Il 2 agosto del 2012, sulla Siberia si è formata una tempesta eccezionale, che si è spostata sull’Artico, morendo poi sull’Arcipelago Artico Canadese il 14 agosto. Durante la sua vita, la sua pressione centrale è scesa a 966hPa, valore che le vale il nome di “Grande Ciclone Artico dell’agosto 2012”. La pressione della tempesta è stata la più bassa di tutte le tempeste artiche di agosto nelle registrazioni a partire dal 1979. Queste tempeste sono rare nell’estate artica, sebbene siano comuni in inverno. Il sistema è stato anche il più estremo, considerando una combinazione di proprietà cicloniche chiave. Anche se climaticamente l’estate è un periodo “tranquillo” nell’Artico, se si confronta con tutte le tempeste artiche del periodo, è la 13ª tempesta più estrema, che le garantisce l’aggettivo “Grande”.
Il 2 agosto 2021, la tempesta si è formata sulla Siberia settentrionale, per poi farsi strada nell’Artico, dove si è intensificata, raggiungendo una pressione centrale di 966hPa il 6 agosto, che ha battuto il record precedente di 966,94hPa di una tempesta del 7 agosto 1995. La tempesta è durata per quasi 13 giorni, 10 e mezzo dei quali trascorsi nell’Artico, prima di dissiparsi nell’Arcipelago Canadese. Questo minimo di pressione e la longevità del ciclone sono molto atipici per le tempeste artiche e le valgono il nome di “Grande Ciclone Artico dell’agosto 2012”.
Quando è stata identificata per la prima volta, la tempesta aveva una pressione centrale di 1001hPa e sebbene non si possa parlare di ciclogenesi esplosiva, la sua riduzione è stata continua per quasi 5 giorni. È stata registrata un’accelerazione del tasso di rafforzamento dopo che il ciclone aveva lasciato il continente per passare sul Mare della Siberia Orientale. La seguente evoluzione della tempesta ha visto la sua pressione centrale aumentare costantemente mentre si spostava verso est e poi verso sud.
Questa notevole tempesta è apparsa durante un periodo in cui l’estensione del ghiaccio marino artico stava per raggiungere un nuovo minimo record nell’era satellitare. Secondo un’analisi pubblicata su Geophysical Research Letters, il comportamento della tempesta è stato influenzato fortemente dalla baroclinicità e dalla presenza di un vortice polare nella tropopausa. È stato osservato che la baroclinicità è stata un fattore chiave associata alla rapida riduzione nella pressione centrale quando la tempesta ha attraversato il Mare della Siberia Orientale. Il sistema si è formato in una profonda depressione associata al vortice polare nella tropopausa. Dopo 4 giorni, i centri del vortice e della tempesta si sono allineati verticalmente, rimanendo tali fino alla scomparsa sull’Arcipelago Artico Canadese. I ricercatori sono giunti alla conclusione che ci sono poche evidenze che suggeriscono che le grandi anomalie negative dell’estensione del ghiaccio marino abbiano avuto un impatto significativo sul ciclone. Al contrario, la tempesta ha influenzato notevolmente la distribuzione del ghiaccio. Sebbene il ciclone non abbia causato la fusione record del ghiaccio marino di quell’anno, si ritiene che la turbolenza della tempesta abbia contribuito alla fusione del ghiaccio marino a causa della risalita di acqua più salata e più calda.
Per quanto riguarda la tempesta in sé, gli autori dello studio hanno sottolineato che si tratta di una tempesta davvero notevole. Utilizzando un approccio che ha tenuto conto delle proprietà e della longevità del ciclone, i ricercatori hanno concluso che la tempesta è stata il ciclone artico di agosto più estremo su una popolazione di 1618. Considerando tutti i cicloni artici, la tempesta occupa la 13ª posizione in una raccolta di 19625 tempeste. Per tutti questi motivi, questa tempesta merita il titolo di “Grande Ciclone Artico dell’agosto 2012”.