Il riso rosso fermentato, il prodotto della fermentazione del riso ad opera del lievito Monascus purpureus, è un alimento sempre più diffuso, in quanto si ritiene possa aiutare ad abbassare i livelli di colesterolo nel sangue: in merito è intervenuto Antonio Rebuzzi, docente di Cardiologia all’Università Cattolica di Roma, che oggi ha firmato un approfondimento su “Il Messaggero”.
“Si può consigliare nei pazienti a basso rischio cardiovascolare, in prevenzione primaria, ovvero nelle persone che non hanno avuto problemi cardiaci“, ma non può invece sostituire i farmaci “nei pazienti che hanno già avuto un evento – un infarto, un’aritmia – quindi in prevenzione secondaria. E nemmeno nei pazienti in cui il rischio cardiovascolare è elevato, come i diabetici, le persone con insufficienza renale o le persone ipertese,” ha spiegato l’esperto all’Adnkronos Salute. “Il riso rosso – ha precisato Rebuzzi – contiene una monacolina che è molto simile alla lovastatina, molto vicina quindi a una statina. Ci sono prove scientifiche chiare che questo alimento riduca il colesterolo. Mentre non è così sicuro che riduca il rischio cardiovascolare. C’è un grande studio cinese che ha documentato una riduzione modesta, di circa il 4% del rischio di infarto, senza grossi rischi collaterali. La Food and Drug Administration americana ha sempre ricordato che c’è solo questo studio e che, quindi, prima di abbandonare le statine a favore del riso rosso, serve attenzione. Non lo ha mai consigliato nella terapia degli ipercolesterolemici, soprattutto se cardiopatici“. In sintesi “dire che il riso rosso riduce i livelli di colesterolo non significa che riduce l’infarto. Non ci sono, a parte lo studio cinese, dati scientifici“, ha spiegato ancora all’Adnkronos Salute Rebuzzi ricordando che questo alimento si può consigliare “in pazienti giovani, in donne senza altri fattori di rischio, magari con lieve ipercolesterolemia perché ingrassate. In questi casi può essere una buona idea consigliare, accanto alla dieta, il riso rosso prima di prescrivere una statina, farmaco che può avere effetti collaterali“.
Nell’articolo pubblicato su “Il Messaggero” Rebuzzi ha citato gli studi più rilevanti sul tema: “Nel numero di febbraio della rivista Journal of American College of Cardiology – ha ricordato – Arrigo Cicero del dipartimento di Medicina dell’Università di Bologna fa un’attenta revisione di quanto si è scritto sugli effetti e sui limiti del riso rosso fermentato nel trattamento dell’ipercolesterolemia. Obiettivo: verificare l’efficacia dell’alimento rispetto ai farmaci. Risultato: è inferiore a quella delle statine. Questo significa che, nei casi più gravi, non ci si può affidare solo alle porzioni di riso rosso”. “Uno dei più importanti tra gli studi revisionati è quello effettuato da Maaike Gerards dello Slotervaart Hospital di Amsterdam e pubblicato sulla rivista Atherosclerosis. Sono stati esaminati oltre 6.600 pazienti affetti da ipercolesterolemia ed intolleranti alle statine. In un periodo variabile tra i 2 ed i 24 mesi duranti i quali hanno consumato questo alimento senza prendere i farmaci sono stati ridotti i livelli medi di colesterolo di poco più di 39 mg/dl. Livelli di riduzione che si ottengono con dosi minime di statine somministrate per un tempo molto più breve“.
Per quanto riguarda la riduzione del rischio d’infarto lo “studio cinese (il China Coronary Secondary Prevention Study) pubblicato sull’American Journal of Cardiology avrebbe documentato una riduzione del 4.7% (dal 10,4% al 5,7%) del rischio d’infarto senza effetti collaterali importanti“, ha concluso Rebuzzi.
A cosa serve il riso rosso fermentato, benefici e possibili controindicazioni
Secondo gli esperti dell’Humanitas Research Hospital, ospedale ad alta specializzazione, centro di Ricerca e sede di insegnamento universitario,
“un’opportuna fermentazione del riso ad opera di Monascus purpureus arricchisce il prodotto finale di sostanze simili ai farmaci più utilizzati per combattere il colesterolo alto (le statine) che possono aiutare a ridurre i livelli di colesterolo e di trigliceridi nel sangue. Per questo motivo il riso rosso fermentato è proposto per mantenere i livelli di colesterolo nella norma (in mancanza di problematiche) e per ridurli quando si è già alle prese con situazioni di colesterolo alto. Inoltre viene proposto anche contro l’indigestione e la diarrea, per migliorare la circolazione del sangue, e per promuovere la salute di milza e stomaco.
L’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha autorizzato il claim secondo cui la monacolina K presente nel riso rosso fermentato contribuisce al mantenimento di livelli ematici di colesterolo nella norma. Tale claim può però essere utilizzato solo nel caso di prodotti che forniscono un apporto giornaliero di monacolina K da riso rosso fermentato pari a 10 mg. Inoltre il consumatore deve essere informato del fatto che gli effetti benefici possono essere ottenuti con un’assunzione giornaliera di monacolina K da riso rosso fermentato pari a 10 mg”.
Per quanto riguarda invece possibili controindicazioni,
“il riso rosso fermentato potrebbe avere effetti collaterali a livello del fegato; per questo ne è sconsigliata l’assunzione in caso di problemi epatici, se si è consumatori di alcolici e in caso di terapie che possano a loro volta danneggiare quest’organo. Inoltre potrebbe interferire con i trattamenti a base di ciclosporine e gemfibrozil e assumerlo con delle statine potrebbe aumentare il rischio di effetti collaterali, mentre i farmaci metabolizzati dal citocromo P450 3A4 possono ridurre la sua velocità di degradazione. Infine, sia il riso rosso fermentato che la niacina possono influenzare la salute dei muscoli e assumerli contemporaneamente potrebbe aumentare il rischio di problemi muscolari”.