Giulio Tarro, virologo di chiara fama, protagonista nella lotta al colera del 1973, è tornato a parlare di coronavirus SARS-CoV-2. “Lockdown, mascherine, chiusure, caccia al contagiato, colpevolizzazione della gente… Si pretende di perseverare con questa gestione dell’emergenza nell’illusione di fermare un virus ormai endemico, asintomatico nel 90-95% dei casi, e che potrebbe essere efficacemente affrontato, anche quando colpisce gli anziani, con tempestive cure”, ha dichiarato Tarro in un’intervista ad “Affari Italiani”.
Tarro presenta il suo libro, “Emergenza Covid: dal lockdown alla vaccinazione di massa. Cosa invece si sarebbe potuto – si può ancora fare” e a proposito della Cina, la prima ad essere colpita dalla pandemia, il virologo afferma: “Ricordo che a febbraio mandarono qui una delegazione con alcuni suggerimenti. Ad esempio, in Cina è stata fatta la vitamina C in vena, come ampiamente pubblicato sul New England Journal of Medicine. Altro aspetto importante, la sieroterapia, pubblicata nei Proceedings of the National Academy of Science. E poi grandi sanificazioni, screening a tappeto. A Wuhan è stato fatto uno screening su 10 milioni di abitanti. Sa quanti hanno trovato positivi? Lo 000,3%. Nessuno era contagioso. È tutto scritto nel dettaglio su Nature”.
Il virologo è molto critico sulla gestione dell’emergenza in Italia: “Ma lei si rende conto che in Basilicata un sindaco -grazie a Dio uno solo- ha imposto il diktat che i giovani dai 6 ai 18 anni non possano uscire dopo le 16? Ma si rende conto? L’Italia ha fallito in toto. Siamo arrivati a un tasso di letalità che, ripeto, è legato alla cattiva gestione dell’emergenza, a cure sbagliate, a posti di terapia intensiva tagliati negli anni scorsi. Qui per usare idrossiclorochina abbiamo dovuto aspettare il Consiglio di Stato! Deve essere chiaro un concetto: il Covid si cura”.
Infine un commento sui vaccini: “L’attesa dei vaccini è messianica. Sa, io alla mia età non mi preoccupo di reazioni autoimmuni. Ma come attestato dai pochi dati resi pubblici dalle case farmaceutiche che li producono, non garantiscono una immunità perenne né, tantomeno, una “immunità sterile” al vaccinato che continua, quindi, a trasmettere il virus. Promettono soltanto di ridurre i sintomi di una infezione, pericolosa soprattutto per gli anziani, e che, incomprensibilmente, saranno imposti a tutta la popolazione. Una vaccinazione di massa che – oltre a moltiplicare i rischi, inevitabilmente connessi ai vaccini – non garantirà una pur provvisoria immunità di gregge; neanche se, centuplicando gli sforzi, si riuscisse a vaccinare tutti gli italiani in una settimana, e non in un anno e mezzo, come oggi si prevede”.