Allerta nel Catanese, con gli occhi rivolti all’Etna in attesa che il vulcano mostri segnali di attività al Cratere di Sud-Est: se manterrà lo stesso ritmo degli ultimi giorni, “un nuovo parossismo dovrebbe avvenire fra oggi pomeriggio e sera“, ha scritto in un post su Facebook il vulcanologo INGV, Boris Behncke. L’esperto però ha precisato: “Sappiamo che a volte l’Etna ama farci credere una cosa, e nel momento che ci crediamo, ne fa un’altra“. “Nel frattempo, in mattinata si sono visti diversi sbuffi di cenere dal cratere Voragine, e durante la notte ci sono stati segni di vita anche ai crateri di Nord-Est e Bocca Nuova“.
Ieri si è verificato il terzo episodio parossistico in 3 giorni, avvenuto, ha spiegato l’Ingv, al Cratere di Sud-Est dell’Etna “dopo un tempo di quiete durato circa 35 ore“. “Preceduto da un trabocco lavico dalla bocca orientale sul versante est del cono iniziato poco prima delle 9 della mattina, contemporaneamente a una graduale intensificazione dell’attività esplosiva, la fase di fontane di lava è iniziata verso le dieci e ha generato una densa nube eruttiva carica di cenere e lapilli. Questa nube, che si è alzata per diversi chilometri sopra la cima del vulcano, attraverso la spinta del vento in direzione sud-est ha causato ricadute di materiale piroclastico negli stessi luoghi già interessati dal parossismo precedente, e cioè a Zafferana Etnea e Acireale“.
“Poco prima delle ore 09:00 locali del 19 febbraio, un piccolo flusso lavico ha cominciato a fuoriuscire dalla bocca orientale del Cratere di Sud-Est, attraverso una “nicchia”presente lungo l’orlo craterico formatasi durante il parossismo del 18 febbraio. Contemporaneamente sono aumentate, sia in frequenza che in intensità, le esplosioni stromboliane dalla medesima bocca e da un’altra, posta sempre nella parte orientale del Cratere di Sud-Est (nell’area chiamata, per alcuni anni “Nuovo Cratere di Sud-Est”), mentre l’ampiezza del tremore vulcanico ha cominciato ad aumentare, prima gradualmente, poi sempre più repentinamente”, ha scritto Behncke in un approfondimento pubblicato sul blog INGVvulcani.
“L’attività alle bocche nella parte orientale del Cratere di Sud-Est si è progressivamente intensificata (Figura 3a) e alle 09:45 getti di lava pulsanti fuoriuscivano da diversi punti ubicati lungo una frattura orientata est-ovest (Figura 3b). Nei minuti successivi, si sono progressivamente attivate altre bocche più verso ovest, nella direzione di quella conosciuta come “bocca della sella”, posta sul fianco meridionale del cono del Cratere di Sud-Est, mentre alle bocche orientali è cominciata una classica attività di fontane di lava (Figura 5a). Si è formata una colonna eruttiva carica di materiale piroclastico, che si è rapidamente innalzata per diversi chilometri al di sopra della sommità dell’Etna (Figura 4). Alle ore 09:53, anche la “bocca della sella” ha cominciato a produrre fontane di lava (Figura 5b), alimentando un trabocco lavico che si è diretto verso sud-ovest, sulle tracce delle colate laviche dei parossismi di dicembre 2020. Da allora in poi e fino alle ore 10:50 circa, è continuata l’attività di fontana di lava, con getti che spesso hanno raggiunto altezze fra 600 e 700 m (Figura 6)”, continua Behncke.
“Attraverso osservazioni satellitari è stato stimato che la colonna eruttiva ha raggiunto un’altezza superiore ai 10 km sul livello del mare (Figura 7). I prodotti dell’eruzione sono stati trasportati dal vento in direzione sud-est, come già accaduto in occasione della fontana avvenuta il 18 febbraio. Di conseguenza, la ricaduta di cenere e lapilli ha colpito lo stesso settore con gli stessi abitati del parossismo precedente, in un’area compresa tra Zafferana Etnea ed Acireale”.
“Le colate laviche in discesa dalle bocche orientali del Cratere di Sud-Est hanno seguito più o meno i percorsi di quelle precedenti relative agli eventi del 16 e 18 febbraio, con un flusso principale diretto verso la parte centrale della Valle del Bove e flussi di dimensioni più contenute verso nord-est e sud-est. Si sono osservate spettacolari interazioni esplosive tra le colate di lava e la neve (Figura 8), che hanno prodotto in diverse occasioni fenomeni estremamente simili a flussi piroclastici (guardate lo spettacolare video di questi flussi registrato da Alberto Uccellatore), ma generati da meccanismi chiamati idromagmatici o freatomagmatici, in punti lontani dalle bocche eruttive”.
“Questi flussi, spesso associati a colate di fango (lahar) a causa della fusione della neve, hanno comunque percorso solo poche centinaia di metri dai punti d’origine prima di fermarsi lungo la parete occidentale della Valle del Bove. I fronti lavici più avanzati si trovavano ad una quota poco inferiore ai 2000 m.
Un altro flusso lavico, emesso dalla “bocca della sella”, si è diretto inizialmente verso sud, per poi girare verso sud-ovest a monte dell’antico cono di Monte Frumento Supino. Anche in questo caso, sono avvenute diverse esplosioni idromagmatiche al contatto fra la lava e la neve, generando pennacchi di vapore bianco.
L’attività di fontane di lava è andata avanti fino a poco prima delle ore 11:00, quando i getti lavici sono diventati pulsanti (Figura 9a). Nell’arco di una decina di minuti tutta l’attività esplosiva è terminata (Figura 9b), mentre ha continuato per un po’ una passiva emissione di cenere. Come negli episodi precedenti, l’alimentazione delle colate laviche è cessata con la fine delle fontane di lava, sebbene le colate, essendo ancora fluide, hanno continuato ad espandersi verso valle per alcune ore. Sullo stesso cono del Cratere di Sud-Est sono avvenuti frequenti crolli di materiale caldo che si è accumulato durante il parossismo, soprattutto sul suo fianco sud-orientale”, scrive ancora Behncke.
“Questo terzo parossismo al cratere di Sud-Est in altrettanti giorni ha per molti aspetti ripetuto la stessa coreografia dei suoi predecessori, ed è probabile che in termini di volumi di materiale emesso (lava e materiale piroclastico), sia stato più o meno identico, ovvero alcuni milioni di metri cubi. Le colate di lava nel settore orientale hanno raggiunto lunghezze di 3-4 km, mentre la colata sud-occidentale ha raggiunto una lunghezza compresa fra 1.5 e 2 km. Anche questo episodio parossistico si colloca perfettamente nella media di eventi di questi tipi degli ultimi decenni sull’Etna”, conclude Behncke.