Per indicare gli ammassi di polveri e gas cosmici che si trovano tra le stelle si usa il termine latino “nebula“, cioè nube. Gran parte delle nebulose è illuminata dalla luce di stelle situate al loro interno. Quelle di maggiori dimensioni non brillano affatto, ed è possibile osservarle solo quando intercettano la luce di stelle più lontane. Esistono vari tipi di nebulose, che vengono contraddistinte in base alla struttura.
Nebulose diffuse
Sono sicuramente tra gli oggetti più belli del profondo cielo. Sono costituite da grandi nubi di gas e polveri resi luminosi dalle stelle che contengono. Possono avere dimensioni pari a centinaia di anni luce. Si dividono in nebulose ad emissione e nebulose a riflessione. Le nebulose ad emissione sono quelle più colorate: splendono grazie all’energia emessa dalle stelle che si trovano al loro interno. Le Nebulose a riflessione sono illuminate dalla luce riflessa di una stella vicina, in quanto quella nel suo interno non è sufficiente per eccitarne i gas.
Nebulose oscure
“C’è un buco nel cielo!”. Fu William Herschel, lo scopritore di Urano, e individuare, più di due secoli fa, questo nuovo tipo di corpi celesti. Herschel pensò che si potesse trattare di “antiche regioni che avevano patito devastazioni maggiori” delle stelle circostanti. Suo figlio, john Herschel, formulò l’ipotesi che costituissero l’ingresso verso qualcosa che stava al di là. Nella profondità del cielo australe, di fianco alla Croce del Sud, studiò una regione così scura che oggi viene chiamata “Sacco di Carbone”.
Gli Herschel erano incappati in una nebulosa oscura, cioè in un insieme di gas e polveri che non gode di illuminazione di nessuna stella, nè al proprio interno nè nelle vicinanze. E’ possibile rilevarne la presenza solo se hanno per sfondo le stelle della Via Lattea o il gas illuminato di un’altra nebulosa.
Nebulose planetarie e i resti di supernova
Molte nebulose sono il luogo deputato alla nascita delle stelle. Dopo che una stella come il Sole si è trasformata in una gigante rossa, và incontro a una breve fase di dispersione dei suoi strati esterni, che risultano visibili sotto forma di volute di gas intorno ad essa. Gli astronomi del XIX secolo notarono che alcune di queste nebulose avevano la forma e il colore di Urano e Nettuno, così le chiamarono nebulose planetarie. La più nota delle nebulose di questo tipo è la Nebulosa ad anello (M57).
Una stella con una massa molto superiore a quella del Sole và incontro alla sua morte più rapida e violenta, esplodendo in una supernova: il gas espulso attira altra materia interstellare per formare “il residuo di una supernova”. Il più famoso di questi oggetti è la nebulosa del Granchio, nella costellazione del Toro.