In volo sul “Drago” per osservare la colata dell’Etna [FOTO]

Il suggestivo racconto degli esperti dell'INGV in volo sull'Etna per osservare la colata lavica
MeteoWeb

 

Domenica 27 dicembre. Sveglia alle 5. Fa freddo, anche se siamo a Catania. Le condizioni meteo sono favorevoli per un sopralluogo. Saliamo attrezzati verso il Rifugio Sapienza. Qui incontriamo gli operativi del Reparto Volo dei Vigili del Fuoco che con il loro “Drago” si apprestano a svolgere una esercitazione in alta quota. Il Drago AW139 VF 142 è il nuovissimo elicottero acquistato dalla Regione Sicilia per le esigenze di Protezione Civile e attività di prevenzione, sicurezza e soccorso urgente dei Vigili del Fuoco (figura 1).

Dopo tante operazioni condotte con il loro aiuto, basta un cenno per capire che le due attività previste per quel giorno sono compatibili. Un caffè e via, altrimenti si fa tardi e si parte. Siamo in volo sull’elicottero Drago sull’Etna, bianca di neve. Dal 21 dicembre si è formata una colata di lava. Emozione e adrenalina eliminano ogni sentore di freddo.

Dall’alto abbiamo osservato il campo lavico che si è formato a partire dal 21 Dicembre 2020 (Figura 2). La complessità dello stesso, distribuito lungo tre diverse direzioni sul fianco meridionale ed orientale del vulcano, e la presenza di neve, ne avevano reso impossibile il rilievo, se non parziale, con mezzi diversi dall’elicottero.

Voliamo con il Drago lungo il versante sud occidentale dell’Etna poiché la presenza di una nube carica di cenere rendeva impossibile la circumnavigazione di tutti i crateri. Davanti ai nostri occhi la sagoma nera della colata si staglia nettamente sul bianco della neve (figura 2).

La tecnica utilizzata per la realizzazione della mappa del campo lavico è la fotogrammetria digitale, grazie alla quale si determinano forma e posizione 3D degli oggetti nello spazio, partendo da almeno due fotogrammi distinti che riprendono più punti dello stesso oggetto da una diversa visuale. Per tale scopo abbiamo usato una macchina fotografica Nikon 810 dotata di GPS.

Abbiamo scattato 466 fotografie. Di queste, 204 sono state elaborate per ottenere un modello digitale del terreno e un ortomosaico, ovvero un mosaico di foto non distorte che contengono informazioni geografiche (Figura 3).

Abbiamo quindi mappato la colata ed eseguito una prima valutazione dei cambiamenti morfologici avvenuti al Cratere di Sud Est (CSE), in seguito all’evento eruttivo del 13-14 Dicembre 2020.

La mappa è stata inserita nel Bollettino Settimanale dell’Etna del 29 dicembre 2020, reperibile al seguente link:

http://www.ct.ingv.it/index.php/monitoraggio-e-sorveglianza/prodotti-del-monitoraggio/bollettini-settimanali-multidisciplinari

Il campo lavico è costituito da quattro bracci (Figura 4), il maggiore dei quali si sviluppa per 2.8 km in direzione sud-ovest, a partire dal fianco meridionale del CSE, ed ha una larghezza massima di 0.6 km. Questa colata ha definitivamente ricoperto un piccolo cono di scorie che si era formato durante l’eruzione del 1971.

Alla quota di circa 3050 m, il braccio principale (Indicato con I in figura 4) si biforca generando un braccio secondario (indicato con II in figura 4) diretto a sud che si addossa alla parete settentrionale dei coni che si sono formati durante l’eruzione del 2002-2003 e di M. Frumento Supino. Il terzo braccio (indicato con III in figura 4) si sviluppa in direzione est verso la Valle del Bove e raggiunge una quota di circa 2200 m, per una lunghezza di almeno 2.8 km. Il quarto braccio (indicato con IV in figura 4) si è propagato in direzione est-nordest a partire dalla porzione orientale del CSE, estendendosi nella Valle del Leone per circa 1.3 km e raggiungendo una quota di circa 2650 m.

Il rilievo ha inoltre evidenziato l’evoluzione morfologica subita dal CSE dopo l’evento eruttivo del 13-14 dicembre. Il cratere ha attualmente una forma ellittica irregolare aperta verso Sud Ovest il cui asse maggiore misura 230 m e l’asse minore 150 m (Fig. 5). Inoltre, alcune riprese eseguite con la telecamera termica hanno consentito di individuare tre bocche attive all’interno del CSE.

I risultati ottenuti nascono dalla disponibilità del Reparto Volo Vigili del Fuoco Sicilia, di stanza a Catania, che, già pochi giorni prima, aveva messo a disposizione la propria professionalità durante le operazioni necessarie al recupero di una stazione di monitoraggio multi parametrica rimasta isolata in zona Belvedere (quota 2700 m nel versante sud) a causa della colata del 2017 (Fig. 6).

Sono le 13, è ora di tornare. Al campo base ci aspetta un caffè bollente. Ridiamo e scherziamo. Siamo felici e orgogliosi: la reciproca collaborazione tra Enti dello Stato (e non solo) porta sempre buoni frutti.
di Emanuela De Beni e Massimo Cantarero – INGV

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