Le immagini della nube di cenere eruttata dall’Etna che ieri ha risalito il mar Tirreno fino a Sardegna e Toscana sono sempre più affascinanti: l’analisi delle nuvole cariche di SO?, anidride solforosa, dimostra come l’altezza della cenere eruttiva ha superato i 10 chilometri di altitudine nella troposfera muovendosi su tutto il mar Tirreno raggiungendo Sardegna e Corsica, spinta dai venti sud/orientali, ma anche la Toscana, l’Appennino tosco/emiliano e la costa romana, al largo del litorale capitolino.
Affascinanti gli scatti delle webcam del tramonto di ieri da Roma dove, bassa sull’orizzonte, si può osservare proprio la nuvola di cenere proveniente dall’Etna.
Il satellite Sentinel5-Copernicus ha misurato circa 20 kilotoni di SO? emessi dal parossismo dell’Etna nella notte del 23 febbraio, tramite l’attività furiosa del Cratere di Sud/Est: la colonna eruttiva è arrivata fino a 20km di altezza, e la cifra dei 20 kilotoni è la più grande emissione misurata nell’attività recente del vulcano. Adesso cresce l’attesa per il nuovo parossismo previsto tra stasera e domani, mentre il presidente dell’INGV Carlo Doglioni in un’intervista a MeteoWeb ha detto che “sull’Etna dobbiamo avere la massima attenzione perché le eruzioni possono evolvere con colate che possono arrivare alle infrastrutture sui fianchi dell’Etna come avvenne nel 2001, oppure a eruzioni che si avvicinano agli insediamenti abitativi come nel 1991 e 1993. L’Etna in genere riversa i suoi prodotti nella Valle del Bove, nel suo fianco orientale, verso lo Ionio. Talora però le lave si riversano sul fianco meridionale, con bocche e fessure che si sviluppano anche a quote minori dei crateri sommitali, come sul fianco meridionale quando vi fu la più imponente eruzione nel 1669 che distrusse vari villaggi e arrivò fino a Catania. L’Etna è un gigante buono che però può arrabbiarsi e diventare molto pericoloso”.