Lhasa è una delle destinazioni meno visitate al mondo, in parte a causa delle difficoltà logistiche nel raggiungere la patria spirituale del buddhismo, ma soprattutto per la difficoltà ad ottenere il permesso necessario per entrare nella città: il Tibet Entry Permit.
Chiunque riesca a entrare in città troverà ad attenderlo gli straordinari patrimoni dell’Unesco di Lhasa come il Tempio Jokhang, il Potala Palace o il Norbulingka sede del più grande giardino del Tibet.
Lhasa la capitale del Tibet
Oggi Lhasa è la capitale della Regione Autonoma del Tibet, un territorio che fin dal 1750 direttamente o indirettamente controllato dalla Cina, è situata a 3.650 metri di altitudine nella valle del Kyi Chu e tutto intorno alla città è asciutto e privo di erba, solo qualche albero e radi specchi d’acqua interrompono la distesa brulla e ostile.
In tibetano Lhasa significa “Trono di Dio“, e in effetti è uno dei centri abitati più alti del mondo poiché è una circondata da 9 delle 14 montagne più alte del globo e che superano tutte gli 8.000 metri trovandosi nella catena dell’Himalaya.
Tra queste montagne vi è anche il monte Qomolangma, conosciuto nel mondo occidentale come Everest, che con i suoi 8.848 metri di altezza sul livello del mare è la montagna più alta del mondo.
Visitare Lhasa consente, quindi, di avvicinarsi letteralmente al cielo quanto più possibile è concesso alla civiltà umana ed è quindi a buon diritto la “Terra degli Dei” grazie alla sua vicinanza al regno celeste, peculiarità questa, come il fatto di essere da sempre la residenza tradizionale del Dalai Lama, che contribuisce alla sua immagine di luogo inaccessibile e sacro.
Oggi la città si presenta ancora con lo spirito e l’animo antico che l’hanno da sempre contraddistinta, ma appare anche un luogo ricco di contraddizioni perché se da una parte consta della profonda religiosità, palpabile per le strade dove sovente si incontrano uomini e donne intenti alle pratiche del buddhismo o le comitive di pellegrini che si muovono seguendo rigide regole; dall’altra stanno prosperando innovazioni e tecnologie che caratterizzano la parte nuova della città, che segue lo sviluppo urbano secondo canoni moderni.
L’inaccessibile Lhasa
Sebbene non sia affatto difficile trovare il wi-fi in città, le rigide restrizioni operate dal governo cinese non consentono la connessione sulla piattaforma Facebook ma un altro effetto dell’attenzione cinese è la forte presenza militare, che impone la massima attenzione alla sicurezza e il divieto assoluto di scattare foto o video, pena la confisca delle telecamere o la cancellazione delle foto.
In Tibet ogni automobile è fornita di telecamere e deve essere guidata da autisti locali per evitare escursioni fuori programma. Le agenzie di viaggio riconosciute sono tenute a organizzare tour guidati e comunicare alle autorità l’itinerario del gruppo di cui si è parte.
Tutto ciò significa che un viaggio in Tibet non può essere organizzato a proprio piacimento e che l’unico modo per visitarlo è prendere parte a uno di questi viaggi organizzati.
I requisiti per l’ingresso nel paese variano molto di frequente: generalmente, non vengono rilasciati a chi viaggia da solo; per viaggiare nella Regione Autonoma del Tibet, inoltre, è richiesto un permesso speciale, il Tibet Entry Permit, che può essere ottenuto soltanto tramite un’agenzia di viaggio riconosciuta e approvata dal Tibet Tourism Board.
I patrimoni Unesco di Lhasa
In seguito all’occupazione cinese, avvenuta nel 1950, una grande parte del patrimonio artistico di Lhasa è stato distrutto, ma il piccolo quartiere del Barkhor e l’area del Potala rimangono siti di inestimabile valore artistico e culturale.
I pellegrini con i rosari in mano, intenti a far girare le ruote per la preghiera e i canti ipnotici che scandiscono il cammino di questi gruppi di religiosi scandiscono i suoni della città.
La prima tappa di chi ha la fortuna di visitare Barkhor è certamente il Tempio Jokhang, sorge al centro dell’antica città.
Il palazzo principale è diviso in 4 piani e combina lo stile delle architetture cinesi, con quelle tibetane, indiane e nepalesi. Il centro della sala di scrittura è considerato il centro dell’universo, essenza del monastero è la sala di Sakyamuni.
Fu costruito nel VII secolo, in occasione delle nozze tra il re tibetano Songzan Ganbu e la principessa nepalese Bhrikuti e la principessa cinese Wen Cheng.
Si narra che questo ambizioso re tibetano, leader della tribù Tubo, prima della metà del VII secolo, in un luminoso giorno d’estate, mentre era intento a fare un bagno nel fiume, venisse colpito dalla posizione di vantaggio dello spazio fiancheggiato da due montagne in cui ora sorge Lhasa, e decise che doveva sorgere lì la sua casa e il suo regno.
Sulla collina Marpori egli fece erigere la sua residenza il Potala Palace, inserito dall’Unesco tra i patrimoni dell’umanità dal 1994 e seguito nel 2000 e nel 2001 da Tempio di Jokhang e di Norbulingka.
Il Potala Palace fu costruito ad un’altitudine di 3.700 metri che lo portano ad essere il complesso imperiale situato alla più alta altitudine del mondo.
Si trova sul versante della Montagna Rossa al centro della valle di Lhasa, con i suoi grandi muri inclinati interrotti solo nella parte superiore da file di finestre, presenta tetti piatti ai vari livelli e appare non molto diverso da una fortezza.
Sul lato meridionale della roccia trova posto un grande spazio racchiuso da mura e porte, con un grande portico all’interno. Una serie di scale conduce, invece, alla sommità.
Si divide tra il Palazzo Rosso e il Palazzo Bianco: il primo comprende principalmente sale da preghiera e otto chorten (tombe) decorati con lamine d’oro e pietre preziose, in cui riposano i corpi imbalsamati di Dalai Lama del passato.
Nel Palazzo Bianco, invece, si trovano gli alloggi e l’amministrazione. Il Potala è un museo unico al mondo anche grazie agli straordinari esempi di arte tibetana che conserva e a reperti di alto valore come il sutra Bkar-vgyur, scritto su Pattra dell’India, gli editti imperiali d’oro e i sigilli d’oro conferititi dagli imperatori della dinastia Qing, e molti altri.
Norbulingka è un complesso il cui nome significa “Giardino del Tesoro” e si trova nei sobborghi occidentali di Lhasa; esso fu costruito nel 1755 e divenne il luogo dove i successori del settimo Dalai Lama si occupavano di affari, tenevano celebrazioni, trascorrevano le calde estati, tutt’ora viene chiamato anche “palazzo d’estate” poiché ogni anno alla metà di marzo, il Dalai Lama vi si trasferisce dal Palazzo Potala, per rimanerci fino alla fine di ottobre.
Norbulingka è considerato anche il più grande giardino artificiale del Tibet, il suo giardino, infatti, si estende su una superficie di 360.000 metri quadrati e il palazzo dispone di 374 camere di diverse dimensioni.
Nel giardino i visitatori possono adorare il Buddha, rilassarsi e studiare i palazzi in stile tibetano e durante le celebrazioni della Festa Shoton, la popolazione indossa i vestiti tipici e si reca qui con tende e cibo per festeggiare tutta la notte.