Il pollice opponibile potrebbe essersi evoluto circa due milioni di anni fa, ovvero molto prima di quanto si pensasse. E’ quanto emerso a seguito di uno studio, pubblicato sulla rivista Current Biology, condotto dagli scienziati dell’Universita’ di Tubinga, che hanno modellizzato i muscoli nei pollici fossilizzati. “Si tratta di un’analisi approfondita e solida – commenta Tracy Kivell, paleoantropologa dell’Universita’ del Kent, non coinvolta nella ricerca – ma in una fase ancora troppo preliminare per asserire con certezza la veridicita’ di queste conclusioni. Non e’ facile comprendere il funzionamento dei pollici dei nostri antenati, perche’ non abbiamo campioni di muscoli fossili“.
L’equipe ha preso in esame le ossa fossili del pollice di una varieta’ di specie di Homo, confrontando le similitudini e le difformita’ tra i modelli antichi e quelli odierni. Il gruppo di ricerca ha esaminato i resti di due uomini della prima eta’ moderna, quattro esemplari Neanderthal risalenti agli ultimi 100 mila anni, di un Homo naledi vissuto tra 250 e 300 mila anni fa e tre strutture appartenenti al genere Australopithecus. “Grazie a un software di modellizzazione 3D – spiegano gli autori – abbiamo ricostruito il muscolo del pollice opponibile, chiamato avversens pollicis, o muscolo adduttore del pollice. Simulando la forza approssimativa che il muscolo potrebbe esercitare, sapendo che una forza maggiore si traduce in una presa piu’ precisa, abbiamo scoperto che tutti i membri del genere Homo che abbiamo considerato avevano potenzialmente la stessa forza di presa del pollice degli umani moderni“.
Il gruppo di ricerca ha poi applicato il modello alle ossa del pollice degli umani moderni e degli scimpanze’. “Abbiamo riscontrato la stessa potenziale abilita’ in due esemplari di ominidi rinvenuti a Swartkrans, in Sud Africa, la cui datazione indica circa due milioni di anni – spiega lo scienziato – dato che gli scheletri sono molto incompleti, non era stato stabilito a quale specie o genere appartenessero. Il nostro lavoro suggerisce che potrebbe trattarsi di due esemplari di Homo, anche se saranno necessari ulteriori approfondimenti“. Secondo gli esperti, dunque, il pollice umano potrebbe essere sorto nel genere Homo come struttura circa due milioni di anni fa, il che potrebbe aver permesso agli antichi esseri umani di acquisire abilita’ nella fabbricazione di strumenti di pietra.
“L’approccio dello studio e’ davvero interessante – afferma Evie Vereecke, antropologa e anatomista presso la Katholieke Universiteit Leuven – ma i risultati devono essere trattati con cautela. Sappiamo che la destrezza non puo’ essere dovuta solo alla presenza o alla forza di un muscolo”. “Ci sono piu’ di dieci muscoli diversi che contribuiscono al movimento del pollice – precisa Laurent Vigouroux, ricercatore di biomeccanica presso l’Universita’ di Aix-Marseille, non coinvolto nella ricerca – ed e’ possibile che i pollici di alcune specie potrebbero essere stati compensati da altri muscoli. Ad ogni modo questo studio sara’ utile per i prossimi studi, perche’ fornisce agli antropologi una sorta di base comune per analizzare le caratteristiche muscolari dei fossili, che finora si basavano in gran parte sull’interpretazione”.