Secondo un nuovo studio dell’Università di Basilea, la caffeina potrebbe alterare le strutture della materia grigia, ma niente paura: l’effetto sembra essere temporaneo.
“La caffeina è lo psicostimolante assunto più comunemente in tutto il mondo, e viene consumata principalmente sotto forma di caffè, tè, bevande energetiche e bibite varie“, hanno spiegato l’autore principale della ricerca, il professor Christian Cajochen del Centre for Chronobiology dell’Università di Basilea, e i suoi colleghi. “Sebbene la caffeina sia per lo più considerata come sostanza che non dà assuefazione, la dipendenza fisica e psicologica osservata consolida il suo consumo regolare attraverso gli effetti indotti dalla caffeina“. “Una maggiore prontezza dopo l’assunzione acuta di caffeina rispecchia una ridotta pressione omeostatica del sonno, che è evidente anche in una ridotta profondità del sonno,” hanno affermato i ricercatori. “Abbiamo ipotizzato che, attraverso gli impatti sull’omeostasi del sonno, l’assunzione giornaliera di caffeina possa alterare le strutture della materia grigia“.
Gli esperti hanno dunque scoperto che la profondità del sonno dei soggetti studiati era uguale, indipendentemente dal fatto che avessero assunto la caffeina o le capsule di placebo, ma hanno anche osservato, però, una differenza significativa nella materia grigia, a seconda che il soggetto avesse ricevuto caffeina o placebo: dopo 10 giorni di placebo, il volume della materia grigia era maggiore rispetto allo stesso periodo di tempo caratterizzato da assunzione di capsule di caffeina.
La differenza rilevata era particolarmente evidente nel lobo temporale mediale destro, compreso l’ippocampo, una regione del cervello essenziale per il consolidamento della memoria.
I risultati sono stati pubblicati il ??15 febbraio 2021 su Cerebral Cortex (Yu-Shiuan Lin et al. Daily Caffeine Intake Induces Concentration-Dependent Medial Temporal Plasticity in Humans: A Multimodal Double-Blind Randomized Controlled Trial. Cerebral Cortex, published online February 15, 2021; doi: 10.1093/cercor/bhab005)