Albarracín è un monumento nazionale dal 1961 nella Sierra Albarracín dove spiccano alcune formazioni come le muelas, ossia rocce sporgenti da pareti verticali.
Il borgo antico di Albarracín, invece, sorprende con le sue peculiari strutture medievali di influenza araba e il castello con la cinta muraria che domina l’abitato e all’interno di cui il Trebuchet park conserva 40 terribili macchine da guerra perfettamente funzionanti che percorrono quasi due millenni di ingegneria bellica.
Il borgo di Albarracín
Albarracín fu capitale di uno dei regni di Taifa, i regni nati nel secolo XI d.C. dalla dissoluzione del califfato arabo di Spagna.
Il borgo ha conservato intatto tutto il suo fascino islamico e medievale, e proprio il complesso storico aggrappato a un promontorio roccioso e circondato da mura medievali ancora integre ha fatto si che il suo centro storico fosse dichiarato di interesse culturale e patrimonio Unesco.
Il fascino di Albarracín è da ricercarsi nei suoi palazzi nobiliari, nelle scalinate e negli stretti passaggi che si dipanano lungo le strette vie, ma soprattutto negli edifici fatti di muri rossi con i sottotetti in legno, le cui estremità sembrano toccarsi e in cui i particolari si susseguono senza sosta: dalle porte ai battenti, dalle minute finestre ai balconi in legno intagliato, alle decorazioni in ferro lavorato.
Nello splendido reticolo urbano del borgo si incontrano la Plaza Mayor (dove sorge il municipio), il Palazzo Episcopale (dove è conservata una preziosa collezione di arazzi fiamminghi), la Cattedrale, le chiese di Santiago e Santa María, il Museo Diocesano, il delizioso Museo del giocattolo e il Museo Civico “Martín Almagro”.
Da non perdere è il Trebuchet park de Albarracín che ospita un parco tematico del tutto originale poiché dedicato alla riproduzione dei mezzi d’assedio utilizzati dagli eserciti per attaccare le roccaforti.
Le 40 terribili macchine belliche presenti sono riprodotte su scala reale e perfettamente funzionanti, si possono, attraverso queste, ripercorrere momenti salienti della storia come la conquista dell’Impero Persiano da parte di Alessandro Magno, ma indagare anche quelle utilizzate dalle legioni romane durante la loro conquista del mondo conosciuto.
La Sierra di Albarracín
Nel territorio di Albarracín si trovano le “Pitture rupestri del bacino del Mediterraneo”: grotte con pitture rupestri come quelle di Los Toros del Navazo e La Cocinilla del Obispo, che furono scoperte alla fine del 1800 e rappresentarono il primo ritrovamento di un’opera di tale fattura e trasformarono la Sierra in uno dei nuclei di arte rupestre più singolari e importanti al mondo, dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’Unesco nel 1998.
Il “Rock Art dell’Arco Mediterraneo” è ampio 4 chilometri quadrati e al suo interno si possono ammirare incisioni e grandi figure bianche di animali; sono rappresentate, in particolare, diverse immagini di tori isolati; mentre successivamente sono state aggiunte alcune figure di arcieri realizzate tra i 7.000 e i 5.000 a.C..
La Sierra Albarracín preserva alcune peculiarità naturali come l’area protetta dei Pinares del Rodeno in cui ammirare le capricciose formazioni di torrioni naturali in arenaria rossa e i pendii che paiono cambiar colore come dipinti dalle diverse ore e luci del giorno.
A punteggiare questo fiammeggiante panorama ci sono i pini marittimi di una pineta che si estende su quasi 7.000 ettari di arenaria e occupa anche luoghi apparentemente inaccessibili; poi la formazione rocciosa gioca con la geologia e si trasforma in calcaree e leggere discese che degradano verso il crepaccio principale.
Il fiume Guadalaviar, è uno dei migliori corsi d’acqua per la pesca alla trota in Spagna e proprio sulle sponde del fiume sorge Gea de Albarracín, tra le cui vie l’influenza islamica si nota nella configurazione delle strade e nell’architettura popolare locale, con i muri a secco rinforzati da travi di legno e ferro.
Nel territorio del comune scorre un antico acquedotto scavato quasi interamente nella roccia: si tratta dell’acquedotto romano di Albarracín-Gea-Cella, che risale al I secolo d.C. ed è l’opera di ingegneria romana meglio conservata in tutta l’Aragona, oltre ad essere in generale una delle opere idrauliche più significative della Penisola Iberica.
Nella riserva dei Montes Universal è possibile incontrare cervi, cinghiali e selvaggina che è consentito anche cacciare in alcune stagioni; per gli appassionati della natura, inoltre, vi sono numerosi sentieri segnalati e percorsi per mountain bike; è possibile anche praticare canyoning, arrampicata, tiro con l’arco, ed equitazione.