“L’Etna ha accumulato un’energia enorme, questi parossismi saranno sempre più frequenti”: Giammanco (INGV) spiega cosa sta succedendo

L'Etna ha accumulato enorme energia, tanta da poter causare un'eruzione laterale: i parossismi di questi giorni sono un 'bene' e potrebbero verificarsene altri
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    Credit: Boris Behncke
  • Foto di Martina Caggegi
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MeteoWeb

La notte scorsa l’Etna ha dato di nuovo spettacolo con un violentissimo parossismo. Uno spettacolo, in verità, affascinante per chi lo guarda da lontano, ma sempre preoccupante per i residenti dei comuni etnei alle prese con una fitta pioggia di cenere e lapilli.

Cosa sta accadendo? Lo abbiamo chiesto agli esperti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). Partiamo da dati tecnici e dalla descrizione del parossismo avvenuto questa notte, decisamente più forte di quello precedente.

Dopo solo 30 ore dallo spettacolare episodio parossistico al Cratere di Sud-Est dell’Etna, nella tarda serata del 17 febbraio 2021 si è osservato un nuovo aumento dell’attività esplosiva – spiegano dall’INGV – e l’inizio di un trabocco lavico che, dallo stesso cratere, si è riversato verso est in direzione della desertica Valle del Bove. Allo stesso tempo anche l’ampiezza del tremore vulcanico ha mostrato il consueto incremento, prefigurando un nuovo episodio di fontane di lava. Verso le ore 1:00 della notte l’attività eruttiva si è intensificata e le fontane di lava si sono manifestate raggiungendo altezze di diverse centinaia di metri, con punte fra i 600 e i 700 metri di altezza. Mentre la colata di lava iniziale ha rapidamente percorso più di 3 km, seguendo lo stesso percorso della colata principale del parossismo del 16 febbraio, diversi altri flussi lavici, più piccoli, si sono riversati sui fianchi settentrionale, orientale e sud-orientale del Cratere di Sud-Est, raggiungendo lunghezze di circa un km. Un ulteriore flusso lavico si è formato, attraversando la “bocca della sella” sul fianco meridionale del Cratere di Sud-Est, propagando verso sud-ovest.

Durante l’attività di fontana di lava, si è formata una densa colonna eruttiva, di gas, cenere e lapilli, che si è alzata alcuni chilometri sopra la cima del vulcano per piegarsi verso sud-est a causa del forte vento. Il deposito di ricaduta di tale colonna eruttiva si estende dalla zona di Zafferana Etnea–Fleri fino ad Acireale, vicino alla costa ionica della Sicilia, ed è caratterizzato dalla presenza di numerosi lapilli di pochi centimetri, molto porosi e quindi leggeri.

Poco prima delle ore 2:00 del 18 febbraio, l’attività di fontane di lava è rapidamente diminuita e, contemporaneamente, l’ampiezza del tremore vulcanico e i segnali infrasonici sono pressoché scomparsi. Come nell’evento precedente le colate laviche, sebbene non più alimentate, si sono ancora espanse verso valle per alcune ore. Quella principale ha raggiunto una distanza di 3.5-4 km ad una quota inferiore a 2000 m.

A parte qualche debole esplosione e numerosi crolli di materiale incandescente depositato sui fianchi del Cratere di Sud-Est nelle ore successive al parossismo, il vulcano è entrato in uno stato di relativa calma. L’attività dell’Etna è costantemente monitorata dall’Osservatorio Etneo dell’INGV di Catania. Sono in corso sopralluoghi del personale dell’Osservatorio Etneo nell’area interessata per prelevare campioni dei prodotti emessi durante il parossismo odierno.

Intanto la nube di cenere e materiali vulcanici ha raggiunto stamattina addirittura la Libia, tingendo di nero le dune del deserto nell’entroterra cirenaico.

Etna in eruzione, intervista a Salvatore Giammanco, ricercatore dell’INGV

Salvatore Giammanco – INGV

Come spiega ai microfoni di MeteoWeb Salvatore Giammanco, Primo Ricercatore presso l’INGV-Osservatorio Etneo, Sezione di Catania, “Vulcanologia e Geochimica”, si tratta di un’attività “abbastanza normale nel comportamento dell’Etna degli ultimi 30 anni. Le fontane di lava prima erano meno frequenti, ora si verificano con una cadenza più serrata, ma ce ne sono state di più forti rispetto a quelle che abbiamo visto in questi giorni. Sono state più di 300 negli ultimi 40 anni: mentre pima degli anni ’70 ce n’era una ogni 10 anni circa, ora la media è di una o più all’anno. Si tratta comunque di attività eruttiva frequente non eccezionale, ed è verosimile pensare che possano verificarsi altri episodi nel prossimo futuro. C’è da dire che in questo momento il vulcano è particolarmente attivo e dunque possiamo aspettarci altro già nei prossimi giorni“.

Ci sono possibili ripercussioni di questi eventi sull’attività sismica del territorio circostante all’Etna?

Si tratta di un’attività scarsa da un punto di vista sismico. Ovvio che non possiamo escludere che si verifichino dei terremoti, ma sarebbero legati allo stato generale di attività del vulcano e non a questi episodi in particolare”.

E’ possibile che si verifichino episodi ancora più forti rispetto a quelli a cui abbiamo assistito?

La forza e l’energia emessa dal vulcano sarà verosimilmente più o mena la stessa, non credo in episodi clamorosamente più forti, anche se è ovvio che non possiamo escluderli. L’Etna continua ad avere una grande energia ed eventi come quelli di questi giorni potrebbero diventare sempre più frequenti“.

Possiamo dunque dire che è meglio che l’energia dell’Etna venga dissipata attraverso questi parossismi, magari anche frequenti, e non attraverso un evento più violento come un’eruzione?

Assolutamente sì. L’Etna ha ancora tanta energia e questi fenomeni parossistici sono molto piccoli energicamente rispetto all’energia che il vulcano ha accumulato. Quest’ultima è tale che solo una grande eruzione laterale potrebbe sfogarla. Il vulcano è ancora carico e speriamo che il tutto venga dissipato con tanti parossismi“.

Il parossismo può essere previsto con largo anticipo?

“Possiamo prevederli circa mezz’ora prima. In quel caso viene attivato un preciso protocollo, stipulato con la Protezione Civile e con le autorità aeroportuali, che prevede un’immediata informazione verso tutti, ovvero prefettura, Protezione Civile regionale e nazionale, autorità aeroportuali non solo locali, ma anche il centro di controllo del traffico aereo dell’Europa Occidentale che ha sede a Tolosa, in Francia. A quel punto tutti i piloti vengono informati che nello spazio aereo intorno all’Etna si possono verificare delle criticità perché il vulcano sta per aumentare la sua attività. Ci sono dei parametri di pericolosità espressi con codici di colore verde, giallo, arancio, rosso. Nel momento in cui noi diamo il preavviso, ogni ente preposto si attiva per prendere tutte le dovute precauzioni, poi da parte nostra seguono aggiornamenti se ci sono cambiamenti in peggio o in meglio. Le informazioni e gli aggiornamenti sono costanti”.

Speriamo dunque che “A muntagna“, come è definito l’Etna dai cittadini dei comuni limitrofi, decida di dissipare tutta l’enorme energia accumulata attraverso parossismi come quello della notte scorsa. Solo così la sua potenza verrà ‘centellinata’ e non arriverà a sfogarsi con un’eruzione laterale che avrebbe sicuramente conseguenze più invasive per il territorio circostante.

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