“Questa volta l’Etna ci ha regalato momenti di suspense, ha ritardato, ha titubato, sembrava ripensarci più volte, ma poi alla fine si è scatenata come raramente nella memoria di noi che ci lavoriamo da decenni“: inizia così la ricostruzione di un “magnifico parossismo, uno dei più spettacolari e potenti che noi vulcanologi che lavoriamo da molti anni sull’Etna abbiamo visto“, ripercorsa in un approfondimento a firma del vulcanologo Boris Behncke, pubblicato sul blog INGVvulcani.
“Sembrava avesse ormai preso un ritmo quasi da orologio svizzero – prosegue l’esperto – fra i parossismi del 16, 18 e 19 febbraio 2021 erano passati sempre una trentina di ore, quasi facendo credere che anche il prossimo intervallo sarebbe stato di quella durata, e che il nuovo parossismo, il quarto in una settimana, sarebbe avvenuto nel pomeriggio di sabato 20 febbraio. Invece non è andata così. Dalla conoscenza dei parossismi del passato (e ne abbiamo visti davvero tantissimi – riferimento al 2000) sappiamo che a volte gli intervalli sembrano molto regolari, però solo per un po’, poi l’Etna cambia ritmo e stravolge qualsiasi convinzione di poter “prevedere” il momento in cui avverrà un nuovo evento eruttivo“.
Così, nel pomeriggio del 20 febbraio “l’attesa si fa lunga, arriva il tramonto, e finalmente, all’imbrunire, i primi piccolissimi getti di materiale incandescente dalla bocca più orientale del Cratere di Sud-Est, appena visibili con le telecamere di sorveglianza, poi anche con obiettivi potenti dalle zone popolate (Figura 1). Sono le ore 17:30 locali. Ma anche dopo questo primo segno di un nuovo parossismo, atteso da scienziati e da una grande quantità di “fan”, ma anche dalle autorità e dalla Protezione Civile, l’irrequieta primadonna siciliana si prende il suo tempo. Più volte l’ampiezza del tremore vulcanico, altro indicatore della vitalità dell’Etna, accenna ad aumentare per poi tornare un po’ indietro, ed i segnali infrasonici diventano più forti, poi diminuiscono, per aumentare nuovamente“.
Passano le ore e le esplosioni stromboliane aumentano molto lentamente di intensità. “Solo alle ore 22:30 una piccola, sottile lingua di lava cerca la sua strada attraverso una profonda nicchia, formatasi nell’orlo orientale del Cratere di Sud-Est durante i parossismi precedenti (Figura 2). Nel frattempo aumenta, sempre molto gradualmente, l’attività esplosiva in due o tre punti molto vicini, nella bocca orientale del Cratere di Sud-Est. Difficile mettere il dito sul momento in cui le esplosioni stromboliane, sempre più ravvicinate, passano a fontana di lava: mentre le prime sono definite da pause, anche solo di frazioni di secondo, tra un’esplosione e l’altra, la fontana di lava è un getto continuo, che può essere pulsante, ma senza interruzioni“.
Finalmente, ricorda il vulcanologo INGV, “nell’intervallo fra le 23:00 e mezzanotte si distingue un’attività di fontana di lava sostenuta, con getti che raggiungono appena 100 m. Ancora non siamo ai livelli dei parossismi dei giorni precedenti, e ancora l’ampiezza del tremore vulcanico sembra in certi momenti “titubante”, per poi continuare la sua salita verso valori sempre più alti. Solo intorno alle ore 01:00 del 21 febbraio si cominciano a vedere le prime, ancora deboli esplosioni da una bocca più ad ovest di quelle già in attività da ore. Questa si trova nella zona che fino a qualche mese fa chiamavamo “Nuovo Cratere di Sud-Est”. Ancora più ad ovest, nella enorme “bocca della sella”, che si è allargata durante i collassi del 13 dicembre 2020, si vedono ogni tanto deboli bagliori. Nel parossismo del 19 febbraio erano attive tutte queste bocche, formando un impressionante ventaglio di immense fontane di lava“.
