La gigantesca “cicatrice” sulla superficie di Marte è la gola più grande del sistema solare: alla scoperta della Valles Marineris [FOTO e VIDEO]

La Valles Marineris di Marte è la gola più grande del sistema solare: è così grande che copre un quinto della circonferenza del Pianeta Rosso
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  • La valle di Coprates Chasma. Credit: ESA/DLR/FU Berlin, CC-BY-SA 3.0 IGO
  • Credit: MOLA, NASA/JPL/University of Arizona
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Marte non ha solo il vulcano più alto del sistema solare ma anche la più grande gola del sistema solare. Chiamata Valles Marineris, si estende per una lunghezza di oltre 3.000km, un’ampiezza di 600km e una profondità fino a 10km. Per fare un confronto, il Grand Canyon in Arizona (USA) è lungo 800km, ampio 30km e profondo 1,8km.

La Valles Marineris è così grande che copre un’ampia fascia della faccia di Marte: corre lungo l’equatore marziano, ad est della regione Tharsis, coprendo un quinto della circonferenza del Pianeta Rosso. La grande gola può essere osservata dalla Terra attraverso un telescopio: appare come una cicatrice scura sulla superficie del pianeta (vedi foto della gallery scorrevole in alto).

Caratteristiche conosciute come chasmata, ossia ripide depressioni che ricordano i canyon sulla Terra, dominano la Valles Marineris. Sul bordo occidentale, la gola inizia nel Noctis Labyrinthus, un’area di materiale che si ritiene abbia origini vulcaniche. Due chasmata paralleli, Ius e Tithonium, si estendono verso est e contengono flussi di lava e faglie. Altri 3 chasmata, Melas, Candor e Ophir, sono collegati sul lato orientale delle caratteristiche parallele. I loro fondi contengono materiale eroso e cenere vulcanica. Il fondo di Melas contiene il punto più basso di tutta la Valles Marineris. La valle Coprates Chasma si trova più ad est, con depositi a strati ben definiti. Questi depositi potrebbero essersi formati da frane o materiale trasportato dal vento, anche se la regione un tempo potrebbe avere avuto anche laghi isolati. Eso a Ganges sono altri chasmata che contengono depositi vulcanici o trasporati dal vento che si sono lentamente erosi nel tempo.

Il sistema della Valles Marineris sfocia nella regione Chryse, una delle aree più basse di Marte. L’acqua del sistema sarebbe defluita nelle pianure, che un tempo potrebbero aver contenuto un antico lago o un antico oceano.

Il video in fondo all’articolo si concentra su una depressione profonda 8km nella parte più settentrionale della Valles Marineris, chiamata Hebes Chasma. Le immagini portano sui crateri d’impatto che punteggiano le pianure che separano le depressioni. La formazione di Hebes Chasma è probabilmente collegata alla vicina regione vulcanica di Tharsis.

La formazione della Valles Marineris

La Valle Marineris è stata scoperta nel 1972 dal veicolo Mariner 9 della NASA, a cui deve il suo nome). L’origine della gola rimane sconosciuta, sebbene una delle ipotesi principali è che sia iniziata come una frattura nella crosta marziana, formatasi miliardi di anni fa quando il pianeta si raffreddava e ampliata dalle forze erosive. Vicino ai fianchi orientali della frattura, sembrano esserci alcuni canali che potrebbero essere stati formati dall’acqua in superficie o al di sotto di essa in qualche momento della storia marziana. L’erosione durante un passato ricco di acqua e il ritiro del magma sotterraneo sono entrambe delle possibilità.

Oggi, la maggior parte degli scienziati crede che la formazione della regione Tharsis potrebbe aver contribuito alla formazione della gola. La regione Tharsis contiene diversi grandi vulcani che eclissano quelli della Terra, incluso il Monte Olimpo che, con i suoi 25km, è il vulcano più grande del sistema solare. Mentre la roccia fusa veniva espulsa dall’area vulcanica per formare i mostruosi vulcani 3,5 miliardi di anni fa, la crosta si è sollevata verso l’alto. La tensione ha fratturato la crosta, provocando grandi faglie e fratture sulla superficie del pianeta. Queste fratture, crescendo nel tempo, hanno originato l’enorme Valles Marineris.

Le fratture hanno fatto sprofondare il suolo e aperto una via di fuga per l’acqua sotterranea, che ha contribuito ad allagare le fratture, spazzando via il suolo mentre scorreva. Segni di inondazioni sono evidenti soprattutto all’estremità orientale: l’acqua ha raggiunto le pianure, creando una serie di canali. Gli scienziati non sanno ancora se l’inondazione sia avvenuta in un breve periodo di tempo o se si sia trattato di un’enorme inondazione accompagnata da diversi altri eventi più piccoli.

Anche le frane hanno contribuito ad allargare le fratture e i flussi di lava e la cenere dai vulcani vicini potrebbero aver svolto un ruolo nella formazione di questa enorme e affascinante caratteristica di Marte.

Credit Video: ESA/DLR/FU Berlin (G. Neukum)

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