Dopo Marte e la rivoluzione delle auto elettriche Elon Musk studia il Covid e ‘presta’ 4 mila dipendenti alla scienza

Elon Musk 'presta' oltre 4 mila dipendenti alla scienza per studiare il Covid, sebbene per lui sia "poco più di un raffreddore"
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Sulla scienza si fonda tutto il suo successo, ma in tema di coronavirus è considerato quasi negazionista, anche se il termine è così tanto inflazionato da aver quasi perso il suo significato originario. Più che negazionista, effettivamente, potremmo definirlo “tranquillo”. Sa che il Covid esiste, ma è convinta che sia poco più che un raffreddore e lui ha deciso che non si vaccinerà.  Ma non solo: per lui i tamponi non funzionano. “Ne ho fatti quattro in un giorno, due positivi e due negativi”, ha detto. Lui è Elon Musk, geniale imprenditore tra gli uomini più ricchi al mondo. Dati i presupposti e il suo rapporto con il Covid, vedere il suo nome in un articolo scientifico sui titoli anticorpali e permanenza dell’immunità umorale, su una rivista nota come Nature Communications, insieme a famosi scienziati dell’università di Harvard, stupisce. E parecchio anche

Oltre a Marte e alla rivoluzione elettrica delle auto, dunque, ora Musk ha un altro obiettivo: studiare il Sars-Cov2, ‘prestando’ alla scienza 4.300 lavoratori (volontari) della sua SpaceX, al fine di studiarne la risposta del sistema immunitario. La ricerca di Nature ha come obiettivo quello di comprendere quanto, chi è guarito dal Covid, è realmente protetto dalle reinfezioni.

Musk ha così messo a disposizione i dipendenti (tutti volontari) della sua azienda di navicelle e razzi spaziali, SpaceX. Ognuno di loro ha regalato una provetta di sangue, per la misurazione degli anticorpi e ha riferito gli eventuali sintomi dell’infezione e il 61% (dei 120 che avevano avuto il Coronavirus) ha detto di non essere andato oltre un semplice raffreddore.

Ad ogni modo lo studio non ha dato risposte certe: “Servono ulteriori ricerche” è stata la conclusione. I suoi risultati indicano che non basta avere anticorpi nel sangue. Questi anticorpi devono anche essere in grado di bloccare specifiche parti del virus, quelle che si legano ai recettori delle nostre cellule.

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