Ma il vulcano “ha ancora molto da dire, stanotte. Le fontane dalle bocche orientali ormai raggiungono altezze di molte centinaia di metri, e il cono del Cratere di Sud-Est si copre sempre più di materiale piroclastico incandescente. Nel frattempo la colata di lava alimentata dal trabocco verso est si sta allungando in direzione della Valle del Bove, sulle tracce delle colate dei giorni precedenti (Figura 3). Intorno alle 01:15, si notano sempre più segni di attività anche alle bocche nella parte centrale del Cratere di Sud-Est, fino alla “bocca della sella”. Le fontane di lava si alzano sempre più in alto, e nel cielo stellato comincia a formarsi un pennacchio di gas e cenere, inizialmente a forma di un immenso cilindro quasi verticale, complice la quasi assenza di vento. Alle 01:28, il parossismo entra in una fase di straordinaria intensità. Diverse esplosioni molto violente coprono l’intero cono del Cratere di Sud-Est di materiale piroclastico incandescente. Bombe vulcaniche con dimensioni di diversi metri volano fino ad 1 km di distanza. Successivamente, si eleva una fontana di lava alta oltre 1000 metri sopra il cratere, dalla quale scendono, come una tenda nera, miriadi di frammenti di roccia. Per alcuni minuti, il cono, le fontane, tutto scompare sotto questa tenda opaca; poi, quando essa si diluisce, il cono appare rosso dappertutto, e dalle bocche orientali e da quella in zona “ex Nuovo Cratere di Sud-Est” si alzano immense fontane di lava, sempre superando i 1000 metri di altezza. Si sono attivati anche alcuni punti all’interno della “bocca della sella” e, finalmente, soprattutto agli spettatori del versante sud del vulcano, si offre l’incredibile spettacolo delle “fontane a ventaglio” da almeno 6 o 7 bocche ubicate lungo una linea est-ovest“.
Poi, dalla “bocca della sella”, un secondo flusso lavico trabocca all’esterno, espandendosi in direzione sud-ovest.
La colonna eruttiva, divenuta molto più densa e ricca di frammenti, “si alza per oltre 10 chilometri nel cielo notturno, ben visibile anche a grandi distanze, come dall’isola di Lipari nelle Isole Eolie, circa 70 km a nord dell’Etna (Figura 4). Nel corso dell’evento il tremore ha raggiunto un picco più alto rispetto a quelli dei parossismi precedenti; lo spostamento di milioni di metri cubi di magma dalle zone più profonde del condotto verso la superficie si misura in piccole ma distinte deformazioni dell’edificio vulcanico, come succede durante ognuno di questi parossismi eruttivi dell’Etna. Presto, però, l’attività comincia a diminuire, le fontane si spengono una dopo l’altra e alle 02:20 tutto è calmo. Solo le colate laviche rimangono ancora incandescenti, continuando a muoversi quasi impercettibilmente. Una delle telecamere di sorveglianza dell’INGV-Osservatorio Etneo, ubicata nel paese di Milo sul fianco orientale del vulcano, immortala la luna, che “tramonta” dietro il vulcano infuocato“.
Qualche ora dopo, “fra le 04:45 e le 05:15, il Cratere di Sud-Est si risveglia ancora una volta (Figura 5). In una serie di violentissime esplosioni lancia bombe di dimensioni metriche fino alla parte meridionale dei crateri Barbagallo, dell’eruzione del 2002-2003. I boati prodotti da queste esplosioni riecheggiano fra le case di numerosi abitati intorno al vulcano, creando stupore e costernazione tra i residenti. Ma si tratta solo di un ultimo saluto dopo questo magnifico parossismo, uno dei più spettacolari e potenti che noi vulcanologi che lavoriamo da molti anni sull’Etna abbiamo visto,” conclude Boris Behncke.