Dieci anni accadeva una delle catastrofi nucleari più devastanti di sempre: il disastro di Fukushima. Sebbene le azioni del governo giapponese per il piano di ricostruzione siano state messe in atto fin da subito, i costi proibitivi hanno rallentato tutte le operazioni. La pandemia, dallo scorso anno, ha poi peggiorato ulteriormente le cose. Il terremoto-tsunami che colpì la centrale nucleare l’11 marzo 2011 costò la vita a circa 16.000 persone. Migliaia furono anche gli ‘sfollati volontari’, ai quali il governo tolse poi i sussidi nel 2007 perché considerati non più a rischio. I livello di radioattività attorno ai reattori 1, 2 e 3 della centrale atomica Daichi è rimasto alto, fino a 300 microsieverts all’ora, e la parete di ghiaccio progettata per isolare le falde acquifere dal liquido contaminato non ha funzionato fin da subito a pieno regime.
La causa del disastro fu un terremoto di magnitudo 9, con ipocentro ad una profondità di 30 km. Il sisma, il più potente mai misurato dall’uomo in Giappone ed uno dei più forti di sempre da quando gli esseri umani effettuano le rilevazioni, provocò un enorme tsunami che creò estese devastazioni. L’onda di tsunami penetrò per molti chilometri nell’entroterra antistante l’epicentro, spazzando via città, paesi e villaggi. Le vittime di quel terremoto furono quasi 16.000, i dispersi oltre quattromila. Un disastro che ha lasciato una profonda ferita in Giappone e il disastro della centrale nucleare di Fukushima ne è l’esempio più eclatante.
Secondo le stime ufficiali, almeno 3.700 persone sono decedute per problemi di salute associati al disastro. Oltre 470mila i residenti costretti ad abbandonare le loro abitazioni in prossimità della zona di evacuazione, 50mila dei quali risultano ancora sfollati. Ancora oggi nella prefettura di Fukushima molte municipalità rimangono completamente serrate dopo il meltdown dei tre reattori della centrale atomica, in quello che è considerato uno dei maggiori incidenti nucleari di sempre. Il processo di rimozione del magma radioattivo all’interno della centrale gestita dalla Tokyo Electric Power (Tepco), dovrebbe iniziare proprio quest’anno, 2021.
Dieci anni dal disastro di Fukushima, 2.525 persone risultano ancora disperse, confermato il bilancio delle vittime a 15.900
Il numero di persone che risultano ancora ufficialmente disperse in seguito al violento terremoto e tsunami del marzo 2011, che ha colpito principalmente la regione del Tohoku, nel nord-est del Giappone, al 1 marzo del 2021 era pari a 2.525, secondo i dati comunicati dall’Agenzia nazionale di polizia. Del totale, 1.215 provengono dalla prefettura di Miyagi, 1.111 dalla prefettura di Iwate e 196 da quella di Fukushima. Il bilancio confermato delle vittime, invece, è stato confermato di 15.900. Per identificare i corpi rinvenuti in ben 12 prefetture a distanza di anni dall’incidente, la polizia ha utilizzato il metodo noto come “mappatura del puntamento“, in cui i siti del ritrovamento dei resti vengono utilizzati per stimare i luoghi in cui le vittime sono decedute contribuendone alla identificazione.
A Fukushima decadimento cesio più veloce rispetto a Chernobyl
Secondo lo studio condotto da un team congiunto di ricercatori dell’Università di Tsukuba, dell’Università di Fukushima e dell’Agenzia giapponese per l’energia atomica, l’effetto radioattivo del cesio-137 rilasciato nell’ambiente a causa dell’incidente nucleare del marzo 2011 nella prefettura di Fukushima, nel nord-est del Giappone, è diminuito più rapidamente rispetto a quanto accaduto nel disastro nucleare di Chernobyl del 1986. L’incidente causato dal terremoto di magnitudo 9.0 e dal concomitante tsunami alla centrale nucleare di Fukushima gestita dalla Tokyo Electric Power Company Holdings Inc. (TEPCO) ha causato il riversamento a terra di 2.700 trilioni di becquerel di cesio-137, di cui si stima che il 67% si sia depositato nelle foreste, il 10% nelle risaie, il 7,4% su altri terreni coltivati e il 5% su aree urbane. Il team di ricercatori ha confrontato più di 210 studi sulla situazione del cesio-137 a seguito dell’incidente e ha confrontato i livelli di contaminazione entro 80 chilometri dalla centrale, tracciando un parallelo con quelli dell’incidente di Chernobyl del 1986, nell’ex Unione Sovietica. Mentre a Chernobyl la maggior parte della contaminazione ha investito foreste e terreni agricoli abbandonati, a Fukushima la gran parte della contaminazione avendo interessato aree urbane e terreni coltivati, ha reso possibile interventi immediati di decontaminazione che hanno portato il cesio-137, la cui emivita e’ di circa 30 anni, a penetrare rapidamente in profondità nel terreno.
Fukushima e i danni a lungo termine sulla salute dei cittadini: l’indagine ONU
“Dall’ultimo studio risalente al 2013 ad oggi non sono stati documentati effetti negativi sulla salute dei residenti nella prefettura di Fukushima direttamente attribuiti all’esposizione alle radiazioni dell’incidente”. Lo ha dichiarato il presidente del Comitato scientifico delle Nazioni Unite sugli effetti delle radiazioni atomiche (UNSCEAR) Gillian Hirth. La dichiarazione giunge al termine del recente studio condotto con lo scopo di verificare come, a dieci anni dal disastro nucleare del 2011, le radiazioni sprigionate dalla centrale danneggiata dal terremoto di magnitudo 9.0 e dallo tsunami abbiano influito sulla popolazione. “Per quanto concerne il tasso nettamente più alto di tumori della tiroide rilevati tra i bambini esposti alle radiazioni, il dato è probabilmente dovuto ai progressi della diagnostica in campo medico“, ha aggiunto Hirth. La posizione espressa dalla UNSCEAR è in linea con quella assunta dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), che in proposito ha dichiarato per voce del suo direttore Rafael Grossi: “Nonostante l’incidente abbia causato il rilascio di particelle radioattive nell’ambiente circostante, gli scienziati tuttavia non hanno finora trovato prove che ciò abbia causato effetti sulla salute umana“. Il disastro nucleare, di cui domani ricorrerà il decimo anniversario, ha colpito la regione di Fukushima, a 220 chilometri a nord-est di Tokyo, costringendo all’evacuazione altre 100.000 persone, in quello che è stato il peggior incidente nucleare dal disastro di Chernobyl del 1986.