L’Osservatorio Vulcanico dell’Alaska ha emesso un avviso giallo, che secondo l’USGS (United States Geological Survey) significa che il vulcano sta mostrando ‘segni di forte sofferenza al di sopra dell’attività nota’. Le immagini satellitari ad alta risoluzione registrate nei giorni scorsi hanno mostrato un piccolo deposito di cenere dal cratere Nord Cerebus, sull’isola Semisopochnoi, in Alaska. Il vapore è talmente tanto e denso da aver oscurato la vista del cratere. L’Osservatorio Vulcanico dell’Alaska ha dichiarato: “Non ci sono prove di un’attività costante, ma l’osservazione di un nuovo deposito suggerisce nuovi sconvolgimenti”. Inoltre è stato innalzato il livello di pericolo, con un codice colore giallo, oltre al livello di allarme vulcanico.
Secondo l’Osservatorio “Le piccole eruzioni che producono limitati depositi di cenere nelle vicinanze del vulcano sono tipiche dell’attività durante le attività del Semisopochnoi ormai da settembre 2018, con l’ultima attività importante rilevata nel giugno 2020″. Il timore è quello di un evento forte e ben più importante degli altri. “Le stazioni sismiche locali sono state scollegate dall’11 novembre 2020. Nuove esplosioni potrebbero verificarsi in qualsiasi momento senza preavviso”. Il vulcano, ad ogni modo, è monitorato a distanza da sensori satellitari. L’Osservatorio ha anche aggiunto che “una serie di infrasuoni sull’isola di Adak potrebbe rilevare le emissioni esplosive del Semisopochnoi con un margine di tempo di 13 minuti se le condizioni atmosferiche lo consentono“.
L’isola di Semisopochnoi fa parte del gruppo delle isole Ratas, nell’Alaska occidentale, ed è caratterizzata da diversi vulcani. È la più grande isola giovane vulcanica delle Aleutine occidentali; il Monte Cerbero è il più attivo dei tre vulcani più giovani dell’isola. Le ultime eruzioni conosciute del Semisopochnoi sono avvenute nell’ottobre 2018 e nel luglio 2019. Un’eruzione storica fu registrata nel 1873 e almeno altre quattro potrebbero essersi verificate nei cento anni precedenti, ma la documentazione in merito è scarsa. Lo scorso dicembre 2020, i geologi hanno scoperto che una scia di isole vulcaniche al largo della costa dello stato americano potrebbe effettivamente essere collegata a una caldera gigante. Il gruppo di sei vulcani delle Isole Aleutine, noto come le Quattro Isole della Montagna, potrebbe essere collegato a un vulcano sottomarino molto più grande.
Gli scienziati hanno analizzato l’attività sismica, le emissioni di gas, le misurazioni della gravità e la geochimica nella regione che circonda i sei stratovulcano di Carlisle, Cleveland, Herbert, Kagamil, Tana e Uliag, e i risultati dei loro studi suggeriscono effettivamente che l’attività potrebbe essere correlata a una fonte più grande.
L’Alaska, lo ricordiamo, ospita più di 40 vulcani attivi e diversi altri potenzialmente attivi. Molti di essi si trovano lungo la penisola dell’Alaska e l’isola delle Aleutine. Nel 2016, il vulcano Pavlof, situato sulla penisola, ha rilasciato cenere fino a un’altitudine di 6.000 metri. Ma non basta. L’Alaska è anche nota per la frequenza dei terremoti: nel mese di dicembre ha registrato più di 3.500 scosse in sole quattro settimane.