Le correnti marine dell’Atlantic Meridional Overturning Circulation (AMOC) sono vitali nel trasporto del calore dai tropici all’emisfero settentrionale, ma una nuova ricerca suggerisce che il cambiamento climatico potrebbe mettere fuori gioco l’AMOC molto prima di quanto previsto: ciò potrebbe avere conseguenze profonde e su larga scala sul pianeta in termini di pattern meteorologici, ribaltamento delle pratiche agricole, biodiversità e stabilità economica nelle vaste aree del mondo influenzate dall’AMOC.
Il problema è la velocità con cui la Terra si sta riscaldando e con cui si sta sciogliendo il ghiaccio in Artico: secondo i nuovi modelli, questa velocità di incremento della temperatura significa che il rischio di raggiungere il punto di svolta per l’AMOC è ora oggetto di preoccupazione. “E’ una notizia preoccupante – ha affermato il fisico Johannes Lohmann, dell’Università di Copenhagen in Danimarca – perché se questo è vero, riduce il nostro spazio operativo sicuro“.
Lohmann e il suo collega Peter Ditlevsen hanno adattato un modello esistente di cambiamento climatico oceanico per studiare le conseguenze di un aumento del tasso di ingresso di acqua dolce nell’Oceano Atlantico settentrionale, determinato dal rapido scioglimento delle calotte glaciali della Groenlandia.
Il modello ha mostrato che un tasso più veloce di ricambio dell’acqua dolce potrebbe annullare l’AMOC molto prima di quanto si pensi. In uno scenario di ribaltamento indotto dalla velocità, come questo, ad essere più importante e la velocità alla quale si verifica il cambiamento, piuttosto che una soglia specifica, e una volta raggiunto il punto di non ritorno, è lapalissiano dire che non si può più tornare indietro.
In altre parole, la velocità con cui emettiamo i gas serra e quella dello scioglimento dei ghiacci in Groenlandia ci lascia poco spazio di manovra quando si tratta di proteggere i sistemi climatici che tengono sotto controllo i pattern meteorologici globali. Lo stesso problema potrebbe minacciare anche altri sottosistemi climatici in tutto il mondo, secondo i ricercatori.
“Questi punti critici sono stati mostrati in precedenza nei modelli climatici, in cui l’acqua di disgelo viene introdotta molto lentamente nell’oceano“, ha spiegato Lohmann a Molly Taft per Gizmodo. “In realtà, gli incrementi dell’acqua di disgelo dalla Groenlandia stanno accelerando e non possono essere considerati lenti“.
L’AMOC funziona un po’ come un gigantesco nastro trasportatore ad anello di acqua di mare, ridistribuendo acqua e calore intorno all’emisfero settentrionale mentre la temperatura, la salinità e il peso relativo dell’acqua variano. È parte del motivo per cui gli inverni europei sono relativamente miti anche a latitudini più elevate.
Sebbene non sia chiaro esattamente dove sia il punto di svolta dell’AMOC, negli ultimi anni ha subito un rallentamento e questo nuovo studio suggerisce che più il cambiamento climatico diventa rapido, più queste correnti sono a rischio. Secondo gli scienziati, è probabile che un afflusso di acqua dolce fredda dalla Groenlandia impedisca all’acqua calda di diffondersi verso nord.
La modellazione del cambiamento climatico è incredibilmente complicata, con così tanti fattori da tenere in considerazione, e Lohmann e Ditlevsen ammettono che c’è ancora molto lavoro da fare per comprendere i dettagli esatti di questo scenario di ribaltamento. Tuttavia, sperano che lo studio serva a ricordare quanto è urgente l’azione sulla crisi climatica: i nostri obiettivi per ridurre le emissioni di gas serra devono essere molto ambiziosi, qualunque sia lo scenario che alla fine si dispiegherà nel Nord Atlantico. Probabilmente non abbiamo più margini di errore.
“A causa delle dinamiche caotiche dei sistemi complessi non esiste un tasso critico ben definito di cambiamento dei parametri, cosa che limita fortemente la prevedibilità del comportamento qualitativo a lungo termine,” hanno spiegato i ricercatori nel loro articolo. “I risultati mostrano che lo spazio operativo sicuro degli elementi del sistema Terra rispetto alle emissioni future potrebbe essere inferiore a quanto si pensava in precedenza“.
La ricerca è stata pubblicata su PNAS.
Focus sull’Atlantic Meridional Overturning Circulation, lo studio pubblicato su Nature e l’analisi degli esperti INGV
Gli esperti INGV hanno dedicato un approfondimento all’Atlantic Meridional Overturning Circulation e ad una ricerca appena pubblicata su Nature. In base a quanto si legge sulla pagina Facebook INGVambiente,
“La circolazione nell’Oceano Atlantico, alla base della Corrente del Golfo (il sistema meteorologico che porta un clima caldo e mite in Europa) è al suo livello più debole considerando l’ultimo millennio. Il cambiamento climatico ne è la causa più probabile. Questo è quanto riportato da un recente studio pubblicato su Nature che ha visto la collaborazione di scienziati irlandesi, britannici e tedeschi. I ricercatori hanno analizzato le informazioni provenienti da archivi naturali (come sedimenti oceanici o carote di ghiaccio) risalenti a molte centinaia di anni fa per ricostruire la storia del flusso dell’Atlantic Meridional Overturning Circulation (AMOC).
Gli scienziati affermano che un ulteriore indebolimento dell’AMOC potrebbe provocare un numero maggiore di tempeste che colpiscono il Regno Unito, inverni più intensi e un aumento delle dannose ondate di calore e di siccità in tutta Europa.
L’AMOC è uno dei più grandi sistemi di circolazione oceanica del mondo, trasporta l’acqua calda superficiale dal Golfo del Messico verso il nord Atlantico, dove si raffredda e diventa più salata fino a quando non affonda a nord dell’Islanda, che a sua volta attira più acqua calda dai Caraibi. Questa circolazione è accompagnata da venti che contribuiscono anche a portare un clima mite e umido in Irlanda, nel Regno Unito e in altre parti dell’Europa occidentale.
I ricercatori prevedono che l’AMOC si indebolirà ulteriormente se il riscaldamento globale continuerà ad aumentare e potrebbe ridursi da circa il 34% al 45% entro la fine di questo secolo. Questo potrebbe portarci ad un “punto di non ritorno” in cui il sistema potrebbe diventare irrevocabilmente instabile”.