L’Italia conta il maggior numero di astronome e astrofisiche al mondo presenti nell’Unione Astronomica Internazionale: secondo lo studio “Women in Italian astronomy”, più del 26% dei membri italiani dell’UAI è donna, la percentuale di ‘quota rosa’ più alta fra i 107 Paese dell’UAI che, sul totale dei suoi 11.407 membri, conta solo il 18% di scienziate.
L’indagine, condotta da Francesca Matteucci dell’Università di Trieste, Chairof Inaf Scientific Council, e da Raffaele Gratton, dell’Inaf Osservatorio Astronomico di Padova, colloca il nostro Paese in pole, seguito dalla Francia con il 24%, e dalla Spagna con il 21%.
“E’ un’ottima notizia ma c’è ancora molto da fare per vedere una vera parità di genere le donne in ruoli apicali della ricerca e della scienza,” ha dichiarato all’Adnkronos l’astrofisica Patrizia Caraveo, dirigente di ricerca dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, secondo cui anche la pandemia ha “accentuato le differenze fra uomini e donne” nella scienza. “Per me il lockdown è stato un periodo di grande produzione scientifica ed ora sto scrivendo con i colleghi della Bocconi Andrea Sommariva e Clelia Iacovino un libro sulla Space Economy, ma non per tutte le mie colleghe scienziate italiane è andata così“. “Nel 2020 è stata fatta una ricerca per capire se il coronavirus avesse causato qualche differenza nella produttività degli astronomi italiani: purtroppo la produttività dei colleghi maschi è rimasta costante mentre quella delle donne è un po’ diminuita. Il calo della produzione scientifica delle donne in lockdown è purtroppo una costante nelle scienziate che lavorano in smart working perché sono impegnate anche ad occuparsi di casa e figli,” ha precisato l’astrofisica dell’Inaf. “La pandemia ha reso insomma ancora più evidenti le disparità che esistono già nel mondo accademico e scientifico italiano e che adesso sono solo diventate più evidenti. E’ proprio vero quello che ha scritto un magazine americano: ‘Non si ha l’impressione di lavorare da casa ma di vivere in ufficio’ e ciò vale maggiormente per le donne“. Infatti, “non ci sono più orari, a tutte le ore del giorno si fanno conferenze e chiamate, basta guardare le foto delle mamme: in molti scatti hanno su un braccio il figlio e con l’altra mano usano il computer,” ha concluso Caraveo.