Nelle ultime settimane, la spiaggia di Arauco, nella costa centrale del Cile, si è trasformata in un tappeto di milioni di pesci morti (vedi foto della gallery scorrevole in alto). Al momento non si conosce la causa di questi eventi, che si sono ripetuti in varie occasioni, ma sono state avanzate delle ipotesi. L’episodio più recente e grave si è verificato il 2 febbraio, quando per vari chilometri sono stati trovati pesci morti, per un peso totale stimato in 11 tonnellate.
“Di nuovo, un tappeto di pesci ha coperto la riva di una spiaggia nel comune di Arauco, regione del Biobío, con la particolarità che questa volta si è trattato di una moria più massiccia di piccole specie pelagiche, come sardine, acciughe e alcuni crostacei”, ha dichiarato Iván Oyarzún, direttore regionale di Sernapesca, il Servizio Nazionale di Pesca e Acquacoltura del Cile (Sernapesca). “Dopo aver ricevuto la denuncia martedì 2 febbraio, professionisti del servizio sono andati ad ispezionare la situazione e si trattava di specie pelagiche, ossia delle acque superficiali. Una situazione dalle stesse caratteristiche della moria della settimana scorsa nella spiaggia Maule de Coronel, però con la differenza che qui è stata osservata una maggiore densità di biomassa corrispondente a varie tonnellate di risorse idrobiologiche”, ha aggiunto.
Il primo sospetto riguarda la contaminazione delle acque, forse per scarichi dovuti ad attività minerarie o di idrocarburi, però le analisi realizzate non mostrano evidenze in questo senso. Una seconda ipotesi è che si tratti di un fenomeno naturale che provoca una rapida riduzione dell’ossigeno nell’acqua e che causa la morte immediata dei pesci.
Ricardo Sáez (Sernapesca) ha informato: “Questo è il 7° evento di moria registrato nelle coste del Cile da inizio anno, con concentrazione nelle spiagge da Valparaíso a Biobío. Le ispezioni sui luoghi degli eventi non hanno evidenziato contaminanti o idrocarburi a cui poter associare questa moria di specie, il che rafforza l’ipotesi preliminare di Sernapesca del fenomeno oceanografico denominato upwelling. Si tratta di processi oceanografici che spostano masse di acqua profonda, fredda, ma con bassa quantità di ossigeno, secondo quanto abbiamo potuto osservare dagli strumenti satellitari della NASA e di altri, che purtroppo colpisce l’habitat di questi animali provocando ipossia e il conseguente spiaggiamento”.
“Abbiamo osservato le variabili oceanografiche nelle immagini satellitari che mostrano una anomalia termica nell’acqua ed esiste una concentrazione alta di clorofilla, come la settimana scorsa, perciò possiamo pensare che si tratti anche di un processo di upwelling in atto”, ha indicato Oyarzún.