Sempre più grave il bilancio delle vittime del disastro verificatosi domenica scorsa in India, quando una parte di un ghiacciaio himalayano ha ceduto, causando l’esondazione dei fiumi Dhauliganga, Rishiganga e Alaknanda.
Il numero dei morti al momento è 32, mentre i dispersi sono 174, per la maggior parte lavoratori impegnati nei due progetti di dighe di Rishiganga e Tapovan.
Oltre 30 lavoratori sono rimasti bloccati in un tunnel lungo 1,7 km, nel cantiere di Tapovan della compagnia Ntpc, nel distretto di Chamoli: i soccorritori stanno cercando di individuarli con l’aiuto di cani e droni, in una corsa contro il tempo nel timore della carenza di ossigeno e delle basse temperature.
Sul posto l’Esercito, la Polizia di frontiera indo-tibetana e le forze nazionale e statale di risposta ai disastri.
Il Ministro dell’Interno ha confermato ieri che l’alluvione ha spazzato via il progetto idroelettrico sul Rishiganga e danneggiato anche quello in costruzione sul Dhauliganga a valle di Tapovan.
Secondo i dati satellitari del 7 febbraio il cedimento del ghiacciaio si sarebbe verificato a 5.600 metri di altitudine.
Per quanto riguarda le cause del disastro, sono in corso le indagini di una squadra di glaciologi, inviata dal Wadia Institute of Himalayan Geology di Dehradun, nell’Uttarakhand: gli esperti hanno localizzato l’inizio del distacco del ghiacciaio su un picco chiamato Mrighu Dhani ma la raccolta dei dati è ancora in corso e le conclusioni sono premature.
India, crollo del ghiacciaio himalayano: squadra di glaciologi indaga sulle cause del disastro [FOTO]
Gli esperti indagano sulle cause del disastro verificatosi domenica scorsa in India, quando una parte di un ghiacciaio himalayano ha ceduto
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