnati ad esempio contro il cancro al seno: “Nel caso dei tumori della mammella – ricordano – si sono identificati sottotipi molto ben definiti, e questo ha portato allo sviluppo di terapie che hanno come obiettivo le caratteristiche chiave di ogni particolare tipo di tumore”.

cervelloOltre alla prospettiva di una nuova speranza di cura contro un quinto circa dei tumori cerebrali più ‘killer’, dunque, gli scienziati italiani negli Usa aprono anche prospettive inedite per la comprensione del cancro attraverso un approccio computazionale che permette di identificare i processi biologici fondamentali attivi in ogni singola cellula tumorale. “In questo modo possiamo classificare ogni cellula tumorale sulla base della biologia reale che la sostiene”, sottolinea Iavarone. Insieme a Lasorella, sua compagna di lavoro e di vita, lo studioso sta applicando le stesse tecniche ad altri tumori maligni. “Questo approccio – evidenziano i due scienziati – dovrebbe portare a identificare attività biologiche comuni ai diversi tipi di cancro indipendentemente dal tessuto di origine. Quindi i farmaci che trattano il cancro mitocondriale al cervello potrebbero essere efficaci nel sottotipo mitocondriale di altri tumori, per esempio il cancro del polmone”. “Classificando i tumori in base alle attività biologiche fondamentali su cui le cellule tumorali si basano per sopravvivere e moltiplicarsi – sono convinti Iavarone e Lasorella – scopriremo che i tumori hanno in comune più di quanto non sia evidente solo esaminandole alterazioni dei loro geni”.

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