Le condizioni meteo avverse, il vento forte, la tempesta di sabbia, “non sono stati i motivi principali dell’incidente che ha coinvolto la Ever Given” nel Canale di Suez lo scorso martedì: lo ha confermato il presidente dell’Autorità che gestisce lo stretto artificiale, Osama Rabie, in conferenza stampa, non escludendo che “un errore tecnico o umano possa aver contribuito all’incaglio” del gigantesco portacontainer che sta bloccando, da 5 giorni, il traffico in uno degli snodi marittimi commerciali più importanti del mondo.
Rabie ha fatto il punto sui progressi delle operazioni: il timone e l’elica dell’imbarcazione hanno ripreso a funzionare e la poppa si è mossa leggermente. Non è però ancora possibile stabilire una data per lo spostamento della nave: la speranza è quella “di non dover essere costretti all’alleggerimento del carico“, manovra che allungherebbe i tempi ma che diventerebbe inevitabile se gli attuali sforzi non dovessero avere successo. Rabie ha confermato il termine delle operazioni di drenaggio, con migliaia di metri cubi di sabbia rimossi, e che alla nuova fase, quella finalizzata allo spostamento della nave, stanno partecipando ora 14 rimorchiatori.
Il successo dell’intera operazione dipenderà da diversi fattori, “tra cui la direzione del vento e la marea” che rendono il tutto “un’operazione tecnica complessa“.
Intanto sono salite ad almeno 320 le navi che attendono di poter riprendere la navigazione – da un lato e dall’altro – anche considerando che, come stimato da Bloomberg, ogni giorno perso equivale a una perdita complessiva di 9,6 miliardi di dollari.