Da quando fu scoperta l’America, non un solo esploratore europeo non ha sognato di trovare il cosiddetto Passaggio a Nord-Ovest, la rotta commerciale che avrebbe messo in contatto l’Europa con l’Estremo oriente e che avrebbe risparmiato 4.000 chilometri di navigazione.
Si tratta ancora oggi della massima impresa della navigazione che mette a dura prova anche le più moderne tecnologie e i più esperti tra i marinai, rimanendo uno dei più mitici traguardi delle esplorazioni di tutti i tempi.
A riuscire nell’impresa tanto agognata fu per primo Roald Amundsen, l’esploratore norvegese che riuscì con la sua spedizione, nel 1906, a tracciare la prima rotta a Nord-Ovest, segnando così un momento cardine per la storia dell’umanità ma solo la prima delle sue grandi conquiste esplorative.
Cos’è il Passaggio a Nord-Ovest
Con Passaggio a Nord-Ovest si indica la rotta navale più diretta che collega l’Oceano Pacifico con l’Oceano Atlantico, che si trova a Nord delle coste canadesi e che passa attraverso l’arcipelago artico del Canada e il Mar Glaciale Artico.
Questo è ciò che per certo sappiamo ora, ma per secoli si era solo ipotizzato. In seguito alla scoperta del continente americano e alla colonizzazione che ne seguì, a partire dal XVI secolo furono molti gli europei che cercarono di capire se la terra fosse circumnavigabile e presto il desiderio di trovare questa rotta fu uno dei motori di gran parte delle esplorazioni che interessarono entrambe le coste del Nord America.
La rotta che avrebbe risparmiato dall’Europa all’Estremo Oriente oltre 4000 chilometri rispetto ad altre rotte come, per esempio, quella del Canale di Panama, fu percorsa per la prima volta da Roald Amundsen, tuttavia, non era pratica da un punto di vista commerciale, perché richiedeva molto tempo e perché in alcuni punti le acque risultavano troppo poco profonde.
Ancora oggi il Passaggio a Nord-Ovest è il soggetto di una disputa territoriale tra Canada e Stati Uniti. Gli USA considerano il passaggio a nord-ovest come acque internazionali, mentre il Canada le considera acque territoriali canadesi.
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Chi era Roald Amundsen
Amundsen abbandonò la prevista carriera di medico e decise, invece, di dedicare la propria vita alla ricerca e all’esplorazione polare.
Fu da subito un marinaio abile e qualificato, lavorò a bordo di un mercantile nell’Artico, prima di imbarcarsi in qualità di comandante in seconda sulla Belgica, l’imbarcazione che negli anni compresi tra il 1897 e il 1899 fu la prima a svernare nell’Antartico.
Incoraggiato dal successo dell’impresa del Passaggio a Nord-Ovest, riuscita nel 1906, ricolse le proprie attenzioni al Polo Sud tentando di battere Robert Falcon Scott che si stava dirigendo verso l’Antartico a capo di una grande spedizione.
Amundsen piantò il suo campo base nella Baia delle Balene, punto più vicino al Polo Sud rispetto alla rotta di Shackleton seguita da Scott, e il 19 ottobre 1911 Amundsen lasciò il campo base con i suoi quattro compagni, quattro slitte e 52 cani. Due mesi dopo, nella data del 14 dicembre 1911 la bandiera norvegese sventolava al Polo Sud.
Per un esploratore che aveva vinto ogni sfida non rimaneva che una missione quella di esplorare il Mar Glaciale Artico dall’alto.
Nell’audace tentativo di sorvolare il Polo Nord, Amundsen salpò a bordo di due idrovolanti l’N24 e l’N25 che tuttavia si schiantarono sul ghiaccio.
Miracolosamente l’equipaggio riuscì a riparare uno dei due mezzi e fare ritorno alle isole Svalbard.
Quando Nobile, due anni dopo, nel 1928, allestì una seconda spedizione per l’Artico a bordo dell’Italia e la spedizione scomparve, Amundsen, forte della sua esperienza prese parte a una squadra di soccorso che riuscì a trovare in vita l’equipaggio.
Si concludeva eroicamente la vita piena di eroiche prove di Roald Amundsen.
L’impresa di Amundsen e il Passaggio a Nord-Ovest con la nave Gjøa
Le lunghe esperienze che Amundsen aveva ricavato dai suoi molti viaggi, gli consentirono di acquisire una sufficiente sicurezza nelle proprie possibilità di riuscire nell’impresa che aveva negato il successo ai navigatori per oltre 300 anni.
Amundsen acquistò un peschereccio per la pesca alle arringhe e lo convertì in una nave particolarmente solida del peso di 47 tonnellate, la Gjøa, decidendo di dotarla oltre che di vele (troppo lente per l’obbiettivo da raggiungere) di un motore a cherosene da 13 cavalli vapore.
Nell’estate del 1903 l’esploratore norvegese salpò appena in tempo per sfuggire ai creditori che cercavano di fermare la sua spedizione. Con la Gjøa lasciò il fiordo di Oslo, con il suo equipaggio di 6 uomini si preparò ad aprirsi la strada tra le acque ghiacciate del Passaggio a Nord-Ovest.
Amundsen si diresse verso il Mare del Labrador a ovest della Groenlandia, da qui attraversò la Baia di Baffin e imboccò gli stretti ghiacciai dell’arcipelago artico canadese. A ovest della Boothia il tempo avverso e il mare ghiacciato bloccarono la nave di Amundsen in un porto naturale presente sulla costa meridionale dell’Isola di Re Guglielmo.
Quando il Gjøa ripartì era il 13 agosto 1905 e navigò nel Mare dei Beaufort rimanendo nuovamente bloccato tra i ghiacci a nord dello Yukon.
La spedizione ebbe successo raggiunse finalmente Nome in Alaska il 31 agosto del 1906 la “Gjøa” percorse gli ultimi tratti del passaggio. Erano stati necessari ben tre anni per completare il viaggio.
Durante la navigazione Amundsen e i suoi uomini raccolsero una grande quantità di dati scientifici, i più importanti dei quali riguardavano il magnetismo terrestre, e registrarono le proprie osservazioni sull’esatta locazione del Polo Nord magnetico. Inoltre, lungo il Passaggio a Nord-Ovest misero insieme molto materiale etnografico sulla popolazione degli Inuit con cui Amundsen stesso ebbe un rapporto speciale.
Alla fine di questo periglioso viaggio l’esploratore entrò nella città di Circle in Alaska e inviò un telegramma che annunciava il successo dell’impresa.
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Il destino del Passaggio a Nord-Ovest
Da quel momento la possibilità che finalmente il Passaggio a Nord-Ovest si potesse trasformare effettivamente in una rotta marina commerciale, moltiplicò gli sforzi e i tentativi di numerose spedizioni. Navi militari e imbarcazioni commerciali tentarono per decenni di renderlo un tratto più praticabile.
Nel corso del tempo furono numerose le imbarcazioni da diporto che riuscirono a compiere il tragitto con tempistiche sempre più rapide, e nel 1984 la nave passeggeri MS Explorer diventò la prima nave da crociera a compiere il Passaggio a Nord-Ovest, tuttavia il 2007 vedrà la sua fine con l’affondamento nell’Oceano Antartico.
Perché il Passaggio a Nord-Ovest è così difficile?
Il momento più indicato per tentare la perigliosa impresa ancora oggi è l’estate, quando i ghiacci si sciolgono e si apre una sorta di corridoio naturale.
Le temperature nonostante i mesi più caldi dell’anno rimangono ovviamente glaciali e arrivano anche sotto i -15°C e l’acqua raggiunge invece i -4°C.
Un altro dei pericoli noti ma non per questo meno insidiosi sono gli iceberg che ingannano anche l’occhio più esperto, quello che può sembrare un piccolo isolotto di ghiaccio in realtà nasconde con buona probabilità una montagna di ghiaccio sottostante, proprio come indica il noto detto, si tratta della punta dell’iceberg.
Il rapporto in media è di 1 a 10, un isolotto di ghiaccio di appena 30 o 40 metri corrisponde a una montagna di ghiaccio sommerso delle proporzioni di 300 o 400 metri.
Le carte nautiche esistono ma non sono fisse poiché il ghiaccio è sempre in movimento, i blocchi di ghiaccio viaggiano a una velocità che può anche arrivare a superare i 6 nodi e non esistono previsioni realistiche ma a supportare la navigazione c’è solo l’esperienza passata, senza nessun dato certo.
Non ultimo elemento a complicare la navigazione vi è il fatto che la bussola non funziona nel tragitto del Passaggio a Nord-Ovest perché troppo vicino al Polo Nord magnetico e che neppure il GPS sia affidabile.
Non resta che navigare ad occhio, come fece Amundsen e ripercorrere il brivido eccitante di potersi affidare solo all’esperienza e all’intelligenza tutta umana in cui si nasconde il segreto del successo di questa impresa senza eguali